Lo assicura il ministro dell'Economia parlando di un 2021 con "qualche elemento specifico" per i settori più colpiti. Pil nel 2020? "Calo a una cifra, se il contagio non peggiora l'esito potrà anche essere migliore". E annuncia che la nota di aggiornamento al Def andrà in Consiglio dei ministri il 28 o il 29 settembre
La cassa integrazione “a pioggia” per sostenere le aziende nella crisi innescata dalla pandemia di coronavirus finirà insieme al 2020. Lo assicura il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, parlando di un 2021 in cui la misura, al di là dei suoi aspetti standard, verrà concentrata sui settori maggiormente in difficoltà.
“Escludo – ha detto il numero del Tesoro riferendosi al prossimo anno – che ci sia la cassa integrazione generalizzata e gratuita per tutti, già ora la stiamo superando”. Ci sarà, invece la cassa nella sua versione standard, spiega il ministro, e “qualche elemento specifico per sostenere i settori più in difficoltà”.
Sempre volgendo lo sguardo al prossimo anno, Gualtieri – ricordando che da luglio è scattato il taglio del cuneo per 16 milioni di lavoratori dipendenti – ha spiegato che la riforma fiscale “non potrà che entrare in vigore a moduli, ma contiamo anche l’anno prossimo, come in questo primo anno, di fare un altro passo avanti”.
Rispondendo a una domanda sull’ipotesi che nella nota di aggiornamento al Def sia indicato un calo del pil a -9%, ha ribadito, “sarà a una cifra e sarà nettamente migliore di altri previsori”. E comunque “è prudente perché già sconta l’incertezza del quarto trimestre”.
Gualtieri ha ricordato che è “sempre possibile un ulteriore peggioramento se la situazione” del contagio peggiorasse “ma anche un esito finale migliore se non ci sarà questo rallentamento che diamo per scontato”. La nota di aggiornamento, in questo momento, è in fase di scrittura ha spiegato il ministro: “La approveremo penso il 28 o il 29 settembre in Consiglio dei ministri, essendo il 27 domenica”.
Per quanto riguarda il Mes, il capo del Tesoro ha spiegato che “avere delle ulteriori risorse a tasso zero è meglio che averle a tasso 1, soprattutto perché queste risorse sono disponibili senza condizionalità, se ce ne fossero non varrebbe la candela”. Il Mes, ha sostenuto, “è un risparmio”.
Se l’Italia accedesse al Mes, ha spiegato, “avremmo dei soldi per finanziare le cose che già abbiamo deciso di fare in modo più conveniente, risparmieremmo qualche miliardo di interessi negli anni”. Quindi ha spiegato: “Con Sure in 15 anni risparmiamo 5 miliardi e mezzo, all’anno circa 380 milioni. Il Mes sono un po’ di più, il conto è quello”. Non si tratta, ha concluso di “37 miliardi a fondo perduto con cui fare cose mirabolanti, ma non sono nemmeno irrilevanti”.