Votare subito online per una nuova leadership, che sia un singolo leader o un organo collegiale, oppure iniziare un percorso di avvicinamento agli Stati generali. E’ stato il capo politico Vito Crimi, aprendo l’assemblea dei parlamentari del Movimento 5 stelle, a illustrare i tre scenari possibili per il futuro del M5s. “Su questi vi chiedo di riflettere”, il suo esordio. La strada preferita dal gruppo è anche quella che chiedono da mesi: l’avvio di una fase congressuale. Crimi ha chiesto comunque un dibattito e annunciato che, nei prossimi giorni, saranno raccolti via mail i contributi dei portavoce. Una consultazione e non un voto. “Anziché”, ha spiegato, “decidere autonomamente, come prevede lo Statuto ho avviato un percorso di confronto con tutte le realtà“. “Il metodo è quello del coinvolgimento della nostra assemblea degli iscritti, da cui non si può prescindere”.
Il confronto, arrivato dopo la sconfitta alle Regionali, è stato reso necessario anche dai forti malumori dei gruppi verso i vertici del Movimento. “Vi chiedo di fare in fretta, perché mi sento delegittimato”, è il concetto espresso dal leader che sostituisce Luigi Di Maio da sette mesi. Ad emergere è stata soprattutto la necessità di tornare sui territori e confrontarsi con tutti i portavoce, evitando “i soliti caminetti”. Si è chiesta una soluzione “politica” e non solo tecnica. E ancora una volta si è evidenziata la necessità di far tornare la piattaforma Rousseau al Movimento. Intanto lunedì prossimo Crimi vedrà prima i rappresentanti regionali del M5s e poi la squadra di governo. La road map, insomma, che dovrebbe portare al primo vero congresso del Movimento 5 stelle è iniziata.
I tre scenari previsti da Crimi: “Se Stati generali, il percorso deve iniziare entro il 15 ottobre” – L’assemblea è stata convocata da Crimi poche ore dopo i risultati dell’election day e aveva come obiettivo prioritario quello di sbloccare una situazione di impasse che dura da troppi mesi. Il capo politico, con tanto di slide, ha spiegato cosa potrebbe succedere ora e chiesto ai parlamentari di esprimere osservazioni. Il primo scenario prevede il voto su Rousseau sul capo politico; il secondo prevede “una votazione esclusivamente sul tema governance con due step: governance monocratica o collegiale”. E se collegiale, dovrà essere scelto il modello. Infine il terzo scenario, prevede che “entro il 15 ottobre” siano convocate “assemblee regionali o provinciali con l’obiettivo di proporre un documento sintetico con l’indicazione delle questioni su cui il M5s deve interrogarsi. Nello stesso termine” ci sarà la “costituzione di una commissione composta da 10 persone, da individuare tra i portavoce Camera, Senato, Europa, regionali, comunali e membri del governo, scelti direttamente dalle singole realtà”. La commissione entro 10 giorni, utilizzando il lavoro già svolto nelle varie assemblee regionali, i documenti pervenuti, “predisporrà un compendio delle questioni su cui l’assemblea degli iscritti del Movimento si ritiene debba esprimersi: questioni organizzative; eventuali questioni che necessitano di argomento e studio”. Le questioni oggetto di votazione “saranno sottoposte al capo politico” che predisporrà una consultazione online.
“Chiedevate un percorso dal basso“, ha detto Crimi nel suo intervento, “ed è quello che sta avvenendo. Non state vedendo un post direttamente sul Blog con una decisione”. Ma, Crimi ha anche ricordato l’importanza della comunità di iscritti della piattaforma Rousseau per il Movimento: “Noi possiamo dare degli indirizzi, ma c’è, ricordiamocelo, l’assemblea degli iscritti è la nostra linea vitale e che ha l’intelligenza, collettiva, di capire e valutare cosa sta succedendo e dove andare. Anche a ferragosto ci sono stati quasi 50 mila votanti, abbiamo una forza potentissima”. E, ha concluso: “Questo dibattito è necessario”, però “vorrei ricordare anche che fuori il Paese ci chiede altro“. Quindi, “la stessa veemenza con cui dibattiamo tra di noi usiamola per parlare di come dovremo spendere i 209 miliardi del Recovery Fund”.
Il dibattito in assemblea – Subito dopo l’intervento di Crimi, si è aperto il dibattito. In generale, raccontano a ilfattoquotidiano.it alcuni dei presenti, i parlamentari si sono schierati per l’avvio degli Stati generali e contro il voto subito sulla leadership. Tra i primi a intervenire c’è stata la deputata Dalila Nesci che si è presentata come esponente della corrente Parole guerriere (di questa fanno parte tra gli altri Giuseppe Brescia e Luigi Gallo). Nesci ha definito “irricevibili” le proposte di voto online: la gestione della piattaforma Rousseau nelle mani di Davide Casaleggio è uno dei nodi che una parte dei parlamentari chiede di risolvere al più presto. Si chiede un confronto che coinvolga in maniera attiva i territori e i portavoce.
