Moda e Stile

Fashion Week al tempo del Covid. È finita un’era. Ma facciamo finta di niente

Requiem per il mondo patinato delle sfilate

di Januaria Piromallo

A Milano si sfila in streaming o in tivù (Armani sulla Sette, Elisabetta Franchi sul La5) a Parigi va in scena l’ibrido, un po’ in digitale, un po’ dal vivo, ma in luoghi fisici ancora da definire (come recita il calendario). L’agenda degli appuntamenti ancora altalenante.
In America ( oltre sei milioni di casi di contagio) big names come Marc Jacobs, Michael Kors e Ralph Lauren hanno scelto di saltare la fashion week. Se ne parla l’anno prossimo. Da Londra Burberry e Victoria Beckham hanno scelto la formula ‘Digital and Physical’, anche se resta da capire cosa significhi esattamente. Molte le defaillances a livello globale e Balenciaga, che fa capo al gruppo Kering, fa sapere che la Haute Couture non è morta, ma sfilerà una sola volta all’anno e includerà anche le proposte maschili.

Strana questa fashion week che segna il ritorno a sorpresa di Valentino che lascia Parigi per ritornare a sfilare a Milano ( era ora).
I big si fanno il loro “ecosistema”, in digitale smart finiscono le stampe di Missoni, le provocazioni di Moschino e il look austero di Prada. Visual experience per Ermanno Scervino che punta tutto sul dettaglio sartoriale artigianale che mai come in questo momento deve ritornare ad essere il punto di forza del made in Italy e amplifica il proprio impegno nell’ utilizzo di materiali eco/sostenibili.
Versace sfila a porte chiuse senza pubblico. Alberta Ferretti sfila nel cortile di Palazzo Reale.
Chiara Boni ha già fatto, fuori calendario, ha sfilato la sua petite robe a Forte dei Marmi. Gucci ha sempre corso da solo e continuerà a farlo. E il suo stilista di punta Alessandro Michele fa sapere che intende allontanarsi dal “rito stanco della stagionalità”.
Anche le influencer di moda nessuno se le fila più.

Resiste la Ferragni che giusto per far parlare di sé in un momento di vacche magre dice che vorrebbe quotarsi in Borsa. Sai che tonfo!
I fotografi di moda, che prima erano i deus ex machina di bellezze, già da tempo sono alla canna del gas. La Camera della Moda, una struttura burocratica amministrativa, è scricchiolante, ridotta a una sorta di club molto costoso.
Rimangono stand by le top model, in attesa di futuri e danarosi ingaggi. Per usare una parola molto di moda nella Moda “ aspirazionale” ( offrire un mondo patinato, artificiale, perfetto verso il quale aspirare) questo sistema è entrato nel suo cono d’ombra.
Non tutti i Covid vengono per nuocere: i giovani talenti avranno più spazio per mettersi in mostra nella vetrina virtuale e il 27 settembre sarà il loro giorno con il Milano Moda Graduate dove saranno premiati gli studenti delle Accademie di Moda di tutta Italia.

I buyer, altra categoria osannatissima, il prodotto se lo andranno a vedere, a toccare, a annusare a porte chiuse. E se sono potenti come lo sono certi tipi che ordinano a iosa per il mercato americano e dell’estremo oriente se lo fanno pure modificare ad personam.
Non ci mancheranno di certo blogger vestiti come pagliacci, influencer, personaggetti in cerca d’autore.
Do it less and do it better… e’ il nuovo Verbo.

Pagina Facebook di Januaria Piromallo

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