Cinema

Il giorno sbagliato, Russel Crowe è un villain coi fiocchi da cinema horror

Onesto e compatto filmino di suspense con l’attore australiano che occupa il grande schermo con una certa magniloquenza ferina

di Davide Turrini

Il nostro grosso grasso Russell Crowe. Temo – lo diciamo per le fan – che oramai ce ne dovremo abituare. Massimo Decimo Meridio è diventato una balena. Marlon Brando ci diventò a 60 anni. Orson Welles già a 40. Crowe al giro di boa di metà cinquanta si allarga ancora di più e occupa il grande schermo con una certa magniloquenza ferina ne Il giorno sbagliato. Onesto e compatto filmino di suspense con l’attore australiano ad interpretare un villain coi fiocchi da cinema horror.

La trama è risicata ma precisa. Rachel (Caren Pistorius), mammina giovane sempre in ritardo, matrimonio a pezzi ma con dolente brio, deve portare a scuola il figlio attraversando in auto mezza città in preda al caos del traffico e della violenza dei relativi autisti privati. Suonerà una volta in più il clacson all’indirizzo del pick-up di Tom Cooper (Crowe) che ha appena sterminato, sembra, moglie e amante. Dire che è la mossa più avventata della sua vita è dire poco. Perché Tom gliela farà pagare in una delirante e ossessiva ricerca/inseguimento in meno di dodici ore che vedrà morti ammazzati ovunque. Dicevamo di Crowe, vero perno di un racconto che scimmiotta nei titoli di testa le voci fuori campo da sommossa sociale della massa povera alla Joker, e poi prova a ribaltare l’assioma misterioso di Duel nel realismo sudato di Un giorno di ordinaria follia e nella perdurante invincibilità del cattivo di The Hitcher. Tom è uno stalker sadico e senza freni, con quello sguardo oscuro e sinistro che Crowe spesso sciorina per comunicarti che ti conficcherà a breve un coltello nel collo. Cosa che qui peraltro fa con un povero avvocatuccio (a occhio è l’attore che interpretava da vecchio una delle vittime di Zodiac nell’omonimo film di Fincher), in una escalation di efferatezze di armi da taglio (l’accoltellamento indotto verso la conclusione è puro slasher anni 80) che alla fine colpirà mortalmente anche lui.

Ecco, dicevamo che ne Il giorno sbagliato viene resa concreta l’ipotesi di una reazione omicida mentre si è fermi al semaforo e si smadonna sul lumacone davanti a sé. Un po’ l’adagio del “non stuzzicare il can che dorme”. L’innesco della reazione a catena è comunque ben oliato. La regia (il tedesco Derrick Borte al debutto) non si perde in fronzoli per sperimentare arditi punti macchina pensando più alla solidità di un rapido e incolore montaggio generale quando il ritmo dell’azione deve prendere il sopravvento (una volta si diceva “serie B”). Così, di fronte ad una vittima che non è proprio Linda Hamilton con alle calcagna un terminator, ecco che Tom/Crowe nel suo essere ed agire diventa l’elemento chiave per la riuscita dell’opera. Cosa riuscirà ancora a compiere di così grandguignolesco? Fin dove si esporrà con la sua facciona per non farsi sparare e arrestare dalla polizia? Niente sottotrame a riguardo, Il giorno sbagliato è tutto riassunto nella bisettrice di senso che congiunge Rachel a Tom. E ciò che Tom decide di fare (talvolta vere e proprie improbabili sciocchezze inventate da sceneggiatori in apnea) rappresenta una specie di climax continuamente stiracchiato, frammentato, sparpagliato, in un’oretta e mezza che passa via liscia e non senza ripetuti jump scare. Crowe con un ventre esagerato, due gambone che esplodono nei pantaloni e quelle manone cicciotte con le ditina piccine esagera in ogni gesto, azione, parola, e finisce come un corpo-catarsi trafitto dalla giustizia delle buone azioni quotidiane. Ed il bello è che la sua presenza in scena la si attende un po’ come si aspettava l’entrata in scena delle stracotte star hollywoodiane che svernavano in film di genere italiani anni settanta. Il giorno sbagliato è infine a livello produttivo un po’ il film simbolo della riapertura delle sale negli Stati Uniti post-Covid. Girato a New Orleans.

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