Un concetto condiviso anche dai senatori Emanuele Dessì e Primo Di Nicola. “Non è il momento della rissa… diamoci il tempo necessario per parlare alla nostra gente, i contenuti hanno bisogno di mesi”, ha detto Di Nicola. Le perplessità, espresse da alcuni dei parlamentari, riguardano il rischio che a un problema “politico si dia una risposta tecnica”. Per questo è stato chiesto che gli Stati generali inizino “il prima possibile” e che siano in un certo senso “permanenti”. “Se il tema”, ha detto ancora Di Nicola, “è la mancanza di identità, l’identità non te la dai facendo gli Stati generali in tre giorni”. Il gruppo ha quindi chiesto una “riflessione” su quanto fatto finora, sui successi e gli insuccessi. Una autoanalisi che, in maniera assembleare, non è mai stata fatta finora. Tra gli altri ha preso poi la parola il senatore Nicola Morra: ha parlato di “un tradimento degli ideali M5s con il metodo verticistico” e ha chiesto di rivitalizzare i Meetup.
All’assemblea non hanno partecipato molti dei big del Movimento. Non c’erano ad esempio Luigi Di Maio e Roberto Fico. Tra i pochi ministri presenti Fabiana Dadone e Federico D’Incà. E pure Lucia Azzolina che uscendo, ha commentato: “È una discussione complessa, è normale che sia così. Il Movimento ne ha bisogno”.
I malumori e le tensioni delle ultime settimane, Buffagni: “Basta fare gli struzzi” – Negli ultimi giorni l’impressione dentro e fuori il Movimento è che si sia arrivati a un punto di non ritorno: non è più possibile evitare una riorganizzazione e per farlo bisogna fare i conti con problemi troppe volte ignorati. Anche per questo, nei soli ultimi quattro giorni, molti dei principali esponenti si sono esposti più volte per chiedere un cambio di passo. Oggi lo ha ribadito Roberto Fico: “Basta con le battaglie intestine, dobbiamo avere una collegialità maggiore, perché alcuni problemi ancora vivi nel M5S derivano da verticismo troppo spinto che c’è stato”. E quelle parole, in molti, le hanno lette come un attacco all’ex capo politico (ancora molto presente) Luigi Di Maio. Un’altra riflessione che oggi ha fatto molto discutere è quella di Stefano Buffagni, viceministro M5s: “Io continuo la mia lotta”, ha scritto su Facebook, “anche se spesso è sfiancante e demotivante: l’inadeguatezza di certe scelte, di talune persone, e dei toni nel Movimento 5 stelle è alla base della situazione che stiamo affrontando. Spero finiremo di fare gli struzzi, capendo nei modi e nelle sedi giuste come cambiare, cacciando anche ‘i mercanti dal tempio'”.
Conte: “Io leader M5s? L’impegno di governo è assorbente”. E Zingaretti auspica una soluzione – In questi delicati equilibri interni, si inserisce la figura di Giuseppe Conte. Che oggi, intervistato da la Stampa, ha risposto a una domanda sulla possibilità che sia lui a guidare il Movimento. “Parliamo di una straordinaria esperienza che ha profondamente innovato la politica italiana e che ora è chiamata a compiere un salto che auspico avvenga all’esito di un confronto franco e sereno fra le varie anime. Per quanto mi riguarda, l’impegno di governo è assorbente e richiede la mia massima concentrazione”. Insomma, diventare guida del Movimento non è nei suoi piani imminenti, ma non esclude categoricamente di poter avere un ruolo (anche in vista della prossima legislatura). La principale preoccupazione dalle parti del governo è che, le dinamiche interne del Movimento, possano avere una cattiva influenza sulla maggioranza. Tanto che oggi in merito si è espresso anche il segretario Pd Nicola Zingaretti: “Non voglio fuggire alle domande”, ha detto, “ma non è corretto che sia io a mettere bocca, nel Movimento c’è dibattito ed è confermato che M5s è composito, non è un monolite da regalare alla destra di Salvini. Mi auguro che l’esito del confronto interno porti a capire che ora abbiamo una missione comune, abbiamo salvato l’Italia, ora abbiamo la missione di rilanciare l’economia, rimettere in campo un progetto, creare lavoro e combattere disuguaglianze”.
