Botta e risposta tra il virologo dell'Università di Padova che da Londra ha seguito i risultati delle elezioni in Veneto: "Se non fosse stato per me avrebbe combinato un disastro. Il 28 febbraio parlò di epidemia mediatica, poi si è preso il merito e non ho potuto tacere". Il governatore: "Si commenta da sè”
“L’intervista del professor Crisanti? Si commenta da sè”. Luca Zaia, il giorno dopo la vittoria, si permette di liquidare in quattro parole – senza rispondere – le dichiarazioni del virologo dell’Università di Padova che da Londra ha seguito i risultati delle elezioni. “I veneti hanno premiato Zaia per come ha gestito l’epidemia, con tutti i meriti e le contraddizioni del caso”, ha detto Crisanti. E ha aggiunto: “In una situazione disastrosa il presidente mi ha dato retta seguendo l’evidenza scientifica. Se non fosse stato per me, Zaia avrebbe combinato un disastro. Il 28 febbraio parlò di epidemia mediatica, poi si è preso il merito e non ho potuto tacere. L’ho trovata una debolezza umana, ma non mi sono fatto mettere i piedi in testa e ho difeso i meriti miei e dell’Università di Padova”.
Tra i due non corre più buon sangue, perlomeno da quando Crisanti provò a criticare la struttura della Sanità veneta e venne contattato per una candidatura nelle votazioni supplettive in provincia di Verona per un posto di senatore. Zaia non commenta, ma Andrea Crisanti non è stato tenero. “Sarebbe doloroso per Zaia riconoscere i miei meriti. La gratitudine è un sentimento raro che talvolta genera ostilità. Ma io sono una persona libera, dopo 25 anni all’Imperial college di Londra non devo niente a nessuno”. E la candidatura? “Mi fu offerta al Senato per il centrosinistra e il M5s, ma preferisco rimanere uno scienziato. E’ così che mi sento più utile. Magari quando andrò in pensione ci penserò, ma mancano cinque anni”. Alla domanda sulla sua collocazione politica, Crisanti ha risposto: “Sono contro le diseguaglianze e per le pari opportunità. Mi piaceva la terza via di Blair, mentre ho sofferto l’era Corbin. Sicuramente non sono di destra. In Italia trovo nel Pd un punto di riferimento, anche se è dilaniato da tante contraddizioni. Mi sento un liberal senza casa, attento alla giustizia sociale. Ho dedicato anni a contrastare le epidemie del terzo mondo”.