Giornata da brividi per le banche europee, con fortissimi ribassi per tutte le big del Vecchio Continente. Il peggioramento sella situazione sanitaria lascia supporre che i tassi resteranno a zero o negativi ancora a lungo, una situazione che comprime i ricavi degli istituti di credito. Ma a gettare benzina sul fuoco sono anche i contenuti dell’inchiesta dell’ International Consortium of Investigative Journalists (ICIJ) che parla di più di 2.100 segnalazioni di attività sospette che, tra il 1999 e il 2017, hanno portato a identificate circa 2mila miliardi di dollari in transazioni, contrassegnate come possibile riciclaggio di denaro o altra attività criminale. All’inchiesta ha partecipato anche il settimanale l’Espresso pubblicando articoli in esclusiva per l’Italia.
Deutsche Bank ed HSBC gli istituti più coinvolti – Tra gli istituti che più frequentemente compaiono nell’inchiesta c’è il colosso anglo-asiatico HSBC, le cui azioni stanno perdendo quasi il 5% e si scambiano al prezzo più basso degli ultimi 25 anni. Precipitano del 7% le azioni Deutsche Bank che figura in cima alla lista, con transazioni sospette per mille e trecento milardi di dollari. Per entrambe le banche non si tratta peraltro della prima apparizione in inchieste che riguardano operazioni non in regola con le normative internazionali. Sul banco degli imputati anche la londinese Standard Chartered e la statunitense Bank of New York Mellon.
Le banche sono per legge obbligate a segnalare alle autorità movimenti di denaro sospetti. Di per se questi movimenti non sono necessariamente illegali, tuttavia la banche citate sono quelle che compaiono più frequentemente come autrici di segnalazioni. Gli “alert” di HSBC riguarderebbero ad esempio transazioni per un valore complessivo di 4mila e 500 miliardi di dollari. Nel 2012 il gruppo aveva pagato una multa record da quasi 2 miliardi di dollari per uno scandalo di riciclaggio di denaro sporco nelle sue filiali messicane. I dubbi sulla condotta della banca tengono lontani gli investitori che temono possano venire alla luce nuovi scandali e, in prospettiva, nuove sanzioni.
Riappare il rischiosissimo “doom loop” – In generale è comunque tutto il settore del credito ad essere in sofferenza sui listini. L’indice settoriale europeo scende di oltre il 6%, toccando i minimi da marzo e da inizio anno la perdita per il comparto supera il 40%. Questa mattina l’agenzia di rating Standard and Poor’s ha di nuovo messo in guardia su quello che in gergo si definisce “doom loop”, una sorta di circolo infernale che si instaura tra banche e titolo di stato del loro paese. Se le banche comprano molti titoli, sono molte esposte ad eventuali deprezzamenti di questi bond. Questo peggiora le condizioni creditizie nel paese, una condizione che penalizza l’economia e favorisce ulteriori cali del valore dei titoli.
S&P rileva come dall’inzio della pandemia le banche europee abbiano acquistato titoli di stato dei propri governi per 200 miliardi di euro, portando la somma complessiva in loro possesso a mille e seicento miliardi di euro. Le più esposte verso il loro paese sono le banche di Italia, Grecia e Spagna. Queste ultime sono per di più fortemente investite anche in Turchia dove hanno asset per oltre 60 miliardi di dollari e dove le condizioni finanziarie si stanno rapidamente deteriorando.