“Prova a chiamare assessore (Cattaneo di Varese amico di Orrigoni) (…) sembra che siano molto interessati ai camici (…) questo mi dice assessore al Bilancio Caparini”. È il testo del messaggio inviato il 27 marzo scorso da Roberta Dini, moglie del governatore della Regione Lombardia Attilio Fontana, al fratello Andrea Dini, patron della Dama spa. Il messaggio, assieme a molti altri, è riportato negli atti dell’inchiesta milanese con al centro la fornitura di camici e altri dispositivi di protezione per mezzo milione di euro assegnata il 16 aprile all’azienda di Dini, di cui la moglie del presidente lombardo detiene il 10 percento, da Aria, la centrale acquisti regionale, e poi trasformata in donazione parziale quando è venuto a galla il “conflitto di interessi”.
“Diffuso coinvolgimento di Fontana” – Tra gli indagati dell’inchiesta compaiono lo stesso Fontana (accusato di frode in pubbliche forniture), il cognato Dini, l’ex dg di Aria Filippo Bongiovanni (entrambi accusati anche di turbata libertà nel procedimento di scelta del contraente) e una funzionaria di Aria. Nella richiesta di consegna da parte della Procura di Milano dei personaggi al centro della vicenda, la procura di Milano scrive che c’è stato “un diffuso coinvolgimento di Fontana in ordine alla vicenda” con “volontà di evitare di lasciare traccia del suo coinvolgimento mediante messaggi scritti”. Il governatore, invece, ha sempre respinto le accuse. Nello stesso atto i pm scrivono che c’era “la piena consapevolezza” di Andrea e Roberta Dini, riguardo alla “situazione di conflitto di interessi”.
La moglie di Fontana al fratello: “Ho chiamato la moglie dell’assessore” – In sei messaggi di fine marzo la moglie del governatore spiega al fratello anche che l’assessore lombardo Cattaneo “sembra sia molto attivo nell’approvvigionamento (…) ho avvisato la moglie di Cattaneo (che conosco un pò) che vuoi dare una mano. Lei dice che lui sa il tessuto. Le ho dato il tuo numero“. Il 6 aprile, Dini scrisse al rappresentante legale di una azienda produttrice di tessuto per confezionare camici, per “esprimere il suo disappunto” per aver saputo dell’impossibilità della ditta di rifornirlo del materiale di cui i due avevano parlato al telefono qualche giorno prima. “Buongiorno non capisco. E’ stato Cattaneo e mio cognato il governatore Fontana a dirmi di contattarLa. Dirò che si sono sbagliati”. Da tale messaggio e dalla testimonianza del rappresentante della stessa azienda tessile, secondo i pm, emerge come l’assessore Raffaele Cattaneo sia intervenuto per aiutare Dini a recuperare i tessuto utile. Inoltre, in base all’analisi delle chat e dei messaggi trovati nel cellulare del patron della Dama, sequestrato nei mesi scorsi, per i pm “è indiscutibile che anche Cattaneo fosse a conoscenza dell’evolversi della vicenda, quanto meno nella fase genetica” .
“Moglie di Fontana aggiornata costantemente dal fratello” – D’altra parte, sempre nelle stesse carte, si desume che Roberta Dini, moglie del governatore, “veniva costantemente aggiornata dal fratello sulla gestione della Dama e sulle difficoltà economiche legate al lockdown disposto a seguito dell’emergenza sanitaria da Covid-19”. “In tal senso, riassuntivamente si può apprezzare che Roberta Dini si confrontava regolarmente con il fratello e gli metteva a disposizione la sua rete di contatti – si legge ancora – . Inoltre, è quest’ultima ad averlo notiziato del bonifico di 250mila euro disposto dal marito Attilio Fontana, a ristoro dei costi sostenuti per la fornitura dei camici sino a quel momento consegnati. Infine, come si è visto, Roberta Dini si consultava con il fratello anche in relazione alla linea mediatica da seguire con i giornalisti della trasmissione di inchiesta ‘Report’. Pur non avendo un potere decisionale all’interno di Dama, in definitiva, Roberta Dini era ben a conoscenza delle dinamiche interne alla presente vicenda oggetto di indagine, non solo in ragione della sua posizione; derivante dai legami di parentela, ma per la funzione consultiva e di raccordo di cui si è detto”.
