Movimento 5stelle e Partito democratico uno contro l’altro al ballottaggio. Succede a Manduria, comune della provincia di Taranto e punto di incontro delle tre province che formano il Salento. Una terra difficile, spinosa in cui si scontreranno il prossimo 4 ottobre il candidato dem Domenico Sammarco e Gregorio Pecoraro sostenuto dai pentastellati. Negli ultimi due anni il Comune è stato commissariato dopo lo scioglimento del consiglio per infiltrazione mafiose. Quel territorio che unisce le province di Taranto, Brindisi e Lecce è ancora un baluardo della Sacra Corona Unita: per anni è stata la roccaforte di Vincenzo Stranieri, detto “Stellina”, il boss che ininterrottamente dal 1992 è detenuto ancora oggi al 41 bis. Ma per molti quella storia lontana è stata dimenticata.
Oggi, a Manduria, i circa 30mila abitanti vivono di terra e acciaio: qui alla fine degli anni ’60 nacque la figura del “metalmezzadro” raccontata da Walter Tobagi, contadini che con l’arrivo dell’Italsider a Taranto dividevano la loro giornata tra il lavoro nei campi e quello in fabbrica. Di Manduria è Luigi Capogrosso, storico direttore dell’Ilva gestita dai Riva e oggi uno dei principali imputati nei tanti processi per l’inquinamento della fabbrica. “L’Ilva oggi è pericolosa per gli operai, una fabbrica in quelle condizioni deve smettere di produrre”, spiega Giuse Alemanno, scrittore ed ex operaio Ilva: lui ha scelto l’incentivo e ha chiuso per sempre quel capitolo della sua vita. Oggi è uno dei sostenitori di Pecoraro, ma sogna un cambiamento netto per la sua città. “I giovani, soprattutto quelli in una fascia d’età produttiva sono andati via da Manduria: l’età media è alta e questo è un problema grave. La situazione è terribilmente contraddittoria. La nostra comunità paga a caro prezzo il disordine istituzionale che diventa danno sociale”.
Già, perché Manduria negli ultimi anni è balzata agli onori della cronaca nazionale per il caso degli “orfanelli”, la gang di minorenni che ha torturato l’anziano Antonio Staino, morto qualche giorno dopo a causa dei traumi psicologici subiti durante quelle umilianti spedizioni punitive. “Lo scioglimento del consiglio comunale per mafia – aggiunge Alemanno – lascia supporre che l’influenza della criminalità organizzata sia fortissima, ma la realtà cittadina è diversa. La Sacra corona unita influenza un numero esiguo di persone, ma ha conseguenza su tutta città: pensare a Manduria come città mafiosa è sbagliato, è una città sana, con una storia ultra millenaria e una dignità che va difesa da questo approccio nonostante le oggettive difficoltà sociali venute a galla”.
In questo clima, quindi, dovranno confrontarsi i due candidati dei partiti che a Roma, insieme, governano l’Italia. Il centrodestra, con il candidato Lorenzo Bullo, non ha sfondato: nonostante il comizio di Matteo Salvini di fronte a una piazza gremita, i sovranisti sono rimasti al palo. Il commercialista Gregorio Pecoraro, sostenuto da 5stelle e liste civiche di centrosinistra, non è nuovo alla politica, anzi: proprio a Manduria è già stato sindaco più di 15 anni fa. I grillini, insomma, non hanno avuto remore a puntare su chi aveva già vestito in passato altre casacche. Nessun accordo con il Pd, però, che ha scelto come candidato primo cittadino l’avvocato Domenico Sammarco, responsabile per anni della locale Proloco e a cui anche Alemanno riconosce un grande impegno per il territorio. Il futuro di questa piccola terra martoriata, quindi, dovrà essere scritta da una delle due forze di governo: l’accordo per il momento appare un’ipotesi lontana. “Alleanze? Io penso che solo imbecilli non trovino punti di contatto – aggiunge lo scrittore operaio – e tra persone ragionevoli si può scegliere di condividere un obiettivo e le risorse per raggiungerlo. Ora però c’è una contrapposizione e sarei presuntuoso a ipotizzare scenari futuri. Quello che so è che c’è bisogno di gente che si sacrifichi. Non è retorica, davvero: qua sta stiamo veramente inguaiati”.
Elezioni 2020
Comunali, il caso di Manduria: Pd e M5s uno contro l’altro al ballottaggio nella città sciolta per mafia nel 2018
Il prossimo 4 ottobre il candidato dem Domenico Sammarco sfiderà alle urne Gregorio Pecoraro, sostenuto dai pentastellati, in una realtà di 30mila abitanti dove si vive di terra e acciaio. I sovranisti al palo nonostante il comizio di Matteo Salvini di fronte a una piazza gremita. Giuse Alemanno (scrittore ed ex operaio Ilva): "La nostra comunità paga a caro prezzo il disordine istituzionale che diventa danno sociale"
Movimento 5stelle e Partito democratico uno contro l’altro al ballottaggio. Succede a Manduria, comune della provincia di Taranto e punto di incontro delle tre province che formano il Salento. Una terra difficile, spinosa in cui si scontreranno il prossimo 4 ottobre il candidato dem Domenico Sammarco e Gregorio Pecoraro sostenuto dai pentastellati. Negli ultimi due anni il Comune è stato commissariato dopo lo scioglimento del consiglio per infiltrazione mafiose. Quel territorio che unisce le province di Taranto, Brindisi e Lecce è ancora un baluardo della Sacra Corona Unita: per anni è stata la roccaforte di Vincenzo Stranieri, detto “Stellina”, il boss che ininterrottamente dal 1992 è detenuto ancora oggi al 41 bis. Ma per molti quella storia lontana è stata dimenticata.