Politica
M5s, i tre scenari che Crimi ha presentato ai parlamentari: dal voto online per la leadership al percorso per gli Stati generali
La riunione congiunta di deputati e senatori è stata convocata per parlare di riorganizzazione del Movimento, alla luce della sconfitta alle Regionali e in vista del rinnovo della carica di capo politico. La maggioranza dei presenti ha scartato l'opzione di ricorrere alla piattaforma Rousseau e chiesto l'avvio di un percorso di condivisione dei temi con i territori. Nei prossimi giorni gli eletti saranno consultati via mail sulla road map da seguire
Votare subito online per una nuova leadership, che sia un singolo leader o un organo collegiale, oppure iniziare un percorso di avvicinamento agli Stati generali. E’ stato il capo politico Vito Crimi, aprendo l’assemblea dei parlamentari del Movimento 5 stelle, a illustrare i tre scenari possibili per il futuro del M5s. “Su questi vi chiedo di riflettere”, il suo esordio. La strada preferita dal gruppo è anche quella che chiedono da mesi: l’avvio di una fase congressuale. Crimi ha chiesto comunque un dibattito e annunciato che, nei prossimi giorni, saranno raccolti via mail i contributi dei portavoce. Una consultazione e non un voto. “Anziché”, ha spiegato, “decidere autonomamente, come prevede lo Statuto ho avviato un percorso di confronto con tutte le realtà“. “Il metodo è quello del coinvolgimento della nostra assemblea degli iscritti, da cui non si può prescindere”.
Il confronto, arrivato dopo la sconfitta alle Regionali, è stato reso necessario anche dai forti malumori dei gruppi verso i vertici del Movimento. “Vi chiedo di fare in fretta, perché mi sento delegittimato”, è il concetto espresso dal leader che sostituisce Luigi Di Maio da sette mesi. Ad emergere è stata soprattutto la necessità di tornare sui territori e confrontarsi con tutti i portavoce, evitando “i soliti caminetti”. Si è chiesta una soluzione “politica” e non solo tecnica. E ancora una volta si è evidenziata la necessità di far tornare la piattaforma Rousseau al Movimento. Intanto lunedì prossimo Crimi vedrà prima i rappresentanti regionali del M5s e poi la squadra di governo. La road map, insomma, che dovrebbe portare al primo vero congresso del Movimento 5 stelle è iniziata.
I tre scenari previsti da Crimi: “Se Stati generali, il percorso deve iniziare entro il 15 ottobre” – L’assemblea è stata convocata da Crimi poche ore dopo i risultati dell’election day e aveva come obiettivo prioritario quello di sbloccare una situazione di impasse che dura da troppi mesi. Il capo politico, con tanto di slide, ha spiegato cosa potrebbe succedere ora e chiesto ai parlamentari di esprimere osservazioni. Il primo scenario prevede il voto su Rousseau sul capo politico; il secondo prevede “una votazione esclusivamente sul tema governance con due step: governance monocratica o collegiale”. E se collegiale, dovrà essere scelto il modello. Infine il terzo scenario, prevede che “entro il 15 ottobre” siano convocate “assemblee regionali o provinciali con l’obiettivo di proporre un documento sintetico con l’indicazione delle questioni su cui il M5s deve interrogarsi. Nello stesso termine” ci sarà la “costituzione di una commissione composta da 10 persone, da individuare tra i portavoce Camera, Senato, Europa, regionali, comunali e membri del governo, scelti direttamente dalle singole realtà”. La commissione entro 10 giorni, utilizzando il lavoro già svolto nelle varie assemblee regionali, i documenti pervenuti, “predisporrà un compendio delle questioni su cui l’assemblea degli iscritti del Movimento si ritiene debba esprimersi: questioni organizzative; eventuali questioni che necessitano di argomento e studio”. Le questioni oggetto di votazione “saranno sottoposte al capo politico” che predisporrà una consultazione online.
“Chiedevate un percorso dal basso“, ha detto Crimi nel suo intervento, “ed è quello che sta avvenendo. Non state vedendo un post direttamente sul Blog con una decisione”. Ma, Crimi ha anche ricordato l’importanza della comunità di iscritti della piattaforma Rousseau per il Movimento: “Noi possiamo dare degli indirizzi, ma c’è, ricordiamocelo, l’assemblea degli iscritti è la nostra linea vitale e che ha l’intelligenza, collettiva, di capire e valutare cosa sta succedendo e dove andare. Anche a ferragosto ci sono stati quasi 50 mila votanti, abbiamo una forza potentissima”. E, ha concluso: “Questo dibattito è necessario”, però “vorrei ricordare anche che fuori il Paese ci chiede altro“. Quindi, “la stessa veemenza con cui dibattiamo tra di noi usiamola per parlare di come dovremo spendere i 209 miliardi del Recovery Fund”.
