Il Sì al taglio dei parlamentari ha vinto e così anche il Movimento 5 stelle. Ma pure il Partito democratico che, malgrado la titubanza e le spaccature interne, ha deciso di sostenere la riduzione delle poltrone. Le prime reazioni a caldo dei due partiti sono la prova di un asse di governo che si ricompatta. La formula chiave che i leader stanno pronunciando è una sola: “Ora si apre la stagione delle riforme”. Lo hanno detto sia due big del M5s come Vito Crimi e Luigi Di Maio, (intervenuti rigorosamente uno dopo l’altro). Ma anche il segretario Pd Nicola Zingaretti, presentandosi davanti ai giornalisti poco dopo. Lo avevano garantito durante al campagna elettorale, lo confermano ora: incassato il via libera al taglio delle poltrone, c’è un patto di governo con una lista di riforme da portare avanti.

M5s non si tira indietro, ma insieme alla legge elettorale rilancia: “Al lavoro anche per ridurre indennità e conflitto interessi” – I 5 stelle, almeno oggi mentre festeggiano quella che è una vittoria col marchio M5s, vogliono tenere l’attenzione su i loro temi e non solo sulla riforma della legge elettorale. A tal proposito è stato molto chiaro Vito Crimi: “Ora proseguiremo con il percorso delle riforme: il prossimo step sarà la legge elettorale“. Ma non solo. Sulle riforme, ha continuato il capo politico, il M5s intende portare avanti anche “la riduzione delle indennità parlamentari” e poi continuare con il “conflitto di interessi: non ci fermeremo, l’informazione è il cuore pulsante di questo Paese e deve essere libera dagli interessi dei privati. Ci siamo e porteremo avanti le nostre battaglie, che sono quelle dei cittadini che ci hanno eletto e ci hanno dato un mandato preciso”.

Il ministro degli Esteri ed ex capo politico M5s Luigi Di Maio è intervenuto subito dopo Crimi e lo ha fatto col piglio di chi ha rivendicato una vittoria che porta anche la sua firma. E soprattutto ha rilanciato chiedendo la riduzione delle indennità, altro tema sul quale spinge da settimane: “Visto che c’è convergenza su questo aspetto voglio rivolgere un invito sia al fronte dei sì che al fronte del no: riduciamo anche gli stipendi dei parlamentari”, ha detto. Con il risultato di questa consultazione “il popolo italiano ci incoraggia ad andare avanti anche sul taglio degli stipendi dei parlamentari ma c’è anche il tema dei vitalizi, con il tentativo di alcuni di riprendersi quello che avevamo tagliato. Ma la risposta degli elettori che ha visto picchi dell’80% ci dice che evidentemente il tema” dei costi della politica ” è ancora sentito nel Paese”. Di Maio ha anche parlato del “boomerang del fronte del No”: “Diverse forze, dai valori opposti, si sono riunite sotto i vessili del No con l’unico scopo di colpire il governo e il sottoscritto, per questo abbiamo sentito il dovere di scendere nelle piazze e raccontare i motivi del sì. Qualcuno sperava nella vittoria del no perché in fondo sperava nella nostra sconfitta o in una mia sconfitta. Qualcuno voleva il No per colpire anche il governo, ma è stato un boomerang“.

Ma Di Maio non si è fermato ai festeggiamenti e si è lasciato andare a un commento sulle Regionali: “Si devono aspettare i dati ufficiali, ma ovviamente non faccio mistero del fatto di aver sempre detto che potevano essere organizzate diversamente: anche per il M5s potevano essere organizzate con un’altra strategia. Voglio però ribadire la mia piena fiducia a Vito Crimi e a chi lavorato alla composizione delle liste”. Un commento molto significativo: proprio Di Maio da capo politico ha gestito le candidature sui territori e ha sempre difeso la decisione di andare da soli. Solo a pochi giorni dalla chiusura delle liste , ad agosto scorso, si era associato all’appello di Conte perché si costruisse l’alleanza col Pd last-minute. Ma era ormai troppo tardi.

Il Pd esulta, ma parla anche al fronte del No: “Faremo di tutto anche per rappresentare le loro preoccupazioni” – Il segretario Pd Nicola Zingaretti, nel suo discorso a caldo, non si è solo speso per la vittoria. Ma ha anche rivolto un messaggio al fronte del No, nel quale militano tanti dem o comunque intellettuali vicini alle posizioni del centrosinistra: “Il No avrebbe purtroppo bloccato la speranza di cambiare anche le istituzioni ma il Pd farà di tutto per rappresentare anche le preoccupazioni che hanno portato tanti cittadini a votare No. Quelle posizioni le sentiamo nostre, in difesa delle istituzioni democratiche, di una piena rappresentanza territoriale e di genere, della necessità di promuovere una legge elettorale. Il Sì è la garanzia che si apre il cantiere delle riforme, che dovrà andare avanti speditamente”. E sul rapporto col M5s, ha detto: “L’unità non è né un problema né un rischio ma un’opportunità. Lo diciamo dal primo giorno: alleati non avversari”.

Una linea quella di Zingaretti confermata anche da un’altra figura centrale nel partito, il presidente dell’Emilia-Romagna Stefano Bonaccini: “La netta affermazione del ‘Sì’ al referendum ci consegna la possibilità e la necessità di aprire una stagione di riforme che vada oltre la semplice riduzione del numero dei parlamentari. Questo il modo migliore per rispondere a chi ha manifestato legittime preoccupazioni rispetto al quesito referendario”.

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