Di fronte ai numeri drammatici del turismo italiano colpito dalla pandemia, il governo lancia una ciambella di salvataggio dalla corazzata Cassa depositi e prestiti, braccio operativo del ministero dell’Economia, che può tra l’altro contare sulle risorse del risparmio postale. Nasce il Fondo nazionale del turismo, iniziativa che farà capo a Cassa depositi e prestiti ,Il fondo potrà contare su dotazione di 2 milardi di euro in 3-5 anni, 750 milioni della stessa Cdp, il resto di investitori terzi. Tra questi c’è anche il ministero del Turismo che contribuirà direttamente con 150 milioni euro. Negli ultimi anni la Cdp ha già acquistato 7 strutture per 160 mln di euro. Ultima, e in fase di apertura, Villa Igiea a Palermo che viene gestita da Rocco Forte hotels che ha tra i soci anche il finanziere Davide Serra.
Come spiega la stessa Cdp il fondo ha come scopo la “valorizzazione degli asset immobiliari, con particolare riferimento agli alberghi storici e iconici su tutto il territorio nazionale”. In sostanza il fondo potrà comprare alberghi o quote degli stessi. Il fondo, precisa Cdp, “potrà concedere agli attuali proprietari un diritto di riacquisto da esercitare in un arco di tempo congruo rispetto alle stime di ripresa del mercato ricettivo internazionale. Ove possibile, inoltre, si promuoverà il reinvestimento dei proventi della vendita nell’attività di gestione, sostenendo l’occupazione e il miglioramento degli standard qualitativi delle catene alberghiere del Paese”.
I numeri della crisi – La stagione estiva non è andata persa ma i numeri del turismo italiano restano drammatici, con arrivi da alcuni paesi praticamente azzerati (vedi Usa) e un calo di introiti da visitatori esteri stimato in 24 miliardi di euro. Ancora più allarmati alcune stime sugli alberghi che non hanno mai riaperto dopo il lockdown: 70% in città come Roma o Firenze, 20% sulle aree costiere. Nel complesso il settore turistico vale il 13% del nostro Prodotto interno lordo e impiega il 15% della forza lavoro. E, secondo la stessa Cassa depositi e prestiti la crisi dimezzerà il fatturato 2020 delle imprese ricettive. Ci sarà da gestire una perdita di liquidità di 2-2,5 miliardi di euro e un patrimonio netto delle aziende del settore che si potrebbe ridurre anche di 3 miliardi di euro. Forte anche l’impatto sull’occupazione, in un settore con molti contratti stagionali. In ogni caso, le misure temporanee di aiuto non potranno far fronte a contrazioni di consumo prolungate.
Altre risorse dal Recovery fund – Il ministro dei Beni culturali e del Turismo, Dario Franceschini ha aggiunto che il governo sta lavorando “affinché un’importante parte del Recovery fund (tra prestiti e sovvenzioni mette a disposizione dell’Italia circa 200 mld di euro, ndr) sia destinata a investimenti di riqualificazione nelle nostre strutture ricettive”. Le misure del Recovery, ha aggiunto Franceschini, devono anche guardare al potenziamento di infrastrutture essenziali per il rilancio del turismo, soprattutto al Sud. Il Fondo nazionale per il turismo “è un’operazione che guarda al futuro, perché il turismo tornerà più forte di prima.Tutti vogliono vedere l’Italia almeno una volta nella vita. Investire in cultura e turismo non è solo un dovere ma anche un’opportunità economica. Aiuteremo gli alberghi italiani a non finire in mani stranieri“, ha concluso il ministro. Secondo Franceschini infine, “L’Italia No al turismo low cost, che spesso passa e non lascia ricchezza. Dobbiamo puntare ad un turismo di qualità e con capacità di spesa, colto e che apprezza e rispetta la fragilità del nostro paesaggio”.