Poco prima di Natale del 2000, per il Corriere del Mezzogiorno (cronaca locale del Corriere della Sera) intervistai a Bari Michele Emiliano, oggi soddisfatto presidente della Giunta pugliese, in area Pd, all’esordio del secondo mandato a capo di una maggioranza di centrosinistra. All’epoca era ancora un sostituto procuratore antimafia della Procura della Repubblica locale: aveva una foto di Che Guevara esposta nel suo ufficio e si era preparato all’esame per entrare in magistratura studiando assieme a Gianrico Carofiglio, un altro pm barese destinato a diventare celebre.
Ebbene per la prima volta, con quell’intervista, Emiliano polemizzò aspramente e politicamente – usando toni definibili “di sinistra” – con l’allora sindaco di Bari, l’imprenditore Simeone di Cagno Abbrescia, a capo di una giunta di centrodestra e futuro parlamentare di Forza Italia.

Nei giorni precedenti, durante un’udienza in tribunale dedicata a tre leader del clan Strisciuglio, Emiliano aveva rivolto loro un appello che sembrava un’analisi sociologica e, soprattutto, pareva indirizzato anche ad altri: “Non è possibile che a Bari chi sta da un lato di corso Vittorio Emanuele (delimita il confine tra il borgo di Bari vecchia, dove quel clan aveva le radici, e l’area ricca e borghese, nda) sia destinato a fare il criminale e chi sta dall’altro lato (il quartiere murattiano, nda) sia destinato ad andare all’università per mandare i primi in galera”. Proprio su quel corso – dal lato “giusto” – si affaccia anche il municipio.
Un intervento che era stato applaudito ma anche criticato, soprattutto dal sindaco di Cagno Abbrescia: lo accusò di voler fare politica usando la carica di magistrato e di non condividere quell’allarme sulla criminalità organizzata. Ed Emiliano, nell’intervista, replicò dicendogli che semmai era il sindaco a non voler vedere i clan baresi e le sparatorie che aveva sotto il naso. Poi quel 24 dicembre di vent’anni fa Emiliano giurò: “Non è mai stata mia intenzione cambiare mestiere. Non intendo fare politica, ci tengo al mio lavoro. Mi piace essere chiamato con affetto ‘signor giudice’. La magistratura mi ha cambiato la vita e ad essa devo tutto”. Quello è stato il suo exploit pubblico nell’agone politico pugliese; con un crescendo che lo portò nel 2004, a capo di una maggioranza di centrosinistra, sull’ex poltrona di Abbrescia.
Io e lui – durante i primi anni della mia lunga trasferta pugliese – siamo diventati amici (ovviamente nel rispetto dei nostri ruoli professionali), per perderci poi di vista dopo la sua conquista del municipio barese e, soprattutto, dopo il mio addio a Bari. Siamo rimasti sporadicamente in contatto, da allora fino a oggi. Inoltre, dopo essere tornato a Milano nel 2007, ne ho seguito la carriera politica. Devo ammettere che io – da idealista con vocazione minoritaria quale sono – non sempre ho approvato una disinvoltura che mi è parsa eccessiva sul fronte delle alleanze trasversali e un atteggiamento talvolta da leader populista.
Però quella disinvoltura è uno dei fattori importanti che hanno garantito a Emiliano anche quest’ultima vittoria e la riconferma come presidente della Giunta regionale pugliese. Pare che sia diventato “emilianista” persino Simeone di Cagno Abbrescia, visto che dal 2018 è il presidente di un pilastro dell’economia pubblica regionale, l’Acquedotto pugliese, grazie alla nomina sottoscritta proprio dall’ex acerrimo rivale.
Quindi Emiliano ha dimostrato di avere ragione, dal punto di vista del successo elettorale. Ora non posso che augurargli buon lavoro e regalargli, come promemoria, una frase di Andrea Camilleri (da Segnali di fumo, Utet, 2014): “Il rinnovamento avverrà quando qualcuno avrà finalmente il coraggio di dire che in politica non tutto è possibile”.
Marco Brando
Giornalista e scrittore
Elezioni 2020 - 22 Settembre 2020
Regionali Puglia, di Emiliano non ho sempre approvato la disinvoltura. Ma anche quella gli è servita
Poco prima di Natale del 2000, per il Corriere del Mezzogiorno (cronaca locale del Corriere della Sera) intervistai a Bari Michele Emiliano, oggi soddisfatto presidente della Giunta pugliese, in area Pd, all’esordio del secondo mandato a capo di una maggioranza di centrosinistra. All’epoca era ancora un sostituto procuratore antimafia della Procura della Repubblica locale: aveva una foto di Che Guevara esposta nel suo ufficio e si era preparato all’esame per entrare in magistratura studiando assieme a Gianrico Carofiglio, un altro pm barese destinato a diventare celebre.
