È fuggito correndo a piedi con un coltello in mano. Vestito di nero, aveva uno zainetto giallo. È la descrizione che un testimone ha fornito ai carabinieri di Lecce del killer che la sera del 21 settembre ha ucciso a coltellate l’arbitro Daniele De Santis e la sua compagna Eleonora Manta. Per tutta la notte gli investigatori hanno interrogato gli amici della coppia e i residenti della palazzina di via Montello, in zona Rudiae, dove i due giovani abitavano. Uno di quest’ultimi ha riferito di aver udito la donna, 30 anni, urlare il nome di un uomo.
Al vaglio degli investigatori quindi anche quanto riportato dalla testimone, per comprendere se quel nome urlato fosse una disperata richiesta di aiuto o il nome del presunto assassino. I carabinieri stanno anche andando alla caccia dei filmati delle telecamere di videosorveglianza della zona, pubbliche e private, che potrebbero aver ripreso la fuga dell’uomo con lo zainetto dopo il duplice omicidio in via Montello.
L’ipotesi più accreditata al momento è che le due vittime conoscessero il loro assassino, al quale hanno aperto la porta mentre stavano cenando. De Santis infatti è stato ritrovato con indosso pantaloncini e ciabatte. Sul movente gli inquirenti non si sbilanciano e non confermano né smentiscono l’ipotesi che possa trattarsi di un delitto maturato nella sfera personale della coppia.
Chiara invece la dinamica dei fatti: l’ultimo ad essere ucciso, sulle scale al primo piano del condominio, sarebbe stato proprio De Santis, forse mentre tentava di sottrarsi alla ferocia dell’assassino. L’arbitro al termine di questa stagione calcistica sognava la promozione in Serie B e di affermarsi come amministratore di condominio. La sua fidanzata, invece, originaria di Seclì, laureata in giurisprudenza e neo assunta all’Inps, sarebbe stata uccisa per prima sul pianerottolo di casa con numerosi fendenti. Dopo aver completato la sua missione, il killer sarebbe fuggito per le scale e avrebbe imboccato via Martiri d’Otranto facendo perdere le proprie tracce.
Gli investigatori sono anche sicuri che non si è trattato di un delitto d’impeto, ma di un omicidio premeditato proprio perché il killer ha agito, o almeno è fuggito, con il volto coperto, indossava i guanti e aveva con sé un coltello. Oggi in Procura, a Lecce, si è svolta una riunione coordinata dal procuratore Leonardo Leone De Castris, con il pm di turno Maria Consolata Moschettini e gli investigatori. Si è deciso di conferire al medico legale Alberto Tortorella l’incarico di eseguire le autopsie.
In mattinata i carabinieri del Ris sono tornati nella palazzina per un ulteriore sopralluogo. Hanno raccolto reperti da esaminare ed eseguito rilievi prima di far tornare nelle loro case i condomini del primo piano a cui ieri sera è stato chiesto di liberare gli appartamenti per non compromettere le tracce che potrebbe aver lasciato il sicario negli spazi comuni.