Tra i grandi sconfitti nelle urne delle elezioni Regionali entra di diritto Italia viva. I progetti di Matteo Renzi di essere il terzo incomodo della maggioranza, nonché forza di centro capace di rovinare i piani di Pd e M5s, si sono infranti di fronte alla realtà dei voti. I renziani non solo arrivano lontanissimi dalla soglia del 8-10 per cento (invocata più volte in retroscena sui giornali), ma nella maggior parte dei casi non toccano neppure il 5 per cento. Neanche in Toscana, patria dell’ex premier, la lista di Italia viva (che qui correva con +Europa) può consolarsi con l’idea di essere stata decisiva per far vincere il centrosinistra: Eugenio Giani ha vinto con un margine di 8 punti su Susanna Ceccardi. e Iv ha toccato a fatica il 4,5 per cento dei consensi (2 seggi).
Non va meglio, anzi, in Puglia: nella terra della ministra renziana Teresa Bellanova, il candidato Iv Ivan Scalfarotto, a lungo additato come traditore che avrebbe rischiato di far perdere Michele Emiliano, si avvia verso un drammatico 1,7% dei consensi. “Il risultato pugliese è per noi molto deludente”, ha ammesso Bellanova su Facebook. L’altra Regione dove Italia viva aveva deciso di mollare la coalizione di centrosinistra è la Liguria: dopo aver tentato per mesi di ostacolare il raggiungimento dell’accordo giallorosso su Ferruccio Sansa, hanno deciso di correre da soli con Aristide Massardo, portato da Italia Viva. Risultato? Il candidato ha superato appena il 2 per cento.
L’unica Regione dove la compagine di Renzi supera il 5 per cento (e si attesta intorno al 6,61%) è la Campania. Qui la lista sosteneva il candidato uscente Vincenzo De Luca e nelle scorse settimane era finita su tutti i giornali per presunte trattative che ci sarebbero state tra Italia viva-De Mita (poi smentite). Un risultato che basta per far festeggiare il deputato renziano Gennaro Migliore: “La Campania ha creduto in un progetto riformista con De Luca. E soprattutto senza il M5s. Siamo clamorosamente la terza forza con più del 6%. Più di Fdi, della Lega e di FI. Aspettiamo i risultati definitivi, ma ricordo bene quelli che ci davano a meno del 2%. Avanti così”.
Resta un festeggiamento molto isolato se si guarda il panorama complessivo. In Veneto la candidata di Italia viva alla presidenza Daniela Sbrollini è inchiodata allo 0,6 per cento. “È un risultato deludente, ve lo dico senza giri di parole”, ha scritto su Facebook. “Lo avevamo detto però sin dall’inizio. Questo è solo l’inizio di un percorso e di un progetto futuro. Sarebbe un grave errore fermarlo proprio adesso che abbiamo segnato una strada in Veneto, alternativa e moderata che non c’era. Proprio ora che Zaia ha raggiunto il più grande risultato di un presidente di regione in Italia assorbendo tutti i voti sia dei moderati e sia dei riformisti in Veneto. E dopo che il centrosinistra ha confermato quello che noi abbiamo sempre detto sulla debolezza di quel progetto. Noi di certo non abbiamo nulla da festeggiare oggi ma tutti dovremmo rimettere in moto insieme un progetto di alternativa completamente diverso da quelli messi in campo negli ultimi 25 anni. Noi guardiamo al futuro”.
Se qualcuno tra i renziani azzarda un’analisi della sconfitta, chi tace o quasi è Matteo Renzi. Su Twitter si è limitato a esultare per l’elezione di Eugenio Giani, senza spendere una parola a proposito del tonfo delle sue liste. A chiedergli una riflessione è il vicesegretario Pd Andrea Orlando: “Il riformismo non può essere identificato con un risultato del 2-3%. C’è stato un errore e una mancanza di prospettiva unitaria su cui Iv deve riflettere”.