Ebbene per la prima volta, con quell’intervista, Emiliano polemizzò aspramente e politicamente – usando toni definibili “di sinistra” – con l’allora sindaco di Bari, l’imprenditore Simeone di Cagno Abbrescia, a capo di una giunta di centrodestra e futuro parlamentare di Forza Italia.
Nei giorni precedenti, durante un’udienza in tribunale dedicata a tre leader del clan Strisciuglio, Emiliano aveva rivolto loro un appello che sembrava un’analisi sociologica e, soprattutto, pareva indirizzato anche ad altri: “Non è possibile che a Bari chi sta da un lato di corso Vittorio Emanuele (delimita il confine tra il borgo di Bari vecchia, dove quel clan aveva le radici, e l’area ricca e borghese, nda) sia destinato a fare il criminale e chi sta dall’altro lato (il quartiere murattiano, nda) sia destinato ad andare all’università per mandare i primi in galera”. Proprio su quel corso – dal lato “giusto” – si affaccia anche il municipio.
Un intervento che era stato applaudito ma anche criticato, soprattutto dal sindaco di Cagno Abbrescia: lo accusò di voler fare politica usando la carica di magistrato e di non condividere quell’allarme sulla criminalità organizzata. Ed Emiliano, nell’intervista, replicò dicendogli che semmai era il sindaco a non voler vedere i clan baresi e le sparatorie che aveva sotto il naso. Poi quel 24 dicembre di vent’anni fa Emiliano giurò: “Non è mai stata mia intenzione cambiare mestiere. Non intendo fare politica, ci tengo al mio lavoro. Mi piace essere chiamato con affetto ‘signor giudice’. La magistratura mi ha cambiato la vita e ad essa devo tutto”. Quello è stato il suo exploit pubblico nell’agone politico pugliese; con un crescendo che lo portò nel 2004, a capo di una maggioranza di centrosinistra, sull’ex poltrona di Abbrescia.
Io e lui – durante i primi anni della mia lunga trasferta pugliese – siamo diventati amici (ovviamente nel rispetto dei nostri ruoli professionali), per perderci poi di vista dopo la sua conquista del municipio barese e, soprattutto, dopo il mio addio a Bari. Siamo rimasti sporadicamente in contatto, da allora fino a oggi. Inoltre, dopo essere tornato a Milano nel 2007, ne ho seguito la carriera politica. Devo ammettere che io – da idealista con vocazione minoritaria quale sono – non sempre ho approvato una disinvoltura che mi è parsa eccessiva sul fronte delle alleanze trasversali e un atteggiamento talvolta da leader populista.
Però quella disinvoltura è uno dei fattori importanti che hanno garantito a Emiliano anche quest’ultima vittoria e la riconferma come presidente della Giunta regionale pugliese. Pare che sia diventato “emilianista” persino Simeone di Cagno Abbrescia, visto che dal 2018 è il presidente di un pilastro dell’economia pubblica regionale, l’Acquedotto pugliese, grazie alla nomina sottoscritta proprio dall’ex acerrimo rivale.
Quindi Emiliano ha dimostrato di avere ragione, dal punto di vista del successo elettorale. Ora non posso che augurargli buon lavoro e regalargli, come promemoria, una frase di Andrea Camilleri (da Segnali di fumo, Utet, 2014): “Il rinnovamento avverrà quando qualcuno avrà finalmente il coraggio di dire che in politica non tutto è possibile”.
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Attacco Usa su larga scala contro lo Yemen controllato dagli Houthi. “È anche un avvertimento all’Iran”
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Manifestazione per l’Europa, “Siamo 50mila”. In piazza bandiere Ue, arcobaleno e “Bella ciao”. Dalla difesa comune al riarmo: le parole
Sana'a, 15 mar. (Adnkronos) - Gli attacchi aerei non scoraggeranno i ribelli yemeniti, i quali risponderanno agli Stati Uniti. Lo ha scritto sui social Nasruddin Amer, vice capo dell'ufficio stampa degli Houthi, aggiungendo che "Sana'a rimarrà lo scudo e il sostegno di Gaza e non la abbandonerà, indipendentemente dalle sfide".
"Questa aggressione non passerà senza una risposta e le nostre forze armate yemenite sono pienamente pronte ad affrontare l'escalation con l'escalation", ha affermato l'ufficio politico dei ribelli in una dichiarazione alla televisione Al-Masirah.
