Ogni giorno, da quando era rientrato dal Marocco poco dopo la tragedia, il padre Hamed Ben Duod, operaio in una segheria, raggiungeva il punto dove la 15enne è scomparsa e si tuffava, nuotando nella speranza di ritrovarla
“C’è un corpo che galleggia nell’Adda, in località San Pietro a Berbenno, vicino alla pasticceria Libera”. È questa la segnalazione fatta ai vigili del fuoco intorno alle 10 di domenica mattina da due pescatori che si trovavano lungo le sponde del fiume. Subito sono scattate le operazioni di recupero nel punto indicato: il cadavere appartiene a una giovane donna e con il passare delle ore si fa sempre più concreta l’ipotesi che possa essere quello della 15enne Hasfa, inghiottita dal fiume lo scorso 1 settembre mentre con la cugina e altri familiari si trovava al Parco Bartesaghi, a Sondrio, dove risiedeva.
La ragazzina non è mai più stata ritrovata, nonostante giorni e giorni di intense ricerche, anche quelle “massive”, disposte dal prefetto Salvatore Pasquariello. Non solo, ogni giorno, da quando era rientrato dal Marocco poco dopo la tragedia, il padre Hamed Ben Duod, operaio in una segheria della zona, raggiungeva il punto dove la 15enne è scomparsa e si tuffava, nuotando nella speranza di ritrovarla.
Ora la possibile, tragica svolta: il corpo ripescato nell’Adda oggi ha caratteristiche del tutto simili alla descrizione dell’adolescente, anche per quanto concerne l’altezza, e c‘è piena compatibilità fra i luoghi della scomparsa e quelli del ritrovamento. Non ci sono, poi, in Valtellina denunce di altre giovani scomparse. La Polizia di Stato si occupa del caso e, al momento, dalla questura si limitano a dire, prudenzialmente, che sono in corso accertamenti scientifici. Ma i dubbi degli inquirenti sull’identità sono davvero pochi.