Benedizione (quasi urbi et orbi), boato d’applausi e dalla finestra si leva una voce: “San Genna’ pensace tu a fermare ‘sto virus… visto che a Milano Sant’Ambrogio ha fatto cilecca”
Senza folla, senza processione, senza bacio della teca (alla quale si prostrò il non ancora ministro Di Maio tre anni fa). Il miracolo del Santo Patrono si adegua alle misure di sicurezza. In chiesa solo le autorità, sindaco, governatore, prefetto, generali e al gran completo la Deputazione di San Gennaro (quelli che hanno le chiavi della reliquia) guidata dal duca Riccardo Carafa d’Andria, eleganti in frac e fascia rossa protocollare.
Fuori sul sagrato le mezze/autorità (assessori, consiglieri, qualche prete, e chi scrive). In totale, fra dentro e fuori, 600 devoti. Una sparuta minoranza rispetto alla fiumana di fedeli che solitamente arrivano quasi a diecimila.
La mancanza della folla urlante, osannante, si sente. Al di là degli sbarramenti della polizia c’è un caos calmo, il popolo rispetta le ordinanze e il distanziamento sociale. Tre presidi di controlli, misura della temperatura, invito e documenti alla mano. Anche per il più astuto dell’infiltrato sarebbe stato impossibile imbucarsi.
San Gennaro per i credenti è un’entità non solo spirituale, si rivolgono a lui come ad una persona di famiglia. Quest’anno è stato comprensivo e non si è fatto pregare troppo. Il sangue, che secondo la tradizione fu raccolto sulla pietra dove fu decapitato nell’anno 305 e da subito venerato come reliquia, da grumo bello solido si è fatto trovare già sciolto quando il cardinale Sepe ha aperto la cassaforte della cappella. “In questo quadro così preoccupante San Gennaro non è stato a guardare – predicava il cardinale -. E ha ascoltato come protettore della città e di tutta la regione, le invocazioni e le preghiere di quanti a lui si sono rivolti”.
Il cardinale Sepe con passo incerto e sorretto da robuste braccia (è al suo ultimo mandato per sopraggiunti limiti d’età) arriva sul sagrato e agita la teca, il sangue si muove: “ L’unico contagio di cui non bisogna avere paura è la speranza”. Benedizione (quasi urbi et orbi), boato d’applausi e dalla finestra si leva una voce: “San Genna’ pensace tu a fermare ‘sto virus… visto che a Milano Sant’Ambrogio ha fatto cilecca”.
Niente banchetto con aperitivo post miracolo offerto dalla Curia, niente strette di mano, niente bancarelle di paccottiglia e gadgetistica iconografica ( avrebbero creato assembramento) l’unico oggetto del desiderio rimane la mascherina con immagine del Santo e scritta implorante: Nu ce lascia. Distribuite dalla Asso.Gio.Ca associazione gioventù cattolica di volontariato) insieme a cappellini e bottigliette d’acqua. Miracolo sì, ma a temperature bollenti.
P.S. 1) La credenza popolare considera la figura di Gennaro fondamentale nell’arresto dell’eruzione del Vesuvio del 1631, avvenuto in coincidenza di una processione in cui le sue reliquie furono portate in processione ed esposte di fronte al vulcano attivo.
P.S 2) Riguardo al fenomeno della liquefazione del sangue da ricordare l’ipotesi formulata dal CICAP usando però sostanze non omogenee a quelle contenute nell’ampolla, secondo cui il sangue sarebbe una sostanza tissotropica che si scioglie sotto sollecitazione meccanica, cosa che però non spiegherebbe le mancate liquefazioni accadute anche nel recente passato. L’autorità ecclesiastica, comunque, dopo test in proprio affidati a scienziati laici, classifica come prodigio il fenomeno dello scioglimento.