Il leader della Lega deposita le sue memorie in vista dell'udienza del 3 ottobre di fronte al gup di Catania, dove è accusato di sequestro di persona. In 50 pagine di documento, si legge che i 135 migranti a bordo della nave della Guardia costiera sono stati trattenuti per giorni, nel luglio 2019, in attesa di "concordare la redistribuzione in altri Paesi europei"
I “due scafisti” a bordo della nave, la necessità di “concordare con altri Paesi europei” il trasferimento di oltre 100 migranti e il rispetto della “volontà del popolo sovrano”. Tutto con il “pieno coinvolgimento del governo”. In circa 50 pagine di memoria difensiva, il leader della Lega Matteo Salvini ripercorre i giorni di fine luglio 2019, quando da ministro dell’Interno trattenne per giorni 135 persone a bordo della nave della Guardia Costiera Gregoretti. Vicenda per cui la procura di Catania guidata da Zuccaro aveva chiesto l’archiviazione, ma i giudici non sono stati di questo avviso e dopo nuove indagini hanno messo sotto accusa l’ex vicepremier per sequestro di persona, “aggravato dalla qualifica di pubblico ufficiale, dall’abuso dei poteri inerenti alle funzioni esercitate, nonché di avere commesso il fatto in danno di soggetti minori di età”. Dopo l’autorizzazione a procedere confermata dal Senato nel febbraio scorso, Salvini dovrà comparire di fronte al Gup il 3 ottobre.
Nel documento difensivo – i cui contenuti sono stati anticipati dal Carroccio – si legge che “la nave Gregoretti aveva a bordo 135 immigrati, risultato di due differenti operazioni di salvataggio effettuate dalle autorità italiane in acque maltesi su richiesta di La Valletta che – sotto pressione per altre operazioni analoghe – non sarebbe riuscita a garantire interventi tempestivi”. Tra le persone a bordo, sostiene l’ex capo del Viminale, “i medici non hanno ravvisato ‘casi sanitari gravi’, escludendo la necessità di una evacuazione medica“. Il Pos (Porto di sbarco sicuro) è stato individuato ad Augusta, in Sicilia, “alle 18,10 del 27 luglio 2019 dal comando generale delle Capitanerie di porto”. Sin dalla notte successiva, quindi, “la nave resta ormeggiata (con assistenza e costante flusso di viveri e farmaci), e il giorno dopo sbarcano i minori così come richiesto anche dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale per i minorenni di Catania”.
A suo dire, “a bordo non risultano episodi di insofferenza, e anzi vengono garantiti tre pasti completi al giorno con cucine in ottime condizioni igienico-sanitarie. Il 31 luglio viene fatto sbarcare un immigrato con sospetta tubercolosi e poche ore dopo (15,48) viene comunicata l’autorizzazione allo sbarco delle 115 persone ancora a bordo, operazione conclusa alle 16,53″. Perché tanta attesa? “Si era resa necessaria per concordare la redistribuzione in altri Paesi europei, con il pieno coinvolgimento del governo italiano”. Un punto, questo, su cui Salvini insiste molto, dal momento che proverebbe il presunto ruolo giocato anche dei suoi ex colleghi dell’esecutivo, anziché far ricadere solo su di lui la responsabilità dell’accaduto. In 50 pagine di memorie, il leader leghista si difende anche dall’accusa di sequestro. “Non si è verificata alcuna illecita privazione della libertà personale”, chiarisce. Tutto sarebbe avvenuto “in attesa dell’organizzazione del loro trasferimento presso la destinazione finale“. A bordo, inoltre, sarebbero stati presenti due scafisti. Fatto dimostrato “dall’anomalo ritrovamento di un dispositivo“. Il riferimento è a un Gps, occultato in uno zainetto, verosimilmente impiegato a scopo di orientamento in mare.