L’assessore: “Continiamo su di lei” – L’11 aprile, due settimane dopo quei messaggi tra i fratelli Dini, l’assessore Cattaneo scriveva al cognato del governatore. “Buongiorno Dr. Dini. Ha ricevuto l’ordine per i camici dalla nostra centrale acquisti Aria? (…) noi contiamo su di lei, come sugli altri che hanno riconvertito la loro produzione, per rifornire l’intero sistema sanitario lombardo sulla base delle priorità indicate dai nostri colleghi della sanità”. Negli atti i pm indicano anche un audio inviato a Dini da Paolo Zanetta, direttore di produzione di Dama, il 6 maggio nel quale quest’ultimo, riassume la Procura, spiega che “un soggetto di Centrocot (Centro tessile cotoniero, ndr) ha avuto notizia da Raffaele Cattaneo che le aziende riconvertite hanno diritto a 10 milioni di euro da dividersi”. Ci sono anche alcuni messaggi del 16 maggio tra Dini e Zanetta sulla trasformazione della “fornitura in donazione“, che avviene proprio quel giorno. Dini scrive: “Ovviamente tutti dico tutti sono nella lista di fornitori di camici. Armani, Herno, Moncler. Gli unici coglioni siamo noi”. E Zanetta: “Ma lo mandi a cagare e fatturiamo lo stesso”. Dini replica: “Non posso”. Agli atti anche la testimonianza di Cattaneo: “Conoscevo il marchio Paul&Shark e la Dama perché sono di Varese. Ho ricevuto una telefonata da una persona di cui non ricordo il nome, con la quale mi veniva manifestato l’interesse di Dini a rendersi disponibile e io l’ho contattato. Lo conoscevo di fama ma non avevo rapporti personali (…) il primo colloquio è avvenuto a marzo e lui mi ha detto che aveva fatto delle donazioni all’ospedale di Varese (…) avendo una impresa valida, l’ho indirizzato”. Cattaneo ha spiegato anche che il 19 maggio, dopo che la fornitura era stata trasformata in donazione, sentì al telefono Dini: “Mi ha comunicato di aver deciso di trasformare la commessa in donazione per ragioni di carattere familiare e che avrebbe proceduto allo storno della fattura”.
“Il cognato di Fontana mentì al giornalista di Report”- Secondo l’accusa, tra l’altro, il cognato di Fontana, mentì rispondendo al giornalista di Report impegnato in un servizio sulla commessa per 513mila euro di dpi assegnata dalla centrale regionale Aria alla sua Dama spa. I pm sottolineano che una serie di sms scambiati il primo giugno fra i fratelli rappresentano una “conferma ulteriore della falsa giustificazione” offerta da Andrea Dini al cronista che per primo sollevò la questione del presunto conflitto di interessi e sul “tentativo di Roberta Dini di coordinarsi con il marito per fornire delle risposte coincidenti e credibili”. “Sono venuti a suonarmi al campanello quelli di Report. Ho detto che è tutto donazione”, scrive l’imprenditore alla sorella, che replica: “Cazzo”. “Mercoledì devo mandare i documenti comprovanti che è donazione”, aggiunge Andrea Dini e poi ancora: “Mercoledì gli mando i documenti da cui si desume che è tutto donazione”. E Roberta Dini gli scrive due messaggi: “Io ne parlerei al tuo legale di fiducia (…) Magari ti consiglia qualcosa”.