Il dibattito in assemblea – Subito dopo l’intervento di Crimi, si è aperto il dibattito. In generale, raccontano a ilfattoquotidiano.it alcuni dei presenti, i parlamentari si sono schierati per l’avvio degli Stati generali e contro il voto subito sulla leadership. Tra i primi a intervenire c’è stata la deputata Dalila Nesci che si è presentata come esponente della corrente Parole guerriere (di questa fanno parte tra gli altri Giuseppe Brescia e Luigi Gallo). Nesci ha definito “irricevibili” le proposte di voto online: la gestione della piattaforma Rousseau nelle mani di Davide Casaleggio è uno dei nodi che una parte dei parlamentari chiede di risolvere al più presto. Si chiede un confronto che coinvolga in maniera attiva i territori e i portavoce.
Un concetto condiviso anche dai senatori Emanuele Dessì e Primo Di Nicola. “Non è il momento della rissa… diamoci il tempo necessario per parlare alla nostra gente, i contenuti hanno bisogno di mesi”, ha detto Di Nicola. Le perplessità, espresse da alcuni dei parlamentari, riguardano il rischio che a un problema “politico si dia una risposta tecnica”. Per questo è stato chiesto che gli Stati generali inizino “il prima possibile” e che siano in un certo senso “permanenti”. “Se il tema”, ha detto ancora Di Nicola, “è la mancanza di identità, l’identità non te la dai facendo gli Stati generali in tre giorni”. Il gruppo ha quindi chiesto una “riflessione” su quanto fatto finora, sui successi e gli insuccessi. Una autoanalisi che, in maniera assembleare, non è mai stata fatta finora. Tra gli altri ha preso poi la parola il senatore Nicola Morra: ha parlato di “un tradimento degli ideali M5s con il metodo verticistico” e ha chiesto di rivitalizzare i Meetup.
All’assemblea non hanno partecipato molti dei big del Movimento. Non c’erano ad esempio Luigi Di Maio e Roberto Fico. Tra i pochi ministri presenti Fabiana Dadone e Federico D’Incà. E pure Lucia Azzolina che uscendo, ha commentato: “È una discussione complessa, è normale che sia così. Il Movimento ne ha bisogno”.
I malumori e le tensioni delle ultime settimane, Buffagni: “Basta fare gli struzzi” – Negli ultimi giorni l’impressione dentro e fuori il Movimento è che si sia arrivati a un punto di non ritorno: non è più possibile evitare una riorganizzazione e per farlo bisogna fare i conti con problemi troppe volte ignorati. Anche per questo, nei soli ultimi quattro giorni, molti dei principali esponenti si sono esposti più volte per chiedere un cambio di passo. Oggi lo ha ribadito Roberto Fico: “Basta con le battaglie intestine, dobbiamo avere una collegialità maggiore, perché alcuni problemi ancora vivi nel M5S derivano da verticismo troppo spinto che c’è stato”. E quelle parole, in molti, le hanno lette come un attacco all’ex capo politico (ancora molto presente) Luigi Di Maio. Un’altra riflessione che oggi ha fatto molto discutere è quella di Stefano Buffagni, viceministro M5s: “Io continuo la mia lotta”, ha scritto su Facebook, “anche se spesso è sfiancante e demotivante: l’inadeguatezza di certe scelte, di talune persone, e dei toni nel Movimento 5 stelle è alla base della situazione che stiamo affrontando. Spero finiremo di fare gli struzzi, capendo nei modi e nelle sedi giuste come cambiare, cacciando anche ‘i mercanti dal tempio'”.
Conte: “Io leader M5s? L’impegno di governo è assorbente”. E Zingaretti auspica una soluzione – In questi delicati equilibri interni, si inserisce la figura di Giuseppe Conte. Che oggi, intervistato da la Stampa, ha risposto a una domanda sulla possibilità che sia lui a guidare il Movimento. “Parliamo di una straordinaria esperienza che ha profondamente innovato la politica italiana e che ora è chiamata a compiere un salto che auspico avvenga all’esito di un confronto franco e sereno fra le varie anime. Per quanto mi riguarda, l’impegno di governo è assorbente e richiede la mia massima concentrazione”. Insomma, diventare guida del Movimento non è nei suoi piani imminenti, ma non esclude categoricamente di poter avere un ruolo (anche in vista della prossima legislatura). La principale preoccupazione dalle parti del governo è che, le dinamiche interne del Movimento, possano avere una cattiva influenza sulla maggioranza. Tanto che oggi in merito si è espresso anche il segretario Pd Nicola Zingaretti: “Non voglio fuggire alle domande”, ha detto, “ma non è corretto che sia io a mettere bocca, nel Movimento c’è dibattito ed è confermato che M5s è composito, non è un monolite da regalare alla destra di Salvini. Mi auguro che l’esito del confronto interno porti a capire che ora abbiamo una missione comune, abbiamo salvato l’Italia, ora abbiamo la missione di rilanciare l’economia, rimettere in campo un progetto, creare lavoro e combattere disuguaglianze”.
