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Strage di elefanti in Botswana, risolto il mistero: a ucciderli neurotossine cianobatteriche pericolose anche per l’uomo

Dopo mesi di test in laboratori specializzati in mezzo continente africano e anche in diversi laboratori statunitensi i ricercatori hanno dato un nome al responsabile delle morte dei pachidermi

di Davide Turrini

Risolto il mistero dei 350 elefanti morti avvelenati in Botswana. Dopo mesi di test in laboratori specializzati in mezzo continente africano e anche in diversi laboratori statunitensi i ricercatori hanno dato un nome al responsabile delle morte dei pachidermi. A causare il decesso in massa sono state delle tossine naturali prodotte da alghe microscopiche che si sviluppano nell’acqua. Si chiamano cianobatteri e sono conosciuti anche come alghe blu-verdi. Alghe che crescono in acque ricche tra l’altro di sostanze nutritive.

Solo che alcune specie di questi microorganismi producono tossine che possono uccidere animali e perfino esseri umani. La conferma di laboratorio si aggiunge al fatto che gli elefanti morti erano stati trovati vicino a pozze d’acqua, ma le autorità locali avevano escluso che in quelle acque fossero presenti batteri. Il caso dei 350 elefanti morti era nato dopo i primi avvistamenti di carcasse dei pachidermi nel delta del fiume Okavango, tra maggio e giugno scorso. Dalle prime indagini sui corpi degli animali erano stati esclusi atti di bracconaggio, tanto che le preziosissime zanne non erano state asportate come di solito i turpi bracconieri fanno.

“I nostri ultimi test hanno rilevato che le neurotossine cianobatteriche sono la causa della morte”, ha spiegato Mmadi Reuben, l’ufficiale veterinario del Dipartimento della fauna selvatica e dei parchi nazionali. Altro dato cruciale per la scoperta della vera causa di morte degli elefanti è stato che le morti si sono arrestate verso fine giugno, periodo nel quale anche le pozze d’acqua generalmente si prosciugano. Ma la morte di massa degli elefanti del Botswana ha ancora dei dettagli scientifici da chiarire. “Abbiamo ancora molte domande a cui rispondere, come perché solo gli elefanti e perché solo quella zona – ha concluso Reuben – Abbiamo una serie di ipotesi che stiamo indagando”.

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