Pm: “Incongruenze in verbale Bongiovanni” – La Procura ricostruisce pure che l’ex direttore generale di Aria Bongiovanni, indagato assieme ad una dirigente, a Fontana e ad Andrea Dini, ha messo a verbale che l’11 maggio “era stato convocato dall’assessore Caparini”, non indagato così come Cattaneo, “per una riunione sullo stato dell’arte delle forniture” nell’ufficio di Giulia Martinelli, capo della segreteria della presidenza della Regione ed ex compagna di Matteo Salvini. E’ l’occasione, stando al verbale di Bongiovanni, nella quale l’allora dg di Aria “rende edotta” Martinelli “del legame tra la società Aria” e la famiglia Dini. “La Martinelli – ha spiegato Bongiovanni ai pm – mi chiamò l’indomani per confermarmi che aveva svolto delle verifiche e che il legame societario con la famiglia del Presidente sussisteva”. Per i pm, però, ci sono “incongruenze” nel confronto tra i verbali resi da Bongiovanni, che è indagato, e Martinelli, non indagata. Lo scrivono in un atto dell’indagine, chiarendo che con le analisi dei contenuti dei telefoni, che si sono fatti consegnare oggi, punteranno anche “a vagliare documentalmente la credibilità” dei due.
Giustizia & Impunità
Caso camici alla Regione Lombardia, la moglie di Fontana scrisse al fratello: “Chiama l’assessore, sembra siano molto interessati”
In sei messaggi di fine marzo Roberta Dini spiega al fratello Andrea che l’assessore lombardo Cattaneo "sembra sia molto attivo nell’approvvigionamento (...) ho avvisato la moglie di Cattaneo (che conosco un pò) che vuoi dare una mano". Il 6 aprile il patron della Dama scrive a un produttore di tessuti: "E’ stato Cattaneo e mio cognato il governatore Fontana a dirmi di contattarla"
“Prova a chiamare assessore (Cattaneo di Varese amico di Orrigoni) (…) sembra che siano molto interessati ai camici (…) questo mi dice assessore al Bilancio Caparini”. È il testo del messaggio inviato il 27 marzo scorso da Roberta Dini, moglie del governatore della Regione Lombardia Attilio Fontana, al fratello Andrea Dini, patron della Dama spa. Il messaggio, assieme a molti altri, è riportato negli atti dell’inchiesta milanese con al centro la fornitura di camici e altri dispositivi di protezione per mezzo milione di euro assegnata il 16 aprile all’azienda di Dini, di cui la moglie del presidente lombardo detiene il 10 percento, da Aria, la centrale acquisti regionale, e poi trasformata in donazione parziale quando è venuto a galla il “conflitto di interessi”.
“Diffuso coinvolgimento di Fontana” – Tra gli indagati dell’inchiesta compaiono lo stesso Fontana (accusato di frode in pubbliche forniture), il cognato Dini, l’ex dg di Aria Filippo Bongiovanni (entrambi accusati anche di turbata libertà nel procedimento di scelta del contraente) e una funzionaria di Aria. Nella richiesta di consegna da parte della Procura di Milano dei personaggi al centro della vicenda, la procura di Milano scrive che c’è stato “un diffuso coinvolgimento di Fontana in ordine alla vicenda” con “volontà di evitare di lasciare traccia del suo coinvolgimento mediante messaggi scritti”. Il governatore, invece, ha sempre respinto le accuse. Nello stesso atto i pm scrivono che c’era “la piena consapevolezza” di Andrea e Roberta Dini, riguardo alla “situazione di conflitto di interessi”.