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Roma, 5 mar. (Adnkronos) - "I valori che la Costituzione pone a base della nostra convivenza li ho letti negli occhi e nei sorrisi dei ragazzi con autismo che lavorano con entusiasmo a PizzaAut. Promossa da un gruppo di sognatori. Che cambiano la realtà". Così si espresse il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel discorso di fine anno del 2023, citando il ristorante -pizzeria del milanese vittima di un furto la notte scorsa.
Il Capo dello Stato, che in questa settimana si trova in Giappone per una visita ufficiale, il 4 aprile del 2023 si era infatti recato a Monza all'inaugurazione del secondo locale aperto dopo quello di Cassina de’ Pecchi. "Questo -sottolineò in quella occasione- non è un luogo che è soltanto un esempio, è un luogo di normalità, perché si lavora come tutti fanno. Ciascuna persona, ogni persona -ogni donna, ogni uomo- ha una sensibilità, un suo modo di esprimersi, di realizzarsi, di vivere. Nessuno è uguale a un altro. Questo significa che tutti devono avere la possibilità di potersi esprimere, realizzare".
"E Nico Acampora ha fatto questo: ha creato la possibilità di esprimersi. E voi avete dimostrato di essere bravissimi. Ed è una riconoscenza che intendo esprimere in maniera veramente sincera, piena, non soltanto a Nico -a chi lo ha aiutato, a chi lo ha sorretto, a chi lo sostiene- ma a voi che avete dimostrato che cos’è impegnarsi, lavorare insieme, essere fra voi solidali. Ragazzi, grazie di tutto! Sono uno di voi, vi ringrazio! Vi faccio gli auguri più grandi, anche per le tappe successive che PizzAut realizzerà. Quelle che ha già realizzato sono importanti, di grande significato, di grande rilievo".
Milano, 5 mar. (Adnkronos) - "AbitareIn esprime fiducia nei confronti della magistratura e intende cooperare fattivamente alla corretta ricostruzione dei rapporti tra i soggetti coinvolti: la società è certa della propria completa estraneità alle ipotesi in indagine, in quanto tutte le operazioni immobiliari realizzate da AbitareIn o da società appartenenti al gruppo hanno ottenuto titoli edilizi rispettando la normativa urbanistica vigente, senza aver usufruito di alcun tipo di agevolazione". Lo comunica la società indagata (insieme al proprio legale rappresentante e un dipendente) e perquisita nell'inchiesta della procura di Milano sull'urbanistica che ha portato ai domiciliari per corruzione, falso e depistaggio l'architetto Giovanni Oggioni.
In particolare, AbitareIn precisa che la collaborazione professionale con l'architetta Elena Oggioni (non indagata), figlia dell'ex vice presidente della Commissione paesaggio del Comune di Milano, "è iniziata nel 2020, in relazione a una specifica esigenza di una nuova risorsa da inserire nel dipartimento della società denominato Architeam, che si occupa di Interior design e non si interfaccia con gli uffici competenti per le pratiche edilizie o paesaggistiche del Comune di Milano. La ricerca del candidato per la posizione in Architeam è stata effettuata attraverso un annuncio su fonti aperte, a cui hanno dato riscontro numerosi candidati, tra i quali l'architetta Oggioni, che ha trasmesso il proprio curriculum a riscontro di tale annuncio".
Il suo profilo professionale "è stato scelto in ragione della pregressa esperienza lavorativa, maturata senza soluzione di continuità da oltre un decennio in prestigiosi Studi di architettura, in cui aveva sviluppato particolari competenze nel settore dell’Interior design e rispetto ai programmi informatici specialistici impiegati da AbitareIn".
Roma, 5 mar. (Adnkronos Salute) - I nuovi assistenti familiari formati nell'ambito del progetto 'Familiar-mente, il valore della cura', frutto della collaborazione tra Aisla (Associazione italiana sclerosi laterale amiotrofica) e Regione Calabria, hanno ricevuto gli attestati oggi, nel corso di una cerimonia ufficiale presso la Cittadella regionale 'Jole Santelli'. Il progetto si conferma come un modello virtuoso di co-progettazione nel settore socio-sanitario, capace di rispondere efficacemente ai bisogni emergenti della popolazione e dei pazienti con sclerosi laterale amiotrofica (Sla) e altre patologie neurologiche complesse.