Oggi, a Manduria, i circa 30mila abitanti vivono di terra e acciaio: qui alla fine degli anni ’60 nacque la figura del “metalmezzadro” raccontata da Walter Tobagi, contadini che con l’arrivo dell’Italsider a Taranto dividevano la loro giornata tra il lavoro nei campi e quello in fabbrica. Di Manduria è Luigi Capogrosso, storico direttore dell’Ilva gestita dai Riva e oggi uno dei principali imputati nei tanti processi per l’inquinamento della fabbrica. “L’Ilva oggi è pericolosa per gli operai, una fabbrica in quelle condizioni deve smettere di produrre”, spiega Giuse Alemanno, scrittore ed ex operaio Ilva: lui ha scelto l’incentivo e ha chiuso per sempre quel capitolo della sua vita. Oggi è uno dei sostenitori di Pecoraro, ma sogna un cambiamento netto per la sua città. “I giovani, soprattutto quelli in una fascia d’età produttiva sono andati via da Manduria: l’età media è alta e questo è un problema grave. La situazione è terribilmente contraddittoria. La nostra comunità paga a caro prezzo il disordine istituzionale che diventa danno sociale”.
Già, perché Manduria negli ultimi anni è balzata agli onori della cronaca nazionale per il caso degli “orfanelli”, la gang di minorenni che ha torturato l’anziano Antonio Staino, morto qualche giorno dopo a causa dei traumi psicologici subiti durante quelle umilianti spedizioni punitive. “Lo scioglimento del consiglio comunale per mafia – aggiunge Alemanno – lascia supporre che l’influenza della criminalità organizzata sia fortissima, ma la realtà cittadina è diversa. La Sacra corona unita influenza un numero esiguo di persone, ma ha conseguenza su tutta città: pensare a Manduria come città mafiosa è sbagliato, è una città sana, con una storia ultra millenaria e una dignità che va difesa da questo approccio nonostante le oggettive difficoltà sociali venute a galla”.
In questo clima, quindi, dovranno confrontarsi i due candidati dei partiti che a Roma, insieme, governano l’Italia. Il centrodestra, con il candidato Lorenzo Bullo, non ha sfondato: nonostante il comizio di Matteo Salvini di fronte a una piazza gremita, i sovranisti sono rimasti al palo. Il commercialista Gregorio Pecoraro, sostenuto da 5stelle e liste civiche di centrosinistra, non è nuovo alla politica, anzi: proprio a Manduria è già stato sindaco più di 15 anni fa. I grillini, insomma, non hanno avuto remore a puntare su chi aveva già vestito in passato altre casacche. Nessun accordo con il Pd, però, che ha scelto come candidato primo cittadino l’avvocato Domenico Sammarco, responsabile per anni della locale Proloco e a cui anche Alemanno riconosce un grande impegno per il territorio. Il futuro di questa piccola terra martoriata, quindi, dovrà essere scritta da una delle due forze di governo: l’accordo per il momento appare un’ipotesi lontana. “Alleanze? Io penso che solo imbecilli non trovino punti di contatto – aggiunge lo scrittore operaio – e tra persone ragionevoli si può scegliere di condividere un obiettivo e le risorse per raggiungerlo. Ora però c’è una contrapposizione e sarei presuntuoso a ipotizzare scenari futuri. Quello che so è che c’è bisogno di gente che si sacrifichi. Non è retorica, davvero: qua sta stiamo veramente inguaiati”.