In un'altra dichiarazione citata da Ynet, un funzionario Houthi si è rivolto direttamente a Trump e a Netanyahu, che "stanno scavando tombe per i sionisti. Iniziate a preoccuparvi per le vostre teste".
Damasco, 15 mar. (Adnkronos) - L'esplosione avvenuta nella città costiera siriana di Latakia ha ucciso almeno otto persone. Lo ha riferito l'agenzia di stampa statale Sana, secondo cui, tra le vittime della detonazione di un ordigno inesploso, avvenuta in un negozio all'interno di un edificio di quattro piani, ci sono tre bambini e una donna. "Quattordici civili sono rimasti feriti, tra cui quattro bambini", ha aggiunto l'agenzia.
Sana'a, 15 mar. (Adnkronos) - Almeno nove civili sono stati uccisi e nove feriti negli attacchi statunitensi su Sanaa, nello Yemen. Lo ha dichiarato un portavoce del ministero della Salute guidato dagli Houthi su X.
Washington, 15 mar. (Adnkronos) - "Sono lieto di informarvi che il generale Keith Kellogg è stato nominato inviato speciale in Ucraina. Il generale Kellogg, un esperto militare molto stimato, tratterà direttamente con il presidente Zelensky e la leadership ucraina. Li conosce bene e hanno un ottimo rapporto di lavoro. Congratulazioni al generale Kellogg!". Lo ha annunciato su Truth il presidente degli Stati Uniti Donald Trump.
Washington, 15 mar. (Adnkronos) - "Oggi ho ordinato all'esercito degli Stati Uniti di lanciare un'azione militare decisa e potente contro i terroristi Houthi nello Yemen. Hanno condotto una campagna implacabile di pirateria, violenza e terrorismo contro navi, aerei e droni americani e di altri paesi". Lo ha annunciato il presidente americano Donald Trump su Truth. Senza risparmiare una stoccata all'ex inquilino della Casa Bianca, il tycoon aggiunge nel suo post che "la risposta di Joe Biden è stata pateticamente debole, quindi gli Houthi sfrenati hanno continuato ad andare avanti".
"È passato più di un anno - prosegue Trump - da quando una nave commerciale battente bandiera statunitense ha navigato in sicurezza attraverso il Canale di Suez, il Mar Rosso o il Golfo di Aden. L'ultima nave da guerra americana ad attraversare il Mar Rosso, quattro mesi fa, è stata attaccata dagli Houthi più di una decina di volte. Finanziati dall'Iran, i criminali Houthi hanno lanciato missili contro gli aerei statunitensi e hanno preso di mira le nostre truppe e i nostri alleati. Questi assalti implacabili sono costati agli Stati Uniti e all'economia mondiale molti miliardi di dollari, mettendo allo stesso tempo a rischio vite innocenti".
"L'attacco degli Houthi alle navi americane non sarà tollerato - conclude Trump - Utilizzeremo una forza letale schiacciante finché non avremo raggiunto il nostro obiettivo. Gli Houthi hanno soffocato le spedizioni in una delle più importanti vie marittime del mondo, bloccando vaste fasce del commercio globale e attaccando il principio fondamentale della libertà di navigazione da cui dipendono il commercio e gli scambi internazionali. I nostri coraggiosi Warfighters stanno in questo momento portando avanti attacchi aerei contro le basi, i leader e le difese missilistiche dei terroristi per proteggere le risorse navali, aeree e di spedizione americane e per ripristinare la libertà di navigazione. Nessuna forza terroristica impedirà alle navi commerciali e navali americane di navigare liberamente sulle vie d'acqua del mondo".
Whasington, 15 mar. (Adnkronos) - Funzionari statunitensi hanno affermato che gli attacchi aerei contro l'arsenale degli Houthi, gran parte del quale è sepolto in profondità nel sottosuolo, potrebbero durare diversi giorni, intensificandosi in portata e scala a seconda della reazione dei militanti. Lo scrive il New York Times. Le agenzie di intelligence statunitensi hanno lottato in passato per identificare e localizzare i sistemi d'arma degli Houthi, che i ribelli producono in fabbriche sotterranee e contrabbandano dall'Iran.
Washington, 15 mar. (Adnkronos) - Funzionari statunitensi hanno detto al New York Times che il bombardamento su larga scala contro decine di obiettivi nello Yemen controllato dagli Houthi - l'azione militare più significativa del secondo mandato di Donald Trump - ha anche lo scopo di inviare un segnale di avvertimento all'Iran. Il presidente americano - scrive il quotidiano Usa- vuole mediare un accordo con Teheran per impedirgli di acquisire un'arma nucleare, ma ha lasciato aperta la possibilità di un'azione militare se gli iraniani respingono i negoziati.