L'annuncio durante un'intervista a Fox News, in cui il presidente ha aggiunto che la ratifica da parte del Senato - dove i repubblicani hanno la maggioranza - avverrà prima delle elezioni. Ma il voto compatto del partito non è scontato. I democratici sul piede di guerra
Aspetterà i funerali di Ruth Bader Ginsburg, in segno di rispetto, poi procederà alla nomina del nuovo componente che la sostituirà, che sarà certamente donna e, ovviamente, di orientamento conservatore. In più, la ratifica della nomina da parte dal Senato – dove i repubblicani hanno la maggioranza (53 contro 47) – avverrà “prima delle elezioni” del 3 novembre prossimo. Il presidente Usa Donald Trump, in un’intervista a Fox News, ha dichiarato che annuncerà “tra venerdì e sabato” la nuova giudice della Corte Suprema. Una decisione che porterà a uno squilibrio all’interno dell’organo giurisdizionale americano, che avrà così 6 giudici conservatori e 3 liberal, e che va in senso contrario rispetto alle ultime volontà di Ginsburg, che ha lasciato scritto di desiderare che fosse il nuovo presidente a nominare il suo successore. Ma ai microfoni di Fox, Trump ha addirittura messo in dubbio che quelle fossero le sue ultime volontà: “Io non so se abbia detto quelle cose o siano state scritte da Adam Schiff o Pelosi?” ha detto, riferendosi al presidente della commissione Giustizia della Camera ed alla Speaker Nancy Pelosi. “Io propenderei per la seconda ipotesi”, ha concluso.
Le favorite – La nomina di una donna consentirebbe a Trump di arginare le critiche, che si attendono violente per la sua fretta a procedere quando mancano poche settimane al voto. Al momento la favorita è Amy Coney Barrett, giudice cattolico e anti-abortista: una conservatrice quindi ad hoc, quasi l’antitesi dell’icona liberal. Docente della Notre Dame Law School (Indiana), è stata in passato collaboratrice di Antonin Scalia, il giudice della Corte Suprema di origine italiana scomparso nel 2018. Fra le papabili anche Barbara Lagoa, giudice della Florida figlia di esuli cubani che potrebbe dare una spinta decisiva a Trump in un duello elettorale che i sondaggi prevedono nello stato sarà deciso sul filo di lana. Cosa non nuova nello Stato dove, si ricordi, George Bush vinse per un pugno di voti dopo settimane di stallo elettorale dopo il voto e solo con l’intervento della Corte Suprema.
Lo scenario dell’impeachment – La prospettiva della nomina agita i democratici, che per voce della speaker della Camera, Nancy Pelosi, ipotizzano un nuovo impeachment per fermare la conferma in Senato. Uno scenario che, dice Trump, assicurerebbe la vittoria delle elezioni ai repubblicani. “Ho sentito che se io farò la nomina mi metteranno sotto impeachment per aver fatto quello che devo fare in base alla costituzione. Se faranno una cosa del genere, noi vinceremo tutte le elezioni” e “riconquisteremo le Camere“, ha detto alla Fox. Poi ha liquidato le critiche e le proteste che arrivano dai democratici, dal momento che nel 2016 impedirono, ben 10 mesi prima del voto, che venisse approvato il giudice nominato da Barack Obama sostenendo che si doveva aspettare l’esito delle elezioni. Mentre ora sono disponibili ad approvare la nomina di Trump a poche settimane dal voto. “La cosa che conta è che noi abbiamo vinto le elezioni – ha tagliato corto Trump – e con vincitori abbiamo l’obbligo di fare quello che è giusto e di agire nel modo più veloce possibile”. Non bisogna aspettare il prossimo presidente che, ha aggiunto, “si spera che sarò io”, “siamo qui ora e adesso abbiamo l’obbligo” di scegliere.
Il voto al Senato e i timori dei democratici – La sicurezza ostentata pubblicamente dal presidente nasconde però la guerra quasi fratricida che si è aperta dietro le quinte, perché il voto al Senato su una possibile nomina di Trump divide i repubblicani. La senatrice Susan Collins ha detto che non si dovrebbe procedere alla votazione fino alle elezioni. Di parere opposto il senatore Ted Cruz che, sventolando lo spettro di una crisi costituzionale, preme per agire in tempi stretti, prima delle elezioni di novembre, così da garantire una Corte Suprema completamente funzionale nel caso “probabile” che fosse chiamata a pronunciarsi sull’esito del voto. Dietro le quinte Trump insieme alla ‘mente’ dei conservatori Mitch McConnell lavora per assicurare che i repubblicani abbiano i numeri necessari per approvare la nomina e quindi ipotecare la Corte Suprema per i prossimi decenni.
I democratici sul piede di guerra minacciano ‘ritorsioni’ contro i repubblicani nel caso in cui dovessero votare la nomina di Trump prima della fine dell’anno. Il loro timore maggiore è che la poltrona vuota di Ginsburg possa galvanizzare la campagna di Trump, spingendo in massa evangelici e super conservatori a votarlo nella consapevolezza che consolidare la maggioranza conservatrice alla Corte Suprema è quasi più importante della presidenza. Al momento Joe Biden comunque resta in vantaggio a livello nazionale di otto punti, ed è ritenuto il più affidabile per la gestione della pandemia mentre Trump lo è per l’economia. Ed è proprio la carta del coronavirus, legata a quella del seggio libero alla Corta Suprema, quella che Biden vuole giocare negli ultimi scampoli di campagna. Il messaggio dell’ex vicepresidente è chiaro: la pandemia ha messo in evidenza la necessità dell’assistenza sanitaria e ora, se Trump potrà sostituisce Ginsburg, in gioco c’è l’Obamacare e la possibilità di curarsi. Per Biden però il terreno è scivoloso: nonostante le richieste, al momento l’ex vicepresidente non sembrerebbe intenzionato a rendere pubblica una lista di suoi candidati alla Corte Suprema. E la poltrona di Ginsburg riaccende anche l’attenzione sulle sue precedenti dichiarazioni di voler nominare un afroamericano fra i saggi.