Un intervento breve e dai toni elettorali, registrato alla Casa Bianca per la 75esima assemblea generale delle Nazioni Unite – quest’anno per la prima volta su Zoom – e incentrato su un unico avversario: la Cina. Donald Trump – che ha parlato per 7 minuti, assai meno dei 17 a disposizione di ogni leader mondiale -, ha di nuovo ribadito che Pechino “ha infettato il mondo” e dunque è responsabile di “questa piaga”. Cioè quello che chiama ‘China virus’ o ‘nemico invisibile’, che “ha provocato un numero enorme di vittime in 188 Paesi”. Definizioni usate più volte sia davanti ai suoi sostenitori in campagna elettorale sia durante i mesi di pandemia, durante i quali ha duramente attaccato l’Organizzazione mondiale della Sanità, definendola un “burattino” di Pechino.
Ma gli attacchi non si fermano al coronavirus, e si spingono sul fronte dei temi ambientali: “Coloro che attaccano l’America ignorano il crescente inquinamento causato dalla Cina. Vogliono solo punire l’America, non lo permetterò. Gettano plastica negli oceani – ha aggiunto Trump – ed emettono più mercurio tossico di ogni altro Paese”. Tutte accuse respinte dal presidente Xi Jinping: “La pandemia va affrontata insieme, uniti, e seguendo la scienza. Ogni tentativo di politicizzare o stigmatizzare la pandemia deve essere respinto”.
“L’Onu si concentri sui veri problemi del mondo”. Ma l’ambiente non c’è – Trump ha quindi esortato l’Onu a “concentrarsi, se vogliono essere un’organizzazione efficiente, sui i veri problemi del mondo, come “il terrorismo“, ha proseguito il presidente americano citando una lista in cui ovviamente non compariva il clima, “l’oppressione delle donne, il lavoro forzato, il traffico della droga, il traffico degli esseri umani, la persecuzione religiosa e la pulizia etnica delle minoranze religiose”. Ha definito poi gli Stati Uniti “creatori di pace”, ricordando “la storica svolta con due accordi di pace in Medio Oriente dopo decenni di mancati progressi” e sottolineando che con lui l’America svolge questa funzione anche mettendo sul tavolo la “sua forza“, pur “pregando Dio di non doverla mai usare”. Il presidente americano, oltre agli ‘accordi di Abramo’ tra Israele, Emirati e Bahrein, ha poi rivendicato anche “l’accordo di pace tra Serbia e Kosovo” e il lavoro “per mettere fine alla guerra in Afghanistan e portare a casa le nostre truppe”, ricordando di aver speso “2,5 trilioni di dollari negli ultimi 4 anni per il nostro esercito”. Suo, dice, il merito di aver “rivitalizzato la Nato” spingendo gli altri membri dell’Alleanza Atlantica a contribuire maggiormente, tema che da mesi è terreno di scontro con la Germania. Non è mancato poi un riferimento all’Iran: “Ci siamo ritirati dal terribile accordo sul nucleare – ha continuato – ed imposto durissime sanzioni al principale sponsor del terrorismo”.
Covid, vaccino e ‘America first’ – Nei sette minuti di intervento ha lasciato ampio spazio anche all’esaltazione del suo lavoro contro Covid, senza ricordare però che gli Stati Uniti sono il primo Paese al mondo per numero di contagi e vittime, che oggi superano le 200mila. Per sconfiggerlo, ha detto, “abbiamo lanciato la mobilitazione più aggressiva dalla Seconda Guerra Mondiale“, e ha rivendicato i progressi fatti sul fronte della costruzione dei ventilatori polmonari, delle cure, e dei vaccini, tre dei quali “arrivati alle fasi finali della sperimentazione“, mentre già se ne stanno producendo milioni di dosi. “Distribuiremo un vaccino, sconfiggeremo il virus, e metteremo fine alla pandemia ed entreremo in un’era di prosperità, pace e cooperazione senza precedenti”.
Tornando poi ad attaccare multilateralismo e globalizzazione all’Onu, ha ribadito il suo messaggio nazionalista dell’America first. “Per decenni le stesse stanche voci hanno proposto le stesse soluzioni fallimentari per puntare ad ambizioni globali ma alle spese del proprio popolo. Ma solo quando ti occupi prima dei tuoi propri cittadini, puoi trovare le vere basi per la cooperazione“. Dicendosi orgoglioso del suo slogan elettorale diventato agenda di governo, il presidente americano ha auspicato che anche gli altri leader del mondo “facciano lo stesso” mettendo le proprie popolazioni al primo posto. “Noi sappiamo anche che la prosperità dell’America è la base per la libertà e la sicurezza in tutto il mondo. In appena tre anni, abbiamo costruito la più grande economia della storia”. Più che un intervento all’Assemblea Onu, un comizio davanti al mondo in vista del 3 novembre.