Articolo Precedente
Regionali Toscana, a Stazzema vince Ceccardi che nel 2018 celebrò la Liberazione con una parata di SS: “Voto locale non è ideologizzato”
Articolo Successivo
Val d’Aosta, dopo la condanna e la sospensione Rollandin torna in consiglio. Lega prima, ma Pd pronto ad allearsi con gli autonomisti
Gentile lettore, la pubblicazione dei commenti è sospesa dalle 20 alle 9, i commenti per ogni articolo saranno chiusi dopo 72 ore, il massimo di caratteri consentito per ogni messaggio è di 1.500 e ogni utente può postare al massimo 150 commenti alla settimana. Abbiamo deciso di impostare questi limiti per migliorare la qualità del dibattito. È necessario attenersi Termini e Condizioni di utilizzo del sito (in particolare punti 3 e 5): evitare gli insulti, le accuse senza fondamento e mantenersi in tema con la discussione. I commenti saranno pubblicati dopo essere stati letti e approvati, ad eccezione di quelli pubblicati dagli utenti in white list (vedere il punto 3 della nostra policy). Infine non è consentito accedere al servizio tramite account multipli. Vi preghiamo di segnalare eventuali problemi tecnici al nostro supporto tecnico La Redazione
Economia & Lobby
Tagliati 1,5 miliardi per la manutenzione delle strade: vanno al Ponte. Fiducia sulla manovra. Opposizioni: “Vergogna”. Il no profit: “Delusi”
Politica
Migranti e Paesi sicuri, la Cassazione ha smontato le tesi del Governo Meloni: “Il potere di accertamento del giudice non può essere limitato” – la sentenza
Mondo
Putin: “Obiettivi vicini. Zelensky illegittimo, dovevo attaccare prima”. Il presidente ucraino: “Garanzie Ue insufficienti, Trump uomo forte”
Roma, 19 dic (Adnkronos) - "La Corte di Cassazione ha stabilito in maniera chiara e netta che la competenza di decidere se un Paese è o meno sicuro spetta al governo. Quindi non i singoli giudici. La conferma che il governo Meloni aveva ragione e che le sentenze con cui i giudici hanno annullato i trasferimenti in Albania dei migranti sbarcati illegalmente sulle nostre coste erano sbagliate. Cosa diranno adesso Schlein e gli altri esponenti delle opposizioni, insieme alla grancassa dei loro house organ, dinanzi a questa sentenza che decreta il loro ennesimo fallimento? Per quanto ci riguarda continuiamo ad andare avanti, consapevoli che tutta l’Europa guarda all’Italia come un modello nel contrasto all’immigrazione illegale”. Lo dichiara il presidente dei senatori di Fratelli d’Italia Lucio Malan.
Roma, 19 dic (Adnkronos) - "Hai fatto la cosa giusta". Così, su Twitter, Elon Musk replica al commento che Matteo Salvini aveva fatto al post del patron di Tesla sul caso Open arms.
Roma 19 dic (Adnkronos) - "I delinquenti sono quelli che vogliono Salvini in galera". Lo scrive sui social Francesco Storace.
Roma, 19 dic (Adnkronos) - "Sono contento che abbiano assolto Renzi, che non finisca in galera. Io voglio vincere le elezioni perchè la gente ci dà fiducia, non perchè arrestano tutti gli altri". Lo ha detto Matteo Salvini in una diretta social.
Roma 19 dic (Adnkronos) - - "Se mi dichiareranno innocente sarò felice per i miei figli e perchè ho fatto il mio lavoro. Se mi dichiareranno colpevole sarò felice lo stesso, non mi pento assolutamente di nulla, ho difeso da immigrati clandestini e trafficanti il mio Paese. Sarebbe un problema per l'Italia e gli italiani, con un ministro che bloccava gli sbarchi condannato immaginate voi trafficanti, scafisti e delinquenti dove verrebbero e porterebbero questi disperati". Lo ha detto Matteo Salvini in una diretta social alla vigilia della sentenza del processo Open Arms.
Roma, 19 dic (Adnkronos) - "Chi non rischia, chi non va oltre l'ostacolo, non va da nessuna parte. Io, da 51enne, comunque vada sarò orgoglioso di quello che ho fatto". Lo ha detto Matteo Salvini in una diretta social alla vigilia della sentenza su Open Arms.
"Se mi assolvono ho fatto il mio dovere e bye bye sinistra. In in caso di condanna ricorreremo in appello, la riterrei una profonda ingiustizia e un danno non a me ma al Paese", ha spiegato il ministro dei Trasporti proseguendo: "Mi stanno arrivando migliaia di messaggi, ho preso l'aereo e tanti ragazzi mi hanno detto non mollare, bravo. Sono felice".
"Paura zero, mi sento come la canzone di Venditti 'Notte prima degli esami', mi sento orgoglioso e felice di quello che ho fatto. Domani è la sentenza di primo grado, poi c'è l'appello e la Cassazione. Tolgo qualche gioia a chi mi augura il male, se mi condannano farò ricorso e continuerò a fare il mio lavoro", ha proseguito Salvini.
Roma, 19 dic (Adnkronos) - "A me pare di poter dire, non temendo di essere smentita, che senza Nino Andreatta i cattolici democratici, dopo il terremoto della Prima Repubblica e il tracollo della Dc, probabilmente non avrebbero maturato la scelta del centrosinistra. E soprattutto che senza di lui non avrebbe visto la luce l’Ulivo, che io considero davvero una grande 'invenzione' politica". Lo ha detto Anna Ascani, cicepresidente della Camera e deputata dem, intervenendo alla presentazione del numero della rivista 'Arel' su Nino Andreatta.
"E non parlo di forma, di contenitore, ma di idealità, della possibilità che Andreatta e altri videro e perseguirono, di unire le culture popolari e riformiste di centro e di sinistra chiudendo la lunga stagione che le aveva viste contrapposte e, ancora più importante, di consentire attraverso la 'contaminazione' tra cultura cattolico-democratica, socialista, laica, ambientalista la nascita del Partito democratico. Non sarei qui oggi, non saremmo qui in tanti, senza la visione di Nino Andreatta e di chi allora credette in quella scommessa", ha aggiunto.