Una leggerezza così grande non si era mai vista. Anzi, si era vista fin troppo spesso. Perché il pasticcio dell’iscrizione in lista di Diawara che è costato alla Roma una sconfitta a tavolino non rappresenta certo un inedito nel calcio internazionale. Sono tanti, infatti, i risultati sul campo ribaltati (o resi ancora più duri) da una sentenza del giudice sportivo. Qualche club si è ritrovato a maledire una pec mai arrivata a destinazione, altri una squalifica rimediata da un calciatore con un’altra maglia e finita nel dimenticatoio, altri ancora un improvviso errore di calcolo negli extracomunitari da mandare in campo. Senza dimenticare anche i casi di petardi e monetine piovute sul terreno di gioco e i clamorosi blackout all’impianto di illuminazione dello stadio. Ecco le dieci vittorie a tavolino che, per motivi diversi, sono entrate nella storia.
7 settembre 1969, Coppa Italia, Lazio – Roma 0-2 (0-1 sul campo)
Trentasei squadre divise in 9 gironi. Alla fine degli anni Sessanta la Coppa Italia è un torneo ancora piuttosto macchinoso. Roma e Lazio, allenate rispettivamente da Helenio Herrera e Juan Carlos Lorenzo, si sfidano nell’ultima giornata. I giallorossi sono favoriti, ma a fare la partita sono i biancocelesti. Peirò porta in vantaggio la Roma, ma nel secondo tempo succede di tutto. Mentre Lorenzo viene espulso, la Lazio sbaglia prima un rigore con Marchesi, poi colpisce due traverse. Il pareggio sembra a portata di mano, ma ad aiutare i giallorossi ci pensa un guasto all’impianto di illuminazione. I riflettori si spengono e si accendono a singhiozzo fino a quando, a 3’ dalla fine, l’Olimpico sprofonda nel buio. La Lega omologa lo 0-2 a tavolino riconoscendo alla Lazio la responsabilità oggettiva in quanto squadra ospitante. Quasi 2 mesi dopo va in scena il derby di campionato. La Roma vince 2-1 sul Corriere dello Sport i tifosi giallorossi lanciano un messaggio all’allenatore avversario: “A Lore’, stavolta te ce voleva un’eclissi”.
13 dicembre 1987, Serie A, Milan – Roma 0-2 (1-0 sul campo)
Sono le 15,31 quando il portiere della Roma Franco Tancredi si china per raccogliere un rotolo di carta igienica e buttarlo fuori dal campo. È in quel momento che dai distinti piovono giù due petardi. Il primo colpisce l’estremo difensore al ginocchio destro e lo fa cadere a terra. Il secondo gli esplode vicino alla mascella. Tancredi perde i sensi e rimane fermo immobile. Ma la situazione è più grave del previsto. Il cuore del portiere giallorosso si ferma per un istante e il medico sociale, il dottor Ernesto Alicicco, gli pratica un massaggio cardiaco. Tancredi si riprende negli spogliatoi e dice a Dino Viola: “Il gioco del calcio qui finisce, mi vergogno, non voglio più giocare a pallone”. Un rigore di Virdis regala la vittoria al Milan, ma il giudice sportivo ribalta il risultato e assegna il successo per 0-2 agli ospiti.
8 aprile 1990, Serie A, Atalanta – Napoli 0-2 (0-0 sul campo)
Difficile trovare una vittoria a tavolino più decisiva per l’assegnazione del campionato. Nel 1990 Milan e Napoli lottano punto a punto per lo scudetto. A quattro giornate dalla fine i partenopei volano a Bergamo mentre i rossoneri, avanti di appena una lunghezza, giocano contro il Bologna. Quando mancano 13’ alla fine della sfida contro la Dea, Alemão stramazza a terra. L’arbitro, il signor Agnolin, si avvicina al calciatore e raccoglie na monetine da 100 lire. Dopo un paio di minuti il brasiliano viene sostituito da Zola. Il pubblico è convinto che si tratti di una sceneggiata e l’atmosfera diventa rovente. Il calciatore viene accompagnato in ospedale, ma i medici riscontrano solo la presenza di un’abrasione e non di un taglio. Luciano Moggi, allora dg del Napoli, fa ricorso alla giustizia sportiva. E i partenopei, che vincono 0-2 a tavolino, riescono a riprendere i rossoneri e a vincere lo scudetto.
20 marzo 1991, Quarti di finale di Coppa Campioni, Olympique Marsiglia – Milan 3-0 (1-0 sul campo)
Dopo l’1-1 di San Siro, al Velodrome il Milan è costretto a vincere. Solo che al 75’ Chris Waddle segna l’1-0 per i padroni di casa. Quando manca una manciata di minuti alla fine, un riflettore dello stadio smette di funzionare. L’arbitro, lo svedese Bo Karlsson, decide di sospendere il match in attesa di capire se sia possibile riprendere. Alcuni giocatori del Milan come Baresi e Gullit affermano di non voler continuare la partita. Poco dopo si crea una situazione surreale. Il riflettore si riaccende, anche se solo parzialmente, e l’arbitro ordina di riprendere il gioco. È allora che Adriano Galliani scende alla tribuna, entra in campo e invita i giocatori rossoneri a rientrare negli spogliatoi dicendo: “Via, andiamo via”. Il Diavolo pensa di poter rigiocare il match, ma in vece perderà a tavolino.
