Jean Fabre ama Napoli e Napoli ama Jean Fabre. E così l’artista e drammaturgo più amato e controverso affida il suo ultimo e vaneggiante visionario “Resurrexit Cassandra”, un concerto di immagini, a Ruggero Cappuccio, direttore artistico di Napoli Teatro Festival. Una regia condivisa, dunque, visto che i testi sono di Cappuccio. Che potere verbale. Che forza visionaria. Che gioco sovrano fra immagini e parole. Cassandra, condannata a non essere mai creduta, perché ha rifiutato di farsi sedurre da Apollo, possiede sempre una straordinaria suggestione mitologica. Ma Jean Fabre la trasferisce ai nostri tempi. La sciamana, la santa, la profetessa di sciagure, grazie a Fabre/Cappuccio, resuscita dalla mitologia greca per metterci in guardia sulle sorti devastanti del nostro pianeta.
Cassandra ha il compito di tutelare il mondo dalla nostra ingordigia. “Rappresenta la madre primordiale, Madre Natura. Resurrexit Cassandra è un atto d’accusa contro l’inconcepibile piacere dell’autoinganno in cui si crogiola l’umanità: sappiamo bene tutto ciò che può accadere a noi stessi e al nostro pianeta, ma la brama di ingannarci è maggiore. Questa è la nostra vergogna e la nostra tragedia”, fa osservare Fabre.
Protagonista assoluta sul palco del Teatro Bellini è la bravissima attrice tedesca Stella Hoettler. Il suo monologo è in tedesco ( con la traduzione in sovrimpressione) e ripete ciò che sa da tanti anni, ci racconta cose terribili che vede con i suoi occhi visionari e che accadranno come il destino di sua madre, il lungo viaggio di Odisseo, l’omicidio di Agamennone, ma è condannata a non essere ascoltata, è solo una sciocca delirante.
Stella è corpo che brilla di luce propria, che sussurra, ulula, grida nei 26 minuti di orgasmo. Ma è’ una voce nel deserto che piange e si dispera.
Lo spettacolo è diviso in cinque tableaux vivants, cinque elementi della natura – Nebbia, Vento, Fuoco e Fumo, Vapore, Pioggia – che sono anche cinque elementi esoterici riguardanti le nostre esistenze, in ognuna di esse, Cassandra indossa abiti di colore diverso. All’inizio è sinuosa, seducente e convincente, alla fine una furia che sbraita “Maledetti…il mare ci ingoierà e la terra brucerà”.
Cappuccio ha definito il NTF un “festival del perturbante: perturba i benpensanti, le persone che pensavano che il teatro fosse qualcosa di specifico e invece scoprono che il teatro lo fanno gli arabi, i siriani, i libanesi, gli omosessuali, gli immigrati, le donne vittima di violenza. E’ perturbante perché la gente scopre che nel teatro non c’è solo una struttura, ma che ci sono spettacoli fondati sull’anti-trama e sull’anti-convenzionalità. E’ un festival che va a minare l’identità e apre all’idea delle pluri-identità che ci attraversano”, conclude il drammaturgo Cappuccio. Le parole di Cassandra riecheggiare nel vento, nella tempesta, nel fuoco. E quando la terra collasserà lei sarà finalmente creduta.
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