La moglie di Fontana al fratello: “Ho chiamato la moglie dell’assessore” – In sei messaggi di fine marzo la moglie del governatore spiega al fratello anche che l’assessore lombardo Cattaneo “sembra sia molto attivo nell’approvvigionamento (…) ho avvisato la moglie di Cattaneo (che conosco un pò) che vuoi dare una mano. Lei dice che lui sa il tessuto. Le ho dato il tuo numero“. Il 6 aprile, Dini scrisse al rappresentante legale di una azienda produttrice di tessuto per confezionare camici, per “esprimere il suo disappunto” per aver saputo dell’impossibilità della ditta di rifornirlo del materiale di cui i due avevano parlato al telefono qualche giorno prima. “Buongiorno non capisco. E’ stato Cattaneo e mio cognato il governatore Fontana a dirmi di contattarLa. Dirò che si sono sbagliati”. Da tale messaggio e dalla testimonianza del rappresentante della stessa azienda tessile, secondo i pm, emerge come l’assessore Raffaele Cattaneo sia intervenuto per aiutare Dini a recuperare i tessuto utile. Inoltre, in base all’analisi delle chat e dei messaggi trovati nel cellulare del patron della Dama, sequestrato nei mesi scorsi, per i pm “è indiscutibile che anche Cattaneo fosse a conoscenza dell’evolversi della vicenda, quanto meno nella fase genetica” .
“Moglie di Fontana aggiornata costantemente dal fratello” – D’altra parte, sempre nelle stesse carte, si desume che Roberta Dini, moglie del governatore, “veniva costantemente aggiornata dal fratello sulla gestione della Dama e sulle difficoltà economiche legate al lockdown disposto a seguito dell’emergenza sanitaria da Covid-19”. “In tal senso, riassuntivamente si può apprezzare che Roberta Dini si confrontava regolarmente con il fratello e gli metteva a disposizione la sua rete di contatti – si legge ancora – . Inoltre, è quest’ultima ad averlo notiziato del bonifico di 250mila euro disposto dal marito Attilio Fontana, a ristoro dei costi sostenuti per la fornitura dei camici sino a quel momento consegnati. Infine, come si è visto, Roberta Dini si consultava con il fratello anche in relazione alla linea mediatica da seguire con i giornalisti della trasmissione di inchiesta ‘Report’. Pur non avendo un potere decisionale all’interno di Dama, in definitiva, Roberta Dini era ben a conoscenza delle dinamiche interne alla presente vicenda oggetto di indagine, non solo in ragione della sua posizione; derivante dai legami di parentela, ma per la funzione consultiva e di raccordo di cui si è detto”.
L’assessore: “Continiamo su di lei” – L’11 aprile, due settimane dopo quei messaggi tra i fratelli Dini, l’assessore Cattaneo scriveva al cognato del governatore. “Buongiorno Dr. Dini. Ha ricevuto l’ordine per i camici dalla nostra centrale acquisti Aria? (…) noi contiamo su di lei, come sugli altri che hanno riconvertito la loro produzione, per rifornire l’intero sistema sanitario lombardo sulla base delle priorità indicate dai nostri colleghi della sanità”. Negli atti i pm indicano anche un audio inviato a Dini da Paolo Zanetta, direttore di produzione di Dama, il 6 maggio nel quale quest’ultimo, riassume la Procura, spiega che “un soggetto di Centrocot (Centro tessile cotoniero, ndr) ha avuto notizia da Raffaele Cattaneo che le aziende riconvertite hanno diritto a 10 milioni di euro da dividersi”. Ci sono anche alcuni messaggi del 16 maggio tra Dini e Zanetta sulla trasformazione della “fornitura in donazione“, che avviene proprio quel giorno. Dini scrive: “Ovviamente tutti dico tutti sono nella lista di fornitori di camici. Armani, Herno, Moncler. Gli unici coglioni siamo noi”. E Zanetta: “Ma lo mandi a cagare e fatturiamo lo stesso”. Dini replica: “Non posso”. Agli atti anche la testimonianza di Cattaneo: “Conoscevo il marchio Paul&Shark e la Dama perché sono di Varese. Ho ricevuto una telefonata da una persona di cui non ricordo il nome, con la quale mi veniva manifestato l’interesse di Dini a rendersi disponibile e io l’ho contattato. Lo conoscevo di fama ma non avevo rapporti personali (…) il primo colloquio è avvenuto a marzo e lui mi ha detto che aveva fatto delle donazioni all’ospedale di Varese (…) avendo una impresa valida, l’ho indirizzato”. Cattaneo ha spiegato anche che il 19 maggio, dopo che la fornitura era stata trasformata in donazione, sentì al telefono Dini: “Mi ha comunicato di aver deciso di trasformare la commessa in donazione per ragioni di carattere familiare e che avrebbe proceduto allo storno della fattura”.