13 settembre 1994, Coppa Uefa, CSKA Sofia – Juventus 0-3 (sul campo 3-2)
Un esordio da dimenticare. Oppure no. Nei trentaduesimi di finale di Coppa Uefa, infatti, la Juventus pesca i bulgari del CSKA Sofia. La gara di andata finisce 3-2 per i padroni di casa, che si impongono grazie a una doppietta di Mihtarski e al gol di Radukanov (di Porrini e Del Piero le reti bianconere). Qualcosa però non torna. E dopo due giorni la Juventus presenta ricorso. Secondo la dirigenza della Vecchia Signora il CSKA aveva perfezionato l’acquisto di Mihtarski dopo il 15 agosto, termine ultimo per il suo inserimento nella lista per le competizioni internazionali. La Uefa controlla e dà ragione ai bianconeri. La Juve vince 0-3 a tavolino e poi si impone per 5-1 nella sfida di ritorno.
10 ottobre 2001, Primo turno Coppa del Re, Novelda – Valencia 3-0 (0-1 sul campo)
Il primo turno di Coppa del Re dovrebbe essere piuttosto morbido per il Valencia. I pipistrelli di Rafa Benitez, infatti, pescano il Novelda, squadra del Comunità Autonoma valenciana gemellata con Carrara e famosa in tutto il mondo per il suo marmo. Gli ospiti sono in vantaggio di un gol quando, a un minuto dalla fine Benitez, manda in campo il centrocampista romeno Dennis Șerban. Niente di particolarmente strano se non per un unico dettaglio: il calciatore è extracomunitario. E in campo ci sono già Ayala, Djukic e Aimar. Il regolamento parla chiaro: non possono essere schierati più di tre extracomunitari contemporaneamente, così il Valencia viene eliminato.
15 settembre 2004, Champions League, Roma – Dinamo Kiev 0-3 (sul campo 0-1)
Un’annata compromessa prima ancora di iniziare. Per i tifosi romanisti l’estate del 2004 assomiglia molto a un incubo ad occhi aperti. Dopo aver garantito di non essere interessato alla panchina della Juventus, Fabio Capello decide di abbandonare la Capitale per trasferirsi proprio a Torino. Ma non finisce qui. Perché la difficile situazione economica costringe i giallorossi a cedere Emerson, Samuel e Zebina. Sensi affida la squadra a Prandelli, che a fine agosto rassegna le dimissioni per restare vicino alla moglie malata. Così al suo posto viene chiamata un’icona romanista come Rudi Voeller. L’esordio in Champions è da brividi. Nel vero senso della parola. Quando le squadre rientrano negli spogliatoi per l’intervallo la Roma è sotto per 0-1. Solo che una monetina lanciata dagli spalti centra la fronte dell’arbitro, l’assicuratore svedese Anders Frisk. Le immagini fanno il giro del mondo. Il fischietto svedese si accascia a terra mentre il sangue gli cola giù lungo la faccia. La Roma andrà incontro a una punizione esemplare: sconfitta per 0-3 a tavolino e obbligo di giocare le altre due partite del girone a porte chiuse.
6 agosto 2014, Terzo turno preliminare di Champions League, Celtic – Legia Varsavia 3-0 (sul campo 0-2).
Dalla gioia più dolce alle lacrime più amare in pochi secondi. La Champions League è la competizione dove tutto può cambiare in pochi secondi. Una lezione che il Legia Varsavia ha imparato sulla propria pelle. Nel terzo turno preliminare della Champions del 2004 i polacchi affrontano gli scozzesi del Celtic. E non c’è partita. Nella gara d’andata, in casa, il Legia si impone per 4-1. Nel return match al Celtic Park la musica non cambia: finisce 0-2. I biancoverdi salutano la coppa senza mai essere stati in partita. Eppure passeranno il turno. Sì, perché la squadra di Varsavia ha schierato Bartosz Bereszynski, che in realtà è squalificato. La Uefa accoglie il ricorso degli scozzesi e cambia il finale del Celtic Park. Con il 3-0 a tavolino gli Hoops passano il turno grazie ai gol in trasferta. Per i polacchi è un’ingiustizia, tanto che il comproprietario del Legia, Dariusz Mioduski, scrive agli avversari proponendo di rigiocare la partita “per risolvere la questione onorevolmente”. Gli scozzesi rifiutano l’invito ma verranno eliminati dal Maribor al playoff. Tre settimane più tardi i tifosi polacchi esporranno una gigantesca coreografia con un maiale all’interno del simbolo dell’Uefa e con tanto di scritta “perché il calcio non conta, contano solo i soldi”.
2 dicembre 2015, Quarto turno di Coppa del Re, Cadice – Real Madrid 3-0 (1-3 sul campo)
Una partita senza colpi di scena. Almeno sul campo. Perché l’allenatore delle meringhe Rafa Benitez (ancora lui) decide di dare una maglia a un talento russo di 25 anni. Si chiama Denis Cheryshev e ha giocato solo 44’ spalmati in due presenze in campionato. L’esterno segna il primo gol del match contro il Cadice e diventa protagonista. Soprattuto a fine partita. Perché Cheryshev era tornato in estate alla casa blanca e nessuno si era accorto che durante il suo prestito al Villarreal aveva rimediato una squalifica per la Coppa del Re. Il Real perde 3-0 a tavolino senza poter giocare il ritorno.
28 agosto 2016, Serie A, Sassuolo – Pescara 0-3 (sul campo 2-1)
Tutta colpa della pec. Nella seconda giornata del campionato 2016/2017 il Sassuolo di Eusebio Di Francesco batte 2-1 il Pescara grazie alle reti di Berardi e Defrel. I festeggiamenti, però, durano poco. Al 65’ il mister neroverde manda in campo Antonino Ragusa, appena prelevato dal Cesena. Solo che nessuno aveva inserito il nome del neoacquisto nella lista che doveva essere spedita alla Lega tramite posta certificata il giorno precedente al match. Il Sassuolo presenta ricorso contro la decisione del giudice sportivo, ma la Corte sportiva d’appello darà ragione al Pescara.