Il candidato dem stravince nel capoluogo, dove ottiene quasi il 60% dei voti, oltre che nel livornese. Verso la vittoria anche nel "feudo" leghista di Pisa. Alla sua elezione potrebbe aver influito l'affluenza, più alta di quasi 15 punti rispetto al 2015. Irrilevante Italia viva (4,5%): Giani avrebbe prevalso anche senza l'appoggio dei renziani. L'ammissione della leghista: "Non mi sono risparmiata un secondo, ho dato il cuore, l’anima, tutta me stessa, ci ho creduto fino alla fine"
Il film sembra lo stesso di otto mesi fa: una roccaforte della sinistra che all’improvviso diventa “espugnabile” e per settimane sembra progressivamente tingersi di verde Lega. Poi, come avvenuto in Emilia Romagna, i risultati delle urne ribaltano le attese. Quando manca una manciata di sezioni alla fine dello scrutinio, l’esito in Toscana ormai non lascia spazio a dubbi: il candidato del Pd Eugenio Giani vince con il 48% dei voti, mentre l’avanzata della leghista Susanna Ceccardi si ferma intorno al 40%. Una forbice di 7-8 punti percentuali che smentisce le previsioni della vigilia: niente testa a testa tra i due candidati, la storica Regione rossa non sbiadisce e rimane saldamente in mano a chi l’ha governata negli ultimi cinquant’anni. Complice forse l’affluenza (62,6%), vicina al 65% delle europee del 2019 e di gran lunga superiore al 48,28% delle regionali 2015. Irrilevante per la vittoria di Giani il peso in coalizione della lista composta da Italia viva e +Europa: nemmeno nella sua terra il partito fondato da Matteo Renzi riesce a ottenere un risultato a doppia cifra. Il Movimento 5 stelle, schierato con Irene Galletti, si ferma invece intorno al 6,5%.
Giani: “Ho vinto senza padrini” – “Sicuramente è uno dei giorni più belli della mia vita”, ha esordito il neo-presidente appena arrivato sul palco del suo comitato elettorale. “Sono commosso ma felice, perché questo è un risultato in cui ha vinto la Toscana. In queste settimane in molti dicevano ‘chissà quali padrini ci sono dietro Giani…’. Oggi ve lo posso dire: dietro Giani c’è Giani, l’energia di un uomo di 60 anni, la passione di un uomo che ha girato tutta la Toscana, tutti i Comuni”. Non a caso annuncia che il suo primo appuntamento sarà una visita alla “galleria dei Comuni al Santuario di Montenero, dove c’è la patrona della Toscana. Sento che quello è il luogo giusto e significativo per partire in questo mio lungo cammino”. Hanno festeggiato al suo fianco il governatore uscente Enrico Rossi e Stefano Bonaccini, che a gennaio scorso è riuscito nella stessa impresa: fermare la corsa del Carroccio nella rossa Emilia Romagna. “Mi pare vi sia una battuta di arresto non banale della Lega – ha osservato Bonaccini, arrivato a Firenze in giornata -. Evitiamo di banalizzare, però mi pare che qui in Toscana alla Lega le succeda come in Emilia, con questa idea di liberare territori che sono territori già liberi“. Una sconfitta che Ceccardi ammette nel tardo pomeriggio, congratulandosi con Giani via sms: “Adesso governa per il bene dei toscani”.
Firenze rossa, espugnata anche Pisa – Parole di distensione che arrivano al termine di una campagna elettorale serratissima: nelle ultime settimane molti big del Partito democratico sono scesi in campo per cercare di arginare l’ascesa di Ceccardi. Per lei si è speso in prima persona Matteo Salvini, conscio degli errori fatti in Emilia e deciso ad attirare l’attenzione dei moderati, degli indecisi, degli scontenti e dei simpatizzanti di destra in Regione. La battaglia, stando ai primi dati, si è giocata infatti territorio per territorio. Come ipotizzato alla vigilia, è soprattutto Firenze ad aver favorito il successo dei dem: al momento in città e provincia Giani sfiora il 60%. Bene anche il livornese, dove supera ampiamente il 40%, Prato e la provincia di Siena. Ad Arezzo, Massa e Pistoia è un testa a testa, mentre i cittadini di Grosseto e Lucca si sono schierati a maggioranza a favore di Ceccardi. Che però perde l’appoggio del suo “feudo”, cioè Pisa e provincia: qui inizialmente era data in vantaggio, poi a metà scrutinio i rapporti di forza si sono ribaltati. Pure a Cascina, città che ha guidato come sindaca fino al 2019.