"Questo progetto - afferma Caterina Capponi, assessore alle Politiche sociali della Regione Calabria - rappresenta un esempio concreto di come la sinergia tra istituzioni e Terzo settore possa tradursi in opportunità reali per i cittadini e il territorio. Formare assistenti familiari qualificati significa investire in un welfare che risponde alle esigenze delle famiglie e dei pazienti con Sla". Aisla è da oltre 40 anni punto di riferimento per la comunità Sla in Italia. "Formare assistenti familiari - sottolinea Francesca Genovese, presidente Aisla Reggio Calabria - significa garantire cure qualificate e dignità ai pazienti, offrendo un supporto concreto alle loro famiglie".
Nel marzo dello scorso anno, il corso di formazione per assistenti familiari è stato lanciato con lo slogan 'Specializzati in altruismo, il lavoro più bello che ci sia', sottolineando l'importanza di una preparazione qualificata per rispondere alle esigenze dell'assistenza domiciliare a persone non autosufficienti e con patologie complesse. La co-progettazione tra Regione Calabria e Aisla ha dato vita a un'iniziativa che, coinvolgendo il Terzo settore, affronta le difficoltà nell'accesso a operatori qualificati per l'assistenza a persone con Sla. Un concetto ribadito durante la tavola rotonda moderata da Mario Gatto, funzionario regionale, dove i dirigenti Saveria Cristiano e Cosimo Cuomo del Dipartimento Salute e Welfare, Regione Calabria hanno sottolineato: "Questo progetto risponde ai bisogni del territorio e valorizza le competenze del Terzo Settore, essenziale per intercettare e rispondere alle necessità specifiche della popolazione".
Il corso, suddiviso in 72 ore di formazione teorica, ha trattato temi cruciali come bioetica, comunicazione non verbale, gestione delle problematiche respiratorie, nutrizione domiciliare enterale, supporto psicologico e cure palliative. I docenti, tra cui esperti dei Centri clinici Nemo come Amelia Conte, neurologa; Michela Coccia, fisiatra; Elisa Giove, specialista in comunicazione non verbale; Elisabetta Roma, pneumologa, e Michela Mazzacani, infermiera nurse coach, hanno fornito una preparazione multidisciplinare. A sorpresa, i professionisti hanno realizzato un video-messaggio per i discenti, sottolineando l'importanza di concetti chiave come 'ascolto', 'personalizzazione' e 'squadra', valori fondamentali nell'assistenza domiciliare ad alta intensità.
"Il progetto - osservano Nocera e Mancuso - ha dimostrato un impegno concreto verso un welfare più equo e inclusivo, attraverso una selezione partecipata dei destinatari e un coinvolgimento attivo delle famiglie. La cultura della cura e della relazione sono i principi fondamentali dell'articolo 55 del Codice del Terzo settore". I discenti hanno completato il loro percorso formativo con esperienze pratiche fondamentali. I tirocini residenziali si sono svolti presso la clinica S. Vitaliano a Catanzaro, mentre i tirocini domiciliari sono stati attivati in collaborazione con i provider Home Medicine, Vivisol e l'Asp di Reggio Calabria, coinvolgendo 11 famiglie. Questi tirocini hanno reso concreta l'esperienza dell’assistenza domiciliare per pazienti ad alta complessità.
"Il lavoro di cura non è solo un servizio: è un atto di responsabilità collettiva, un ponte tra fragilità e dignità - conclude Stefania Bastianello, direttore tecnico Aisla - Investire nella formazione degli assistenti familiari non è solo una necessità etica, ma una necessità per un futuro realmente accessibile e inclusivo". La collaborazione tra Aisla e Regione Calabria si conferma quindi un esempio di impegno sociale e innovazione, capace di costruire un welfare partecipato, fondato sulla professionalità e sull'umanità nella cura. Per maggiori informazioni: centroascolto@aisla.it.
Washington, 5 mar. (Adnkronos/Afp) - Gli Stati Uniti hanno sanzionato sette leader Houthi, oltre a un individuo che aveva inviato civili yemeniti a combattere per la Russia in Ucraina. Ieri Washington aveva classificato come 'terrorista' il gruppo militante yemenita.
"Questi individui hanno introdotto di nascosto oggetti di tipo militare e sistemi d'arma nelle aree dello Yemen controllate dagli Houthi e hanno anche negoziato l'acquisto di armi dalla Russia per gli Houthi", ha affermato il Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti.