Elezioni 2020
Italia viva, disfatta nelle urne: dallo 0,6 in Veneto al 2% in Puglia. Neanche in Toscana sono decisivi, solo in Campania superano il 5%
Il partito di Matteo Renzi va male se non malissimo quasi ovunque: neppure nella patria dell'ex premier sono determinanti per far vincere il candidato del centrosinistra. Il risultato migliore della lista che sosteneva la corsa di Vincenzo De Luca. Il leader evita di commentare, il dem Orlando: "Il riformismo non può essere identificato con un risultato del 2-3%. C'è stato un errore e una mancanza di prospettiva unitaria su cui Iv deve riflettere"
Tra i grandi sconfitti nelle urne delle elezioni Regionali entra di diritto Italia viva. I progetti di Matteo Renzi di essere il terzo incomodo della maggioranza, nonché forza di centro capace di rovinare i piani di Pd e M5s, si sono infranti di fronte alla realtà dei voti. I renziani non solo arrivano lontanissimi dalla soglia del 8-10 per cento (invocata più volte in retroscena sui giornali), ma nella maggior parte dei casi non toccano neppure il 5 per cento. Neanche in Toscana, patria dell’ex premier, la lista di Italia viva (che qui correva con +Europa) può consolarsi con l’idea di essere stata decisiva per far vincere il centrosinistra: Eugenio Giani ha vinto con un margine di 8 punti su Susanna Ceccardi. e Iv ha toccato a fatica il 4,5 per cento dei consensi (2 seggi).
Non va meglio, anzi, in Puglia: nella terra della ministra renziana Teresa Bellanova, il candidato Iv Ivan Scalfarotto, a lungo additato come traditore che avrebbe rischiato di far perdere Michele Emiliano, si avvia verso un drammatico 1,7% dei consensi. “Il risultato pugliese è per noi molto deludente”, ha ammesso Bellanova su Facebook. L’altra Regione dove Italia viva aveva deciso di mollare la coalizione di centrosinistra è la Liguria: dopo aver tentato per mesi di ostacolare il raggiungimento dell’accordo giallorosso su Ferruccio Sansa, hanno deciso di correre da soli con Aristide Massardo, portato da Italia Viva. Risultato? Il candidato ha superato appena il 2 per cento.
L’unica Regione dove la compagine di Renzi supera il 5 per cento (e si attesta intorno al 6,61%) è la Campania. Qui la lista sosteneva il candidato uscente Vincenzo De Luca e nelle scorse settimane era finita su tutti i giornali per presunte trattative che ci sarebbero state tra Italia viva-De Mita (poi smentite). Un risultato che basta per far festeggiare il deputato renziano Gennaro Migliore: “La Campania ha creduto in un progetto riformista con De Luca. E soprattutto senza il M5s. Siamo clamorosamente la terza forza con più del 6%. Più di Fdi, della Lega e di FI. Aspettiamo i risultati definitivi, ma ricordo bene quelli che ci davano a meno del 2%. Avanti così”.
Resta un festeggiamento molto isolato se si guarda il panorama complessivo. In Veneto la candidata di Italia viva alla presidenza Daniela Sbrollini è inchiodata allo 0,6 per cento. “È un risultato deludente, ve lo dico senza giri di parole”, ha scritto su Facebook. “Lo avevamo detto però sin dall’inizio. Questo è solo l’inizio di un percorso e di un progetto futuro. Sarebbe un grave errore fermarlo proprio adesso che abbiamo segnato una strada in Veneto, alternativa e moderata che non c’era. Proprio ora che Zaia ha raggiunto il più grande risultato di un presidente di regione in Italia assorbendo tutti i voti sia dei moderati e sia dei riformisti in Veneto. E dopo che il centrosinistra ha confermato quello che noi abbiamo sempre detto sulla debolezza di quel progetto. Noi di certo non abbiamo nulla da festeggiare oggi ma tutti dovremmo rimettere in moto insieme un progetto di alternativa completamente diverso da quelli messi in campo negli ultimi 25 anni. Noi guardiamo al futuro”.
Se qualcuno tra i renziani azzarda un’analisi della sconfitta, chi tace o quasi è Matteo Renzi. Su Twitter si è limitato a esultare per l’elezione di Eugenio Giani, senza spendere una parola a proposito del tonfo delle sue liste. A chiedergli una riflessione è il vicesegretario Pd Andrea Orlando: “Il riformismo non può essere identificato con un risultato del 2-3%. C’è stato un errore e una mancanza di prospettiva unitaria su cui Iv deve riflettere”.
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Kiev, 17 mar. (Adnkronos) - Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha annunciato su X di aver parlato con il presidente francese Emmanuel Macron: "Come sempre scrive - è stata una conversazione molto costruttiva. Abbiamo discusso i risultati dell'incontro online dei leader svoltosi sabato. La coalizione di paesi disposti a collaborare con noi per realizzare una pace giusta e duratura sta crescendo. Questo è molto importante".