“Il cognato di Fontana mentì al giornalista di Report”- Secondo l’accusa, tra l’altro, il cognato di Fontana, mentì rispondendo al giornalista di Report impegnato in un servizio sulla commessa per 513mila euro di dpi assegnata dalla centrale regionale Aria alla sua Dama spa. I pm sottolineano che una serie di sms scambiati il primo giugno fra i fratelli rappresentano una “conferma ulteriore della falsa giustificazione” offerta da Andrea Dini al cronista che per primo sollevò la questione del presunto conflitto di interessi e sul “tentativo di Roberta Dini di coordinarsi con il marito per fornire delle risposte coincidenti e credibili”. “Sono venuti a suonarmi al campanello quelli di Report. Ho detto che è tutto donazione”, scrive l’imprenditore alla sorella, che replica: “Cazzo”. “Mercoledì devo mandare i documenti comprovanti che è donazione”, aggiunge Andrea Dini e poi ancora: “Mercoledì gli mando i documenti da cui si desume che è tutto donazione”. E Roberta Dini gli scrive due messaggi: “Io ne parlerei al tuo legale di fiducia (…) Magari ti consiglia qualcosa”.
Pm: “Incongruenze in verbale Bongiovanni” – La Procura ricostruisce pure che l’ex direttore generale di Aria Bongiovanni, indagato assieme ad una dirigente, a Fontana e ad Andrea Dini, ha messo a verbale che l’11 maggio “era stato convocato dall’assessore Caparini”, non indagato così come Cattaneo, “per una riunione sullo stato dell’arte delle forniture” nell’ufficio di Giulia Martinelli, capo della segreteria della presidenza della Regione ed ex compagna di Matteo Salvini. E’ l’occasione, stando al verbale di Bongiovanni, nella quale l’allora dg di Aria “rende edotta” Martinelli “del legame tra la società Aria” e la famiglia Dini. “La Martinelli – ha spiegato Bongiovanni ai pm – mi chiamò l’indomani per confermarmi che aveva svolto delle verifiche e che il legame societario con la famiglia del Presidente sussisteva”. Per i pm, però, ci sono “incongruenze” nel confronto tra i verbali resi da Bongiovanni, che è indagato, e Martinelli, non indagata. Lo scrivono in un atto dell’indagine, chiarendo che con le analisi dei contenuti dei telefoni, che si sono fatti consegnare oggi, punteranno anche “a vagliare documentalmente la credibilità” dei due.
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Femminicidio come aggravante punibile con l’ergastolo, il disegno di legge del governo Meloni
Roma, 7 mar (Adnkronos) - La riforma dei criteri di acceso alla facoltà di medicina, la commemorazione di Fulco Pratesi e la mozione di sfiducia al ministro della Giustizia Carlo Nordio sono alcuni dei temi al centro dei lavori parlamentari della prossima settimana.
Alla Camera si riprende lunedì 10 marzo, alle 13, con la discussione generale sul Ddl Giubileo, già approvato dal Senato; l'esame delle mozioni sull'uso delle Pfas e sulla reintroduzione del 'bonus Renzi' e quella sulla Convenzione sugli ausili marittimi (approvata dal Senato). Da martedì all'Odg dell'aula c'è, nel pomeriggio, l'esame della delega al governo sulla revisione delle modalità di accesso ai corsi di laurea in medicina e chirurgia, odontoiatria e veterinaria già approvata dal Senato. Mercoledì, dalle 9,30, la Camera deve esaminare la relazione della Giunta delle elezioni sull’elezione contestata della deputata Anna Laura Orrico (M5s) in Calabria. Poi, alle 16,15, è in programma la commemorazione di Fulco Pratesi.
