Soldi donati a un comune, ma poi rientrati al partito. È su questa ipotesi che stanno lavorando gli investigatori della guardia di finanza di Genova, coordinati dal procuratore aggiunto Francesco Pinto e dal sostituto Paola Calleri. L’indagine è quella sul presunto riciclaggio dei 49 milioni di euro ottenuti dal Carroccio come rimborsi elettorali grazie a bilanci truccati all’epoca della gestione del leader Umberto Bossi e dell’ex tesoriere Francesco Belsito. Ieri le fiamme gialle sono andati a perquisire gli uffici del comune di Bondeno, in provincia di Ferrara.

Secondo l’ipotesi accusatoria nelle casse del comune sono arrivati circa 900mila euro. La cifra, per gli investigatori, è stata movimentata attraverso un conto aperto dallo stesso Belsito presso la banca Alletti quando era tesoriere del partito. La somma era stata in un primo momento trasferita alla Lega regionale dell’Emilia Romagna che a sua volta l’avrebbe rimessa come donazione al Comune di Bondeno. “La Lega ha donato quei soldi per costruire una scuola antisismica e acquistare dei mezzi per la Protezione civile e i Vigili del Fuoco”, ha spiegato ieri Alan Fabbri, attuale primo cittadino di Ferrara e sindaco di Bondeno tra il 2009 e il 2015.

Quei soldi, donati nel 2013 al comune di Bondeno, secondo chi indaga, potrebbero essere rientrati al partito attraverso false fatturazioni e sponsorizzazioni per campagne elettorali fatte da imprese amiche. Le risorse furono destinate in parte al Comune per la realizzazione della scuola antisismica di Scortichino, frazione di Bondeno tra i territori più colpiti dal terremoto. Gli inquirenti hanno acquisito tutta la documentazione relativa a quei lavori: dai nominativi delle imprese che hanno preso gli appalti alle modalità di pagamento. Secondo l’impianto della procura non è escluso che qualcuna di queste imprese possa essere vicina alla Lega e avere fatto rientrare i soldi al partito attraverso false fatture per operazioni parziali o del tutto inesistenti.

L’ipotesi della procura è che il conto in banca Alletti, aperto da Belsito, sia stato spogliato a poco a poco subito dopo l’uscita di scena di Umberto Bossi attraverso una serie di donazioni, contributi e sostegni alle Leghe regionali e associazioni per evitare il sequestro da parte del tribunale disposto dopo la condanna dello stesso ex tesoriere. Sui conti vennero trovati solo tre milioni. Secondo gli investigatori i soldi sarebbero stati dirottati all’estero o in altri conti per poi, in tempi più recenti, fare rientro nelle casse del partito. Intanto la Lega ha sottoscritto un accordo con i magistrati per restituire le somme non dovute: 600 mila euro all’anno per 80 anni.

Lo stesso filone d’indagine ha portato a iscrivere nel registro degli indagati Stefano Bruno Galli, attuale assessore della Lega in Regione Lombardia. Guidava l’associazione Maroni Presidente, che per l’accusa è stata utilizzata f per riciclare 450mila euro dei 49 milioni della truffa. In quel caso i soldi, secondo gli inquirenti, sono usciti dalle casse della Lega in direzione dei conti dell’Associazione Maroni Presidente e poi sono tornati nelle disponibilità del Carroccio attraverso un giro di fatture false.

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