"L'Ucraina è pronta per un cessate il fuoco incondizionato di 30 giorni - ha ribadito Zelensky - Tuttavia, per la sua attuazione, la Russia deve smettere di porre condizioni. Ne abbiamo parlato anche con il Presidente Macron. Inoltre, abbiamo parlato del lavoro dei nostri team nel formulare chiare garanzie di sicurezza. La posizione della Francia su questa questione è molto specifica e la sosteniamo pienamente. Continuiamo a lavorare e a coordinare i prossimi passi e contatti con i nostri partner. Grazie per tutti gli sforzi fatti per raggiungere la pace il prima possibile".
Washington, 17 mar. (Adnkronos) - il presidente americano Donald Trump ha dichiarato ai giornalisti che il leader cinese Xi Jinping visiterà presto Washington, a causa delle crescenti tensioni commerciali tra le due maggiori economie mondiali. Lo riporta Newsweek. "Xi e i suoi alti funzionari" arriveranno in un "futuro non troppo lontano", ha affermato Trump.
Washington, 17 mar. (Adnkronos) - Secondo quanto riferito su X dal giornalista del The Economist, Shashank Joshi, l'amministrazione Trump starebbe valutando la possibilità di riconoscere la Crimea ucraina come parte del territorio russo, nell'ambito di un possibile accordo per porre fine alla guerra tra Russia e Ucraina.
"Secondo due persone a conoscenza della questione, l'amministrazione Trump sta valutando di riconoscere la regione ucraina della Crimea come territorio russo come parte di un eventuale accordo futuro per porre fine alla guerra di Mosca contro Kiev", si legge nel post del giornalista.
Tel Aviv, 17 mar. (Adnkronos) - Secondo un sondaggio della televisione israeliana Channel 12, il 46% degli israeliani non è favorevole al licenziamento del capo dello Shin Bet, Ronen Bar, da parte del primo ministro Benjamin Netanyahu, rispetto al 31% che sostiene la sua rimozione. Il risultato contrasta con il 64% che, in un sondaggio di due settimane fa, sosteneva che Bar avrebbe dovuto dimettersi, e con il 18% che sosteneva il contrario.
Tel Aviv, 17 mar. (Adnkronos) - Il ministero della Salute libanese ha dichiarato che almeno sette persone sono state uccise e 52 ferite negli scontri scoppiati la scorsa notte al confine con la Siria. "Gli sviluppi degli ultimi due giorni al confine tra Libano e Siria hanno portato alla morte di sette cittadini e al ferimento di altri 52", ha affermato l'unità di emergenza del ministero della Salute.
Beirut, 17 mar. (Adnkronos/Afp) - Hamas si starebbe preparando per un nuovo raid, come quello del 7 ottobre 2023, penetrando ancora una volta in Israele. Lo sostiene l'israeliano Channel 12, in un rapporto senza fonti che sarebbe stato approvato per la pubblicazione dalla censura militare. Il rapporto afferma inoltre che Israele ha riscontrato un “forte aumento” negli sforzi di Hamas per portare a termine attacchi contro i kibbutz e le comunità al confine con Gaza e contro le truppe dell’Idf di stanza all’interno di Gaza.
Cita inoltre il ministro della Difesa Israel Katz, che ha detto di recente ai residenti delle comunità vicine a Gaza: "Hamas ha subito un duro colpo, ma non è stato sconfitto. Ci sono sforzi in corso per la sua ripresa. Hamas si sta costantemente preparando a effettuare un nuovo raid in Israele, simile al 7 ottobre". Il servizio televisivo arriva un giorno dopo che il parlamentare dell'opposizione Gadi Eisenkot, ex capo delle Idf, e altri legislatori dell'opposizione avevano lanciato l'allarme su una preoccupante recrudescenza dei gruppi terroristici di Gaza.
"Negli ultimi giorni, siamo stati informati che il potere militare di Hamas e della Jihad islamica palestinese è stato ripristinato, al punto che Hamas ha oltre 25.000 terroristi armati, mentre la Jihad ne ha oltre 5.000", hanno scritto i parlamentari, tutti membri del Comitato per gli affari esteri e la difesa.
Tel Aviv, 17 mar. (Adnkronos/Afp) - L'attacco israeliano nei pressi della città di Daraa, nel sud della Siria, ha ucciso due persone. Lo ha riferito l'agenzia di stampa statale siriana Sana.
"Due civili sono morti e altri 19 sono rimasti feriti in attacchi aerei israeliani alla periferia della città di Daraa", ha affermato l'agenzia di stampa, mentre l'esercito israeliano ha affermato di aver preso di mira "centri di comando e siti militari appartenenti al vecchio regime siriano".