Tra gli altri argomenti in calendario nella settimana ci sono anche le mozioni sul caro energia; la Pdl sulle intercettazioni già approvata in Senato previo esame e voto delle pregiudiziali di costituzionalità e di merito e la sfiducia al ministro della Giustizia Carlo Nordio presentata dalle opposizioni. Al Senato si riprende martedì alle 17 con il Ddl sulle spoglie delle vittime di omicidio e, a seguire, con il Ddl sulla responsabilità dei componenti del collegio sindacale, già approvato dalla Camera, e il Ddl sulle prestazioni sanitarie. Confermati i tradizionali appuntamenti, sia alla Camera che al Senato, con il Question time e gli atti di sindacato ispettivo.
Roma, 7 mar. (Adnkronos Salute) - "Nders Odv nasce con l'intento di dare un luogo sicuro a persone che hanno avuto esperienze di pre-morte, dove potersi raccontare e confrontare con chi ha avuto lo stesso tipo di esperienza in un ambiente sicuro e non giudicante. La maggiore criticità è che chi l'ha vissuta ha problemi, viene rifiutato dalla società. Non se ne può parlare. La morte è un tabù e l'esperienza di pre-morte è un tabù del tabù". Lo ha detto Davide De Alexandris, fondatore e presidente Nders Odv, in occasione del convegno 'Le esperienze di pre-morte (Nde). Fenomenologia e cambiamenti', che si è tenuto oggi a Roma presso il Centro Studi Americani.
"Sicuramente questo tabù è meno forte rispetto anni fa - prosegue De Alexandris - però il problema esiste. Nelle librerie, ad esempio, testi sulle esperienze di pre-morte sono al fianco a pubblicazioni su alieni e scie chimiche. Noi vorremmo che le esperienze di pre-morte fossero studiate e ci fosse un approccio scientifico orientato alla cura della persona".
Roma, 7 mar. (Adnkronos Salute) - "Oggi cerchiamo di trovare risposte scientifiche alle esperienze di pre-morte grazie a un gruppo multidisciplinare con fisici, medici e tutti quelli che possono dare una credibilità a questi fenomeni. Negli ultimi 10 anni 40mila persone hanno dichiarato di aver vissuto esperienze di pre-morte e la scienza deve fare la sua parte per dare concretezza a questi fenomeni, capirli e conoscerli. E' un obiettivo arduo, ma ci riusciremo". Lo ha detto Francesco Sepioni, medico di emergenza-urgenza della Asl Umbria 1 e autore del libro 'Al Confine con l'Aldilà', che ha moderato il convegno 'Le esperienze di pre-morte (Nde). Fenomenologia e cambiamenti'.
L'incontro, che si è tenuto a Roma presso il Centro Studi Americani, ha voluto affrontare un tema complesso e affascinante come quello delle esperienze di pre-morte (Near-death experiences, Nde), delle esperienze extracorporee (Out-of-Body experiences, Obe), non tralasciando la fenomenologia e i cambiamenti del soggetto successivamente all'esperienza in oggetto. Fenomeni che, pur essendo stati documentati in varie culture ed epoche storiche, continuano a suscitare grande interesse sia nel mondo scientifico che in quello religioso.
"Ci sono 3 casi documentati e comprovati a livello scientifico - spiega Sepioni - Uno, risalente al 2011, ha avuto come protagonista una persona intubata, priva di attività cardiaca e respiratoria, che incredibilmente ha visto e sentito la propria rianimazione. La persona, dopo essersi ripresa, ha raccontato le parole dei medici che lo rianimavano e ha perfino indicato dove era stata messa la protesi dentaria che un'infermiera aveva rimosso dalla sua bocca".