Milano, 5 mar. (Adnkronos) - Il filosofo e scrittore Leonardo Caffo, condannato a 4 anni dal Tribunale di Milano per maltrattamenti e lesioni aggravate nei confronti della sua ex compagna, appare come un "pigmalione moderno" caratterizzato da una "capacità manipolativa" che si infrange contro la forza della donna di reazione e denunciare. Il racconto della vittima "non nasce da volontà di vendetta o di prevaricazione sui diritti paterni, ma dalla volontà di uscire da quella situazione divenuta ormai patologica, deleteria". E' la sintesi delle motivazioni dei giudici della quinta sezione penale che lo scorso 10 dicembre hanno emesso la sentenza di primo grado.
Da parte della parte offesa non c'è volontà di calunniare l'imputato, sostiene la corte, ma di riprendersi piano piano la sua vita. Caffo reagisce con "schemi patriarcali del tutto inaccettabili" alla scelta della compagna di incontrare l'ex o di scegliere per se stessa, mette in atto "comportamenti mortificanti e vessatori tesi a 'emendare' i difetti della persona offesa" tanto da renderla spesso insicura, ma in particolare - per i giudici - "la violenza soprattutto verbale, ma a volte anche fisica, non è un caso, ma un registro comunicativo proprio del Caffo come è emerso fin dall'inizio, ogni volta che la parte offesa si poneva in contrasto con lui o in contrapposizione".
Roma, 5 mar. (Adnkronos) - "Evitare una pace ingiusta è una responsabilità politica e morale a cui l'Europa non può sottrarsi" lo ha dichiarato oggi a Parigi Piero Fassino nella sua qualità di Rapporteur sulla crisi Ucraina dell'Assemblea Parlamentare del Consiglio d'Europa.
"Le modalità con cui il Presidente Trump - ha sottolineato Fassino - ha fin qui affrontato il conflitto ucraino solleva la legittima e vasta preoccupazione che si accettino condizioni di negoziato e di pace che rappresenterebbero una completa resa ai diktat di Mosca, premiando così l'aggressore e umiliando l'aggredito". "Le scelte - ha concluso Fassino - che l'Unione europea sta assumendo in materia di difesa e sicurezza sono perciò assolutamente ineludibile e urgenti, conciliando i tempi di sua realizzazione con l'urgenza di assicurare all'Ucraina tutto ciò che è necessario per non soccombere all'aggressione russa".
Roma, 5 mar. (Adnkronos) - Key 2025 apre i battenti e subito mette in mostra "la vivacità, la voglia di innovare e di scommettere sulla transizione come motore di crescita”, per usare le parole del ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto.
Da oggi, e fino a venerdì 7 marzo, la Fiera di Rimini ospita infatti Key - The Energy Transition Expo, l’evento di Ieg (Italian Exhibition Group) di riferimento in Europa, Africa e nel bacino del Mediterraneo, dedicato al futuro dell’energia.
Fra i padiglioni, più di 1.000 espositori (il 20% in più rispetto al 2024), di cui oltre il 30% internazionali. Grazie al supporto del ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale (Maeci) e dell’Agenzia Ice, alla collaborazione con le più importanti Associazioni del settore e a una rete di agenti diffusa capillarmente in tutto il mondo, in fiera sono presenti circa 350 hosted buyer e delegazioni provenienti da più di 50 Paesi, con Nord Africa, Medio Oriente, Balcani ed Est Europa che costituiscono le aree più rappresentate.
Questa mattina, sotto la Cupola Lorenzo Cagnoni, nella Hall Sud, sì è tenuta l’Opening Ceremony, col ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica Gilberto Pichetto. Dopo i saluti di Maurizio Ermeti, presidente di Italian Exhibition Group, sono intervenuti Michele De Pascale, presidente della Regione Emilia-Romagna, Anna Montini, assessora alla Transizione Ecologica (Ambiente, Sviluppo Sostenibile, Pianificazione e Cura del Verde Pubblico), Blu Economy, Statistica del Comune di Rimini e Paolo Arrigoni, presidente Gse.
Aprendo la manifestazione, il presidente di Ieg Maurizio Ermeti ha descritto uno scenario globale “nel quale il World Energy Outlook ci ricorda che entro il 2030 le rinnovabili e le fonti non fossili saranno destinate a generare più della metà dell’elettricità mondiale. Il nostro Paese si dimostra virtuoso, perché già nel 2024 le rinnovabili hanno raggiunto il 41,2% del fabbisogno nazionale e si avviano a centrare l’obiettivo 2030 del Piano Nazionale Integrato per l’energia e il Clima, che fissa l’obiettivo intorno al 60%. Per un paese virtuoso c’è bisogno di una fiera virtuosa e Key è esattamente quella fiera, che esalta un settore strategico con ripercussioni straordinarie sull’economia e la competitività. Ciò che rende unica questa manifestazione è il suo approccio, che non si concentra su una singola tecnologia o settore, ma affronta in modo integrato ed a 360° il tema della transizione ed efficienza energetica, puntando molto sull’internazionalizzazione, uno dei grandi obiettivi di Ieg. Tanto che oggi, mentre inauguriamo Key qui a Rimini, stiamo parallelamente inaugurando a Guadalajara una grande edizione di Ecomondo Messico”.
