Quella di Antonio Romano è una storia di cervelli in fuga al contrario: ora vuole aprire un'accademia per formare i professionisti digitali del futuro. Il lockdown, per lui, è stato un'occasione: "Ci siamo fatti trovare pronti, con il bisogno di servizi online abbiamo triplicato i fatturati"
Quella di Antonio Romano è una storia di cervelli in fuga al contrario. Mentre la maggior parte dei suoi coetanei lasciava il Sud per lavorare al Nord, lui ha fatto la strada inversa: ha studiato in Brasile, ha iniziato a lavorare a Milano e poi ha deciso di fondare la sua start-up a Napoli, città dove è cresciuto. Nel 2014 ha creato una bottega digitale di prodotti gastronomici, e tre anni dopo la sua azienda specializzata in servizi digitali per le imprese. Adesso sta lavorando a un’accademia per formare i futuri professionisti della digital economy. Il suo lavoro non si è interrotto nemmeno durante il lockdown, anzi: l’aumentata domanda di servizi digitali ha permesso al suo progetto di crescere, e triplicare i fatturati rispetto a gennaio. L’obiettivo dell’accademia è quello di colmare un vuoto che spinge molti ragazzi a fare le valigie e abbandonare il Mezzogiorno: “Io sono stato all’estero, poi al Nord, a Milano, e poi ho deciso di tornare a Napoli perché amo la mia terra – racconta Antonio – con l’accademia voglio creare un terreno fertile e competitivo per i giovani, quello che io qualche anno fa cercavo ma non ho trovato”.
La formazione di Antonio intreccia due strade: da una parte la musica, dall’altra l’economia. Diplomato in pianoforte al Conservatorio di Napoli San Pietro a Majella, si è laureato con lode in Economia aziendale alla Federico II. Per conciliare le due cose, preparava gli esami di notte: “La musica è stata la mia forza, mi ha dato metodo e rigore. Venendo da una realtà molto umile mi sono sempre posto traguardi ambiziosi”. Poi si trasferisce a Milano per specializzarsi in Management e decide di perfezionare gli studi all’estero, in Brasile, con un master in International management alla Fundação Getúlio Vargas.
Tornato in Italia, comincia a lavorare come analista finanziario in varie aziende. Quando realizza la sua prima startup, Antonio capisce che è arrivato il momento di tornare a casa con un bagaglio di competenze da investire al Sud: “Volevo valorizzare i prodotti alimentari del territorio in un momento difficile per la Campania, tristemente nota come Terra dei Fuochi”. Cosi nel 2014 fonda una piattaforma online dedicata alle specialità gastronomiche, acquistabili online e consegnate a casa in 48 ore. Un successo. Poi, nel 2017, è la volta di un’altro progetto per fornire alle aziende strumenti di marketing personalizzato. In meno di tre anni passa da due a 11 dipendenti: da qui, la decisione di aprire un’accademia per formare gli aspiranti professionisti della digital economy. “Si parte dal modo di pensare – spiega – bisogna essere positivi, avere tenacia e estrema curiosità – per poi fornire le competenze e le esperienze per realizzare concretamente un progetto”.
Lo scopo dell’accademia è anche quello di colmare un vuoto nell’economia digitale: “Tutte le aziende hanno bisogno di esperti di marketing digitale, ma spesso le università non forniscono queste competenze. Io stesso ho fatto fatica a trovare risorse formate: il nostro scopo è quello di diventare il connettore tra università e lavoro in questo campo, per trattenere le eccellenze al Sud”.
Tra le sfide da affrontare, ne arriva una enorme: la pandemia di coronavirus e il lockdown. “È stata un’onda improvvisa che ha cambiato e stravolto abitudini, atteggiamenti, processi sociali e anche modi di pensare: è stato un banco di prova per tutti”. Ma ha dato una forte spinta ai servizi digitali, e Romano ha cavalcato l’onda: “Durante quei mesi ho acquisito una nuova azienda, posizionando la mia startup come la prima media tech company italiana”. Risultato: fatturati triplicati rispetto a gennaio. “Il successo di un’azienda è nella sua capacità di reazione – spiega -. Viviamo in un’epoca di cambiamenti repentini, dove tutto diventa vecchio subito. Siamo ritornati in ufficio con tanta esperienza in più e pronti a tutto”.
Per il futuro, Antonio nota un grande fermento: “Al Sud ci sono talenti e risorse importanti, mancano strutture e offerte, però penso che ce la possiamo fare. I segnali del cambiamento sono evidenti, nel territorio stanno emergendo tante iniziative. Vivere pensando che le cose non cambieranno mai e arrendersi non funziona, almeno diamoci delle possibilità”. Ripensando al suo percorso, Antonio riflette su come sia cambiato il mondo del lavoro negli ultimi dieci anni, impressioni confermate dai rapidi mutamenti imposti dalla pandemia: “Oggi si è affermata l’idea che il lavoro a volte va creato e non cercato”. L’obiettivo a lungo termine della sua start-up e dell’accademia è creare nuove possibilità: “Non voglio che un giorno mia figlia vada via dal Sud perché è costretta, ma solo perché lo vuole”.