L'ex premier usa toni da vincitore nonostante il suo partito ha superato il 5% solo in Campania, in Toscana non è stato decisivo per la vittoria di Giani e ovunque è andato sotto il 3 e il 2%: "Ditemi se ci sia mai stato un partito che al suo esordio alle amministrative abbia raggiunto numeri simili. Italia Viva c'è ed è ancora più attraente nel Paese e in Parlamento", sostiene
Un dato “staordinario”, “positivo“, “senza precedenti”. Matteo Renzi sembra tornato al 2014 e al 41% del suo Pd alle elezioni europee. Solo che sei anni dopo il suo partito si chiama Italia viva e alle regionali raccoglie percentuali inferiori di dieci o venti volte rispetto a quelle del 2014. Eppure l’ex premier usa toni da vincitore. Di più: Renzi commenta i numeri delle regionali come se il suo partito fosse la sorpresa di queste elezioni. “Il dato di Italia Viva è stato straordinario“, sostiene il senatore di Firenze. Che mostra qualche peculiarità con l’altro Matteo: Salvini. Lunedì sera, per commentare i deludenti risultati della Lega, il segretario del Carroccio aveva cominciato la sua conferenza stampa parlando delle suppletive per due collegi del Senato, stravinti entrambi. Attenzione: le percentuali della Lega sono ancora oggi molto alte e molto distanti da quelle di Italia viva. Renzi, però, utilizza lo stesso stile dell’omonimo leghista: non parla delle sconfitte ma delle vittorie. Che nel suo caso sono minime. L’ex premier ha incontrato i giornalisti e ha salutato subito “l’ottimo Ciro Bonajuto, che è il sindaco di Italia viva di Ercolano, a nostro giudizio potrebbe farcela già al primo turno”. Quindi ha reso l’onore delle armi al suo vecchio partito: “Queste elezioni regionali le ha vinte il Pd. Le ha perse essenzialmente Matteo Salvini perché ha fatto uno scommessa troppo azzardata”.
E Italia viva invece? Per Renzi è un risultato “straordinario: abbiamo triplicato la cifra che ci veniva accreditata dai sondaggi della vigilia. Ditemi se ci sia mai stato un partito che al suo esordio alle amministrative abbia raggiunto numeri simili. Italia Viva c’è ed è ancora più attraente nel Paese e in Parlamento”. L’ex premier considera una grande vittoria aver sfiorato il 4 e mezzo percento in Toscana, la sua regione, dove a Laterina, città di Maria Elena Boschi, si ferma addirittura sotto: è al 3,75.
Poi, per motivare i suoi toni trionfali, cita e ricita anche il 7,4 raccolto in Campania, dove peraltro nelle scorse settimane la questione della lista di Italia viva era finita su tutti i giornali per presunte trattative con Ciriaco De Mita (poi non confermate). Pochissimo spazio, invece, per l’1,6 % raccolto da Ivan Scalfarotto in Puglia, dove Iv è inchiodata al punto percentuale nonostante si tratti della stessa regione di Teresa Bellanova, potente ministra renziana all’Agricoltura. L’ex sindaco di Firenze parla meno ancora dello 0,6% raggranellato in Veneto dalla sua candidata Daniela Sbrollini. Zero citazioni pure per il 2,4% preso da Daniele Massardo in Liguria. Insomma: non solo i renziani arrivano lontanissimi dalla soglia del 8-10 per cento (invocata più volte in retroscena sui giornali), ma spesso sono largamente sotto il 5 o in certi casi prendono percentuali da prefisso.
Ma non solo. Perché quando il cronista del fattoquotidiano.it fa notare che in Toscana i 4,5 punti percentuali non sono stati neanche decisivi per la vittoria di Eugenio Giani (avanti di più di 8 punti), come pure inutili sono stati i voti renziani in Campania (dove Vincenzo De Luca ha vinto di 50 punti), l’ex segretario del Pd butta la palla in tribuna: “Lei scrive per il fattoquotidiano.it e quindi ha una visione della vita politica molto chiara”.
Quindi comincia un complicato gioco di parole, completamente sganciato dai numeri e dalla realtà: “In Toscana Italia viva è stata decisiva non numericamente, ma politicamente, per l’enorme mobilitazione e per la selezione delle candidature. Chi conosce la politica sa che siamo stati politicamente determinanti”, è la versione del fiorentino. “C’era già pronto il plotone di esecuzione: Renzi ha scelto Giani”, recrimina, intestandosi praticamente la vittoria in Toscana. Poi, a L’Aria che tira, lancia la sua battuta velenosa ai nemici di sempre: i 5 stelle. “Questa grande differenza tra noi e il M5s sulle Regionali non c’è e noi siamo appena nati, siamo una start-up”, sostiene l’ex premier. Che però è arrivato ben distante dai 5 stelle, protagonisti a loro volta di un turno elettorale disastroso. In Campania la lista M5s prende tre punti più di Iv, in Puglia il distacco è di nove, in Liguria cinque, nelle Marche 3,9, in Liguria 5,4. Persino in Toscana i 5 stelle prendono il 2,5 percento in più rispetto a Renzi. Che più volte, secondo diversi retroscena mai smentiti, ha detto di considerare credibile per Italia viva un risultato del 10% nella sua Regione. È andata bene solo a Rignano sull’Arno, il paese dove vivono Tiziano Renzi e Laura Bovoli, i genitori dell’ex premier: lì il partito di Matteo ha preso il 10,2%. Peccato corrisponda solo a 423 voti.