“L’Italia - ha spiegato Pichetto - ha intrapreso, attraverso il Pniec, una chiara direzione energetica, orientata alle rinnovabili e al pragmatismo che serve nella gestione delle fonti tradizionali”. “E’ una rotta - ha proseguito - che vuole aprire all’Italia, perno nel contesto mediterraneo, un ventaglio di potenzialità per la decarbonizzazione, tra cui quella di un nucleare pulito e sostenibile. Compito delle istituzioni è accompagnare con attenzione il nostro tessuto produttivo impegnato in questa sfida, che è insieme globale e territoriale: la manifestazione Key anche quest’anno mette in mostra la vivacità, la voglia di innovare e di scommettere sulla transizione come motore di crescita”.
Dal canto suo, il presidente della regione Emilia-Romagna Michele De Pascale ha ricordato come “l’Emilia-Romagna è da sempre terra di innovazione e sostenibilità, valori che trovano in Key - The Energy Transition Expo una vetrina d’eccellenza per il confronto internazionale sulle sfide della transizione energetica, un punto di riferimento per imprese, istituzioni e cittadini impegnati nella costruzione di un futuro più sostenibile, favorendo il dialogo tra ricerca, industria e territori. La nostra regione è in prima linea per promuovere un modello di sviluppo capace di coniugare crescita economica, tutela ambientale e coesione sociale”. E sul tema della transizione ecologica ha aggiunto: “è una delle grandi sfide della nostra epoca, per questo motivo, l’Emilia-Romagna intende guidare il percorso per la neutralità carbonica prima del 2050, attraverso un cambio radicale di mentalità e con l’ambizione di mettere in campo una strategia di medio-lungo periodo realista e con obiettivi chiari: sicurezza nell'approvvigionamento e negli impianti, competitività dei costi e minor impronta di carbonio possibile, investendo su rinnovabili, efficienza energetica e infrastrutture resilienti, ambiti in cui la nostra regione è già oggi laboratorio di innovazione. Non possiamo permetterci ritardi: la transizione energetica dovrà essere concreta, equa e compatibile con l’occupazione e lo sviluppo del nostro sistema produttivo”.
Anna Montini, assessora alla Transizione Ecologica del Comune di Rimini, ha sottolineato: "La diffusione e lo sviluppo delle energie rinnovabili e delle soluzioni per l’efficienza energetica sono tra le sfide decisive per il futuro del pianeta e sebbene si tratti di temi di portata globale, richiedono necessariamente una presa di coscienza e responsabilità individuale oltre che collettiva. Anche le città e le istituzioni locali possono avere un ruolo importante facendosi promotrici di modelli innovativi di crescita che possa essere sostenibile, sia sotto il profilo ambientale, sia dal punto di vista economico e sociale”.
“Il Key di Rimini è uno degli eventi più importanti per rafforzare il dialogo tra istituzioni, imprese e stakeholder del settore. Il Gse è pronto a mettere a disposizione strumenti, competenze e visione per rendere la transizione energetica non solo un obiettivo, ma un’opportunità di crescita economica, una realtà concreta e sostenibile per tutti - ha sottolineato Paolo Arrigoni, presidente del Gse - Per raggiungere questi obiettivi agiamo principalmente secondo tre direttrici: l’operatività, attraverso la gestione di oltre 30 strumenti di incentivazione per accelerare la diffusione delle fonti rinnovabili, dell’efficienza energetica, della mobilità sostenibile e delle Comunità Energetiche; il supporto, tecnico e operativo alle imprese, Pmi, grandi ed energivore e alla Pa; l’innovazione digitale, attraverso l’implementazione di strumenti avanzati come la Mappa Interattiva delle Cabine Primarie per le Cer, la Pun (Piattaforma Unica Nazionale delle infrastrutture di ricarica pubbliche per la mobilità elettrica), la Pai (Piattaforma delle Aree Idonee per impianti Fer), e la Piattaforma di Monitoraggio Pniec, che centralizzano e mettono a disposizione dati essenziali per la pianificazione e l’attuazione delle politiche energetiche del Paese”.