Dopo quattro giorni in mare senza indicazioni, la Alan Kurdi si sta dirigendo verso il porto di Marsiglia con 125 persone a bordo. La ong tedesca stava attendendo l’assegnazione di un porto sicuro per sbarcare dopo che sabato scorso, 19 settembre, aveva salvato 133 persone in mare. Il 22 settembre ha dovuto far sbarcare 8 persone per controllare le loro condizioni mediche. Le indicazioni per l’approdo non sono arrivate né da Malta né dall’Italia, così la nave ha deciso di proseguire verso la Francia. “Non sappiamo come reagirà il governo francese alla nostra richiesta di assistenza – ha detto Gordon Isler, fondatore di Sea-Eye, la ong tedesca a cui fa riferimento la nave Alan Kurdi – Ma crediamo nel sostegno del popolo francese e che non lascerà che l’Alan Kurdi resti bloccata a largo di Marsiglia”.
“Dopo il salvataggio di 133 vite, non esiste ancora un centro di controllo di emergenza che si senta responsabile della gestione o del coordinamento del soccorso”, aveva scritto su Twitter Isler. Rifiuto totale da Malta, mentre il Coordinamento delle Capitanerie di Porto italiano si è messo in contatto con il centro di controllo tedesco a Brema, da qui le richieste sono state inoltrate al Ministero dei Trasporti tedesco e al Ministero degli Esteri tedesco. Nella serata di martedì l’ong tedesca ha informato Italia, Malta, Germania e Francia delle intenzioni prese e ha rinnovato la richiesta di un porto sicuro. Ma non c’è stata nessuna risposta. Così, l’Alan Kurdi ha deciso di far rotta verso il suo porto di scalo, Marsiglia, dove la nave avrebbe dovuto attraccare per effettuare il cambio di equipaggio e prepararsi per la sua prossima missione.
Martedì 22 settembre la guardia costiera italiana ha evacuato dalla Alan Kurdi otto persone per le loro condizioni mediche. Si tratta di due donne, un uomo e cinque bambini, il più piccolo di soli cinque mesi. “Il dovere comune di coordinare le emergenze in mare non può finire nel silenzio e nell’inattività delle autorità, deve applicarsi fino al completamento dell’operazione con il trasferimento delle persone soccorse in un porto sicuro – ha sottolineato Jan Ribbeck, comandante delle operazioni della Alan Kurdi e membro del consiglio di Sea-Eye, critico nei confronti delle azioni delle autorità italiane e tedesche – Ora a causa di questa inattività, siamo costretti a dirigerci verso il nostro porto di scalo per il rifornimento e l’evacuazione più rapida e sicura possibile delle persone soccorse. Per evitare loro una traversata lunga e stressante, nelle prossime ore dovremo richiedere lo sbarco immediato di tutte le persone soccorse”, conclude Ribbek.