“C’è un filo comune tra la morte di Don Roberto Malgesini, di Willy Monteiro Duarte e di Paola Maria Gaglione: l’amore“. Esordisce così a “Propaganda Live” (La7) Don Luigi Ciotti, che pronuncia un lungo e commosso tributo a Don Roberto Malgesini, il sacerdote ucciso nel centro di Como da un immigrato con problemi psichici, cui lui stesso dava assistenza.
“Ho questa immagine di un prete giovane, carico di passione e di impegno – continua il presidente di Libera – ma soprattutto capace di testimoniare le parole del Vangelo nei fatti, cioè in modo radicale. Solo nella radicalità si può fare tutto questo: l’amore per gli ultimi e la capacità di coniugare solidarietà, giustizia e diritti. Tuttavia, non è la morte di Don Roberto che mi preoccupa, ma il nostro morire di tutti i giorni, le nostre agonie, l’agonia di una società e di una politica che stanno a guardare, giudicano, etichettano, semplificano“.
Don Ciotti stigmatizza l’individualismo sfrenato, l’indifferenza e l’io malato, definiti ‘vere e profonde malattia della società attuale’: “Questa è una società che ha spaccato legami e relazioni. C’è odio, c’è rancore, c’è sempre un capro espiatorio. Ma c’è anche una politica che è chiamata a interrogarsi e a fare la propria parte: l’Italia è agli ultimi posti per dispersione scolastica e per povertà educativa, il sociale viene considerato un costo e non un volano di cambiamento, né un investimento per dare dignità alle persone – conclude – Se non si recupera tutto questo, non ce la faremo. In Italia c’è una violenza verbale di cui sono responsabili tante persone, anche quelli che contano e che predicano. E questa violenza verbale, come abbiamo visto negli ultimi anni e proprio in questi giorni, ha generato e continua a generare anche altra violenza“.