Roma, 7 mar (Adnkronos) - "È da leggere l"ordinanza n. 5992 depositata ieri dalle Sezioni Unite della Cassazione Civile. La restrizione della libertà personale avvenuta per giorni nell'agosto 2018 ai danni di 190 migranti che si trovavano a bordo della Nave Diciotti della Guardia Costiera italiana, per quanto possa non portare a una condanna penale, senz'altro rappresenta un illecito civile, avvenuto per colpa principalmente dell'allora ministro degli interni e vicepremier Matteo Salvini, urlatore ai quattro venti dello slogan dei "porti chiusi", portato avanti a spese dei diritti umani". Lo dice il senatore del Pd Dario Parrini.
"È per colpa delle scelte arbitrarie e disumane di Salvini che lo Stato deve pagare dei risarcimenti alle persone che hanno subito un danno. Eviti quindi Salvini, per il bene suo e nostro, di fare commenti-boomerang. E non sfugga alle sue responsabilità -prosegue Parrini-. E la Presidente del Consiglio impari a non calpestare una regola basilare della democrazia costituzionale: quella secondo la quale il potere esecutivo deve rispettare le sentenze del potere giudiziario, non attaccarle. Se non lo fa, commette un'indecenza".
Roma, 7 mar. (Adnkronos) - A1 Charge, leader nella progettazione, produzione, installazione e assistenza per le infrastrutture di ricarica elettrica, presenta a Key Energy Expo 2025 una gamma di soluzioni all’avanguardia per la mobilità sostenibile, dalle Wallbox AC fino alle potenti stazioni di ricarica ultra-fast da 400 kW. Tra le novità in esposizione: Wallbox AC 1/3ph, perfette per installazioni domestiche e commerciali; Tower Ac Dc dual 20/30/60 kW, una soluzione flessibile per diverse necessità di ricarica; PoleBox, il rivoluzionario dispositivo di EVywhere, startup di Corporate Hangar del Gruppo Prysmian, che trasforma l’illuminazione pubblica esistente in un’infrastruttura di ricarica intelligente; stazioni di ricarica ultra-fast da 90 kW fino a 400 kW, disponibili sia in versione all-in-one che con dispenser, con accumuli da rinnovabili o dalla rete, con il supporto di StarCharge leader mondiale nel settore degli accumuli.
A1 Charge non si limita alla fornitura di soluzioni di ricarica, ma supporta i clienti con programmi di formazione e teaching per installatori e utenti finali. I sistemi sono connessi via Ocpp e Bus proprietari, permettendo il controllo da remoto e sfruttando le potenzialità dell’IoT per una gestione intelligente ed efficiente. L’impegno di A1 Charge per la sostenibilità si concretizza nell’offerta di servizi di remanufacturing, garantendo riparabilità, rigenero e riutilizzo delle apparecchiature, in linea con i target europei accedendo al futuro passaporto digitale dei prodotti.
A1 Charge è orgogliosa di avere tra i partner della propria Technology Valley un’eccellenza italiana come Barilla Group, con cui condivide valori di qualità, innovazione e sostenibilità. Tutto ciò si sposa con i concetti di Cer Comunità energetica atti a creare e generare opportunità.
Roma, 7 mar (Adnkronos) - "A chi continua a chiedermi come posso esser certo che l’articolo 25 sia stato scritto su misura per Musk la risposta è semplice. Perché lo ha ammesso lui stesso, condividendo questo tweet. Avanti a testa alta per difendere interesse nazionale e dignità del Parlamento. Ddlspazio". Lo scrive sui social il deputato del Pd Andrea Casu rilanciando un tweet di Elon Musk.
Roma, 7 mar. (Adnkronos) - "Triste se il Governo discute come al ‘bar’ della giurisdizione e usa quei toni per attaccare i giudici e la divisione dei poteri. Capiamo le ragioni che hanno spinto la rima presidente Margherita Cassano a difendere la dignità di un potere dello Stato. Meloni e soci abbassino i toni”. Lo afferma la capogruppo di Avs alla Camera Luana Zanella.