La Lega ha vinto nel Comune di Stazzema, città simbolo dell’antifascismo in Europa, sede del Museo della Resistenza e del Parco Nazionale della Pace, che ospita le spoglie dei 560 civili, in maggioranza donne e bambini, uccisi e bruciati dai fascisti e dalle SS il 12 agosto del 1944. Qui, gli abitanti hanno votato in maggioranza per Susanna Ceccardi, candidata regionale del Carroccio, già eurodeputata e sindaco di Cascina, in provincia di Pisa. Fu lei, nel 2018, a voler celebrare la Festa della Liberazione includendo una parata di SS per la città, per dare “uno sguardo alto e distante, ma comprensivo”. Da allora non ha cambiato idea. “Io non sono fascista né antifascista. Sono dalla parte dei temi”, ha detto in campagna elettorale.
In un paesino come Stazzema, che ha fatto dell’antifascismo dichiarato il suo marchio di fabbrica, tanto da lanciare l’anagrafe antifascista, l’adesione a questa affermazione suona singolare. Sicuramente lo è alle orecchie dei superstiti. “Come si fa a votare Lega? Gente che abita qui. Che vogliono? Che pretendono? Sarò ignorante. Uno che vota Lega non lo capisco, non lo comprendo. Sono amareggiato”, dice a Ilfattoquotidiano.it Enrico Pieri, scampato a 10 anni, nascosto nel sottoscala, ai fascisti e alle SS che gli sterminarono i nonni, le sorelline, il papà e la mamma incinta.
“La prima cosa che mi ha chiesto Enrico è stata quanti voti ci sono stati per la Lega solo nella frazione di Sant’Anna (12 voti per la Lega, 16 per il Pd, ndr). Un po’ di apprensione ce l’ha. Ma credo che si debbano distinguere nettamente le due cose. Non possiamo mettere sullo stesso piano i rigurgiti di fascismo che vediamo settimanalmente nel nostro Paese e il votare a destra, sono cose diverse. Le destre noi speriamo che si riconoscano nella nostra Costituzione, fino a prova contraria”, commenta al Fatto.it Graziano Lazzeri, figlio di due superstiti della strage, Adele Pardini e Luciano Lazzeri. Sua zia, Anna Pardini, fu la vittima più giovane dell’eccidio: aveva solo 20 giorni.
Secco il commento del sindaco di Stazzema, Maurizio Verona, del Pd. “Purtroppo l’onorevole Ceccardi è stata la più votata a Stazzema e in Provincia di Lucca e Massa Carrara, ma per fortuna dei cittadini Toscani ha perso e non sarà la presidente della Regione Toscana. Comunque il dato elettorale fa riflettere e da qui ripartiamo per invertire e crescere nuovamente come forze progressiste. Abbiamo troppo spesso dato la sensazione di pensare alle diatribe interne e poco ai problemi reali, e queste sono le conseguenze”.
Ma non c’è solo Stazzema. La Lega ha vinto con il 45,63 a Massa, che ospitò le stragi di Forno, Fosse del Frigido, Bergiola Foscalina. In quest’ultima, c’erano anche i repubblichini a uccidere 28 bimbi e ragazzi, di età compresa tra i 3 mesi e i 17 anni, e 43 adulti. La Lega ha vinto a Massarosa, teatro della strage della Sassaia, 60 persone fucilate dopo essere state torturate. “Come tutti gli anni, io c’ero alla commemorazione della Sassaia. Ma la campagna elettorale l’abbiamo impostata su temi di interesse regionale, a partire da sanità, rifiuti, risorsa idrica, infrastrutture, mobilità, che sono temi reali. Il tema fascismo-antifascismo non è mai stato all’ordine del giorno”, spiega al Fatto.it la leghista Elisa Montemagni, avvocato classe ’87, eletta per il secondo mandato in consiglio regionale, unica rappresentante versiliese.
Non la pensa così il nuovo presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani, eletto con il Pd, per il quale l’antifascismo deve essere dichiarato. “Ho presentato una proposta di legge statutaria affinché la parola antifascismo, con il carico di significato politico, culturale e civile che essa rappresenta, sia presente dentro al nostro Statuto”, aveva detto a luglio nei panni di presidente del Consiglio regionale.
Ma il risultato della Lega a Stazzema non è una novità. C’era stato almeno un precedente. “Già negli Anni 90, quando ancora si votava per la provincia di Lucca, si presentò come candidato presidente Enrico Grabau, per Alleanza Nazionale, ma veniva dal Msi. Fece scalpore la sua vittoria a Stazzema e anche nel seggio di Sant’Anna. L’essere stato teatro di un eccidio nazifascista non garantisce sulla scelta alle urne. Il voto non è così ideologizzato, quando voti un amministratore locale, valuti la persona, il candidato in carne ed ossa”, spiega al Fatto.it Luca Cinotti, caposervizio della redazione di Lucca del quotidiano Il Tirreno.
La pensa così anche Gianluca Fulvetti, professore di Storia Contemporanea all’Università di Pisa: “Ci sono motivazioni specifiche legate al contesto locale. Dipende che grado di protesta ha in quel momento il sindaco, se c’era un candidato della Ceccardi nella zona di riferimento. Certo, le politiche della memoria dovrebbero puntare di più ai giovani, anche attraverso i social”.