Un legame tra società coinvolte sia nella vicenda della presunta vendita gonfiata del capannone di Cormano che in quella sul riciclaggio dei soldi del Carroccio di cui si son perse le tracce. "Pure nelle indagini - scrive la Gdf riportando notizie di stampa - condotte dalla Dia di Trapani nel 2017 sarebbero emersi i nominativi" de manager e di Iris Fund Sicav-Fis in relazione a una "fusione eseguita con una società avente come 'socio occulto, Vito Nicastri", ribattezzato il re dell’eolico
C’è il nome di un manager bergamasco, Angelo Lazzari, nelle carte sul caso Lombardia Film Commission, che sembra collegare l’indagine della Procura di Milano a quella dei pm di Genova che stanno dando la caccia ai 49 milioni del processo per la truffa dei rimborsi elettorali. Un legame tra società coinvolte sia nella vicenda della presunta vendita gonfiata del capannone di Cormano che in quella sul riciclaggio dei soldi del Carroccio di cui si son perse le tracce. È in un’informativa della Guardia di finanza, depositata nell’inchiesta dell’aggiunto di Milano Fusco e del pm Civardi, che si parla del manager: oltre ad essere rappresentante legale di Iris Fund Sicav-Fis, con base in Lussemburgo, è “socio unico di Ivad sarl (Lussemburgo) e socio di minoranza di Sevenbit srl, società risultate coinvolte nelle indagini sul riciclaggio dei fondi del partito ‘Lega Nord’”. E il “nominativo di Lazzari”, si legge ancora, è emerso anche nell’inchiesta milanese. Lazzari è venuto a galla “in relazione alla compagine societaria di un’altra società risultata partecipata e amministrata” da Di Rubba, anche ex presidente di LFC. Ossia la Taac srl, una delle società “veicolo” attraverso le quali sarebbero passati gli 800mila euro drenati con la presunta vendita gonfiata dell’immobile. Taaac che è “domiciliata presso lo studio commercialista di Scillieri”.
La Taaac, “è risultata indirettamente controllata da Prima Fiduciaria spa, attraverso l’interposizione di svariate imprese, due delle quali riconducibili a Lazzari: Ivad srl (Lussemburgo) e Sevenbit srl”, stessa società che compare nell’inchiesta genovese. Il nome di Lazzari, inoltre, è venuto fuori tra gli indagati per truffa e autoriciclaggio in un’altra indagine milanese che nel 2018 ha portato agli arresti di tre dirigenti di Sofia Sgr. In quell’inchiesta, chiusa lo scorso gennaio, è emerso che tramite la Sevenbit , Lazzari ha acquisito nel 2015 la Seven Fiduciaria, che ha in pancia le sette società che erano domiciliate negli uffici della Dea Consulting, cioè lo studio dei commercialisti della Lega. Dagli atti dell’inchiesta del pm Bruna Albertini è emerso che sarebbe socio-amministratore di Arc Advisory Company, società di consulenza finanziaria costituita nel 2007 in Lussemburgo e che, risulta dagli accertamenti, controlla indirettamente Tre International Sa. Le obbligazioni di quest’ultima erano state oggetto di un investimento, poi dismesso, da parte di Sofia sgr, poi sottoposta a commissariamento dalla Banca d’Italia. Secondo gli investigatori, l’Iris Fund Sicav-Fis potrebbe essere legato ad Iris Capital Fund Bv “con sede a Curacao (isola caraibica alla dipendenza diretta del Regno dei Paesi Bassi)”. Nell’informativa viene segnalata un’acquisizione “da parte di Boost spa della quota (84%) di Lebit holding spa detenuta dal fondo Iris Capital Fund Bv”. Un “passaggio di proprietà” in cui avrebbe avuto un ruolo Di Rubba, il quale chiese “informazioni in merito alla tempistica di esecuzione di un bonifico bancario in Libano“. Sia la società acquirente che quella acquisita e quelle controllate “sono risultate riconducibili” a Di Rubba e all’imprenditore bergamasco Marzio Carrara. Gli ispettori dell’Uif Bankitalia scrivono che “non si esclude un collegamento tra i descritti trasferimenti e le indagini in corso a carico della stessa Lega”. Pure nelle “indagini – scrive la Gdf riportando notizie di stampa – condotte dalla Dia di Trapani nel 2017 sarebbero emersi i nominativi di Lazzari” e di Iris Fund Sicav-Fis in relazione a una “fusione eseguita con una società avente come ‘socio occulto, Vito Nicastri“, ribattezzato il re dell’eolico.
L’indagine milanese si concentra su una serie di movimentazioni finanziarie sospette tra società dei contabili, imprese, Lega e “entità” collegate. L’accusa al centro del procedimento è quella di peculato sui fondi drenati dalla LFC, ma gli investigatori stanno verificando se nei flussi di denaro che vanno al partito possano esserci ipotesi di finanziamenti illeciti. Nel frattempo, Di Rubba e Manzoni hanno fatto istanza al Riesame per chiedere la revoca dei domiciliari. Istanza al momento non presentata da Scillieri, che venerdì scorso si è fatto interrogare dai pm. Un passaggio dell’indagine che da fonti qualificate viene definito un “inizio”. Intanto, nel fascicolo milanese, che ha portato ai domiciliari i due revisori in Parlamento per la Lega, Alberto Di Rubba e Andrea Manzoni, e l’altro contabile Michele Scillieri, gli accertamenti proseguono anche con l’ipotesi investigativa di presunti finanziamenti illeciti, tutti da verificare.