Pd primo partito, Iv al lumicino – Non a caso i primi exit poll hanno dato Giani “solo” in leggero vantaggio rispetto a Ceccardi, poi a mano a mano che è iniziato lo spoglio vero e proprio, il divario tra i due si è allargato sempre di più. Il candidato dem diventa presidente della Toscana con oltre il 48% dei voti, trainato soprattutto dalla lista del Pd: il partito di Nicola Zingaretti resta primo in Regione con il 35% (anche se cala rispetto alla precedente tornata elettorale, quando prese il 46,34). La lista Orgoglio Toscana per Giani Presidente si ferma al 2,91, seguita a stretto giro da Sinistra civica ecologista (2,8). Magro risultato anche per il partito fondato da Matteo Renzi, che si ferma intorno al 4,5% (in lista con +Europa), nonostante sia stato proprio l’ex premier ad imporre il nome di Giani alla coalizione. Numeri che rendono Italia viva irrilevante ai fini della vittoria del centrosinistra. “Salvini voleva prendersi in Toscana la rivincita del Papeete, un anno dopo. Operazione fallita! Oggi si festeggia! Grazie a Eugenio Giani, grazie ai toscani”, esulta comunque Renzi su Twitter.
Ceccardi al 40%: “Dato l’anima, non rimpiango nulla” – È ormai sera quando la 33enne Ceccardi, sindaca di Cascina dal 2016 al 2019 e poi europarlamentare del Carroccio, decide di parlare alla stampa. “Non mi sono risparmiata un secondo, ho dato il cuore, l’anima, tutta me stessa, ci ho creduto fino alla fine“, dice dal suo comitato elettorale. “Più del 40% dei toscani ha votato per il centrodestra unito e i nostri elettori, centinaia di migliaia, non possono essere tacciati di essere fascioleghisti o estremisti”. Come spiega la sconfitta? “Il centrosinistra è stato capace di mobilitare molto bene il suo elettorato nelle città, l’affluenza alta ne è stata la dimostrazione”. Nonostante il tentativo di strappare la storica roccaforte rossa sia fallito, però, Ceccardi cerca di vedere il bicchiere mezzo pieno: “Questo sembra essere il miglior risultato del centrodestra della storia”. La lista Lega Salvini Premier incassa infatti il 21,5% dei voti, in aumento rispetto al 16,16 del 2015, mentre Fratelli d’Italia ottiene il raddoppio: 13,42%. Quasi scomparsa Forza Italia, che insieme all’Udc si deve accontentare del 4% circa. Fa parte della coalizione anche la lista Toscana Civica per il cambiamento, ferma intorno all’1%. Tutti risultati contro cui, direttamente da via Bellerio, tuona Matteo Salvini: “Io non ho competitori interni alla coalizione. Certo, se tutti in Toscana avessero preso i voti della Lega avremmo vinto in Regione”.
Dai 5 stelle agli altri candidati, chi resta fuori – Se Giani vince e Ceccardi può accontentarsi del buon risultato delle sue liste, la candidata pentastellata Irene Galletti ha poco da rivendicare. Il suo 6,5% potrebbe garantire ai 5 stelle un solo seggio in Consiglio regionale. Tutti esclusi, invece, gli altri competitor: il leader di “Toscana a Sinistra” Tommaso Fattori non va oltre il 2%, ancora più distaccati gli outsider a sinistra Salvatore Catello e Marco Barzanti. Prende meno dello 0,5% la lista Movimento 3V Libertà di scelta di Tiziana Vigni. “Questo risultato non ci soddisfa ma è il migliore di quanto potevamo aspettarci perché per 8 mesi è stata raccontata solo una partita a due, nessuno di più. Sono riusciti a far votare i toscani con la paura e questo è molto pericoloso perché si deve votare sui progetti, sulle cose concrete e non sulla paura”, è il commento a caldo di Galletti, che però si dice già pronta a “mettere alla prova Giani sui temi”. A chi le fa notare la mancata alleanza con i dem, la pentastellata sostiene che “se fossimo andati in coalizione col Pd avremmo fatto un risultato peggiore, fino a sparire“.