Adriano Galliani è in piedi in un angolo della stanza. Le braccia conserte, lo sguardo fisso su una porzione indefinita di pavimento, la testa che si alza e si abbassa in un cenno di assenso. Una voce fuori campo dice: “Inquadra lui, dai”. Perché dall’altra parte della sala Silvio Berlusconi sta parlando. E tutti sanno che non ha nessuna intenzione di trattenersi. L’ex cavaliere è fermo davanti a un tavolo dove sono sistemati dei pacchetti avvolti in una carta elegante. Tiene il microfono con la mano destra mentre la sinistra si muove quasi a sottolineare le sue parole. “Adesso che Adriano è tornato al Monza vive di Monza mattina, pomeriggio e sera – racconta – mi dicono che anche di notte pensa al Monza e non scopa. Ho sentito delle voci che mi hanno dato fastidio, su di me e sui mei anni. Fino a qualche anno fa scopavo sei volte, ora dopo la terza mi addormento”. La platea deflagra in una risata. Qualcuno fa partire addirittura un applauso.

È la serata del 22 dicembre 2019, una data che tutti i presenti ricorderanno per parecchio tempo. E non tanto per le sue battutacce. Perché il Monza di Berlusconi e Galliani sta cannibalizzando il suo girone di Serie C. A metà stagione ha già dieci punti di vantaggio sul Pontedera secondo in classifica. La promozione in B assomiglia molto a una formalità. Ma per la nuova proprietà si tratta solo di un traguardo intermedio. L’obiettivo è ancora più ambizioso. E non potrebbe essere altrimenti. Galliani e Berlusconi vogliono sfidare il Milan in Serie A. E vogliono anche batterlo.

Presente che si rivolta contro il proprio passato per scrivere il futuro. Perché il Monza, che questo pomeriggio debutta nella nuova cadetteria contro la Spal, è molto di più dell’ennesima scommessa dell’ex cavaliere. È la chiusura di un cerchio, il suo ultimo miracolo sportivo (per ora), una parte essenziale della narrazione che vuole costruire di se stesso. Deve essere la prova che Berlusconi è ancora quel re Mida capace di mutare in oro tutto ciò che tocca, di trasformare la periferia in centro. E per riuscirci Silvio si è circondato dei suoi fedelissimi.

A partire dall’architetto del Milan dei miracoli. Un sodalizio partito più di quarant’anni fa. Dopo aver provato ad affermarsi nel settore dei citofoni e dopo aver investito in uno stabilimento balneare, Galliani compra la società Elettronica Industriale. E inizia a produrre antenne. Quel geometra con un debole per la Juventus è quasi convinto che si tratti dell’investimento del futuro. Una suggestione che diventa certezza nel 1979, quando cede la metà della sua azienda al proprietario di TeleMilano, Silvio Berlusconi. È un incontro che cambia le loro vite. Un anno più tardi fondano Canale5. Nel febbraio del 1986 Berlusconi acquista il Milan da Giussy Farina. E trasforma un club che non vinceva lo scudetto da sette anni in una delle società più vincenti della storia del calcio.

La prima presentazione della squadra è una celebrazione dell’ego del Cavaliere. Un elicottero atterra all’Arena Civica mentre Berlusconi scende scalette sulle note de La Cavalcata delle Valchirie. È l’incipit di una storia sportiva straordinaria, una storia che i due sperano di scrivere nuovamente trentadue anni più tardi. Ma con le dovute proporzioni. Nel settembre del 2018 Galliani è invitato a un pranzo ad Arcore. D’un tratto si avvicina al Cavaliere e gli sussurra una frase all’orecchio. Dice che Monza sta per essere ceduto agli americani. E che potrebbe essere un buon investimento. L’ex cavaliere ne parla a tavola a figli e manager. Nessuno obietta. Così a Galliani viene dato mandato di chiudere la trattativa.

In poche ore il club è di Berlusconi. Che plasma la società a sua immagine e somiglianza, con la stessa energia che aveva speso per il Milan. Ora non pretende più di disegnare la formazione per i suoi allenatori, li seleziona in base a quanto la loro idea di calcio sia vicina alla sua. La scelta cade su Cristian Brocchi, nonostante una parentesi non troppo felice al Milan del dopo Mihajlovic. Qualcuno giura che Berlusconi sia rimasto folgorato dal suo modo di mettere in campo la squadra. Altri malignano che sia fin troppo bravo ad assecondare i desideri del suo presidente. Fatto sta che il Monza domina la Serie C e nel primo anno completo della nuova proprietà centra la promozione. “Brocchi fa giocare il Monza come piace a noi: col 4-3-1-2 – dice Galliani – D’altra parte ho sempre detto che con la difesa a 3 giocano i poveri, con quella a 4 i ricchi”. Ma è durante questa lunghissima estate del calcio italiano che il club assorbe la filosofia di Berlusconi.

Sui muri dello spogliatoio viene dipinta la massima del presidente: “Chi ci crede combatte, chi ci crede supera tutti gli ostacoli, chi ci crede vince”. Anche Netflix si interessa al Monza. Chiede informazioni per poter girare un docufilm. Sembra tutto fatto. Solo che le norme per il Covid anneriscono la fumata bianca. Al resto ci pensa una rosa extra lusso per la Serie B. Lamanna, Bellucci, Paletta, Sampirisi, Rigoni sono giocatori con un buon passato nella massima categoria. Ma non basta. Berlusconi vuole tirare fuori ancora qualche coniglio dal cilindro. A Monza non atterrano più elicotteri, ma jet privati. L’ultimo ha regalato ai tifosi Marko Maric, capocannoniere del campionato croato. Sarà lui a formare la coppia offensiva con Christian Gytkjaer, re dei marcatori del torneo polacco. A loro si sommano Dany Mota e Mosti (dalla Juventus Under 23), Giulio Donati (prelevato dal Lecce), Machin e Barillà (Parma), Gliozzi e Frattesi (Sassuolo), Andrea Barberis (Crotone) e il terzino sinistro della Under 21 brasiliana Carlos Augusto.

Ma il vero botto è arrivato giovedì, quando Galliani ha chiuso la trattativa per Kevin Prince Boateng. Un colpo a sorpresa per una squadra che non può più nascondersi. “Per Silvio Berlusconi il Monza è la sua quinta vita di successo – ha detto Galliani al Corriere – La prima fu nell’edilizia quando costruì una città, Milano 2. La seconda la tv: con tre reti nazionali si mise in concorrenza con la Rai. Poi venne il Milan, retrocesso due volte e prelevato da un’aula di tribunale prima di essere condotto in cima al mondo. In politica scese nel ‘93, l’anno successivo fu presidente del Consiglio. E ora il Monza, che fino al 2017 era in Serie D, fallito due volte negli anni Duemila”. Forse stavolta Berlusconi non potrà ripetere i successi ottenuti con il Milan, ma si augura di poter sviluppare ancora quella narrazione di sé che ama così tanto: quella dell’imprenditore che non conosce sconfitta.

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