L'aggressione poco prima di mezzogiorno: due persone sono state trasportate in ospedale in condizioni molto gravi. La mannaia usata per l'attentato è stata ritrovata vicino alla fermata Richard Lenoir. L'autore, secondo la procura, è un 18enne conosciuto dalla polizia per reati comuni. Fermate altre 6 persone. Il ministro Darmanin: "Atto di terrorismo islamista"
Un’aggressione con la mannaia nella stessa via dove, fino a pochi anni fa, aveva sede il giornale satirico Charlie Hebdo e dove nel 2015 vennero uccise 12 persone nell’attentato rivendicato da al-Qaeda. Due persone sono rimaste gravemente ferite, ma non sono in pericolo di vita. L’attacco è avvenuto intorno alle 11.50 nel XIesimo arrondissement, quartiere della Bastiglia.
La polizia è intervenuta sul posto e poco dopo sono stati fermati i due sospetti: il primo è stato rintracciato vicino nella piazza dell’Opera-Bastille, mentre il secondo all’altezza della metropolitana Richard Lenoir. Qui è stata anche ritrovata la mannaia presumibilmente utilizzata per l’attentato. Il principale responsabile dell’aggressione è un ragazzo pachistano di 18 anni, Alì H., conosciuto dalla polizia per reati comuni. Immigrato in regolari condizioni, non è mai stato schedato per integralismo o per sospetta radicalizzazione e vicinanza ad ambienti dell’islamismo estremo. Con lui, riferisce la procura, è stato fermato un uomo algerino di 33 anni, presunto complice dell’attentatore il cui ruolo “resta da definire”. È stata aperta un’inchiesta per tentato omicidio a scopo terroristico. In serata fonti degli inquirenti fanno sapere che sono state fermate e vengono interrogate altre cinque persone.
“Si tratta, chiaramente, di un atto di terrorismo islamista, un nuovo sanguinoso attacco corno il nostro Paese e contro dei giornalisti”, ha detto il ministro dell’Interno, Gerald Darmanin. L’attentato è avvenuto nella rue Nicolas Appert, la stessa doveva aveva sede Charlie Hebdo prima di essere trasferita per motivi di sicurezza. Proprio nelle ultime settimane è iniziato il processo per la strage, attualmente in corso alla Corte d’assiste della Capitale. Alla vigilia delle prime udienze, il giornale aveva deciso di ripubblicare le vignette di Maometto che vennero pubblicate nel 2015, poco prima dell’attentato. L’11 settembre scorso, al-Qaeda era tornato a minacciare Charlie Hebdo per quelle stesse vignette, dicendo che “avrebbero pagato il prezzo” delle loro azioni.
Le vittime dell’attentato sono dipendenti dell’agenzia Première ligne, agenzia che è rimasta nell’edificio in cui sorgeva anche Charlie Hebdo. Secondo quanto si apprende, i due – un uomo e una donna addetti alla produzione – erano usciti in pausa per fumare una sigaretta quando sono stati attaccati. I giornalisti di Première ligne furono i primi a diffondere, dopo l’attentato a Charlie Hebdo, le immagini dei due killer, i fratelli Kouachi, in fuga dopo la strage.
Sul luogo dell’attentato è stato avvistato anche un pacco sospetto, ma l’allarme è rientrato dopo l’intervento degli artificieri. Per tutta la durata dell’operazione, il quartiere è stato isolato dalle forze di polizia. I bambini e i ragazzi delle scuole del quartiere sono stati confinati negli istituti. Il primo ministro francese, Jean Castex, ha annunciato in diretta tv l’immediata interruzione della sua visita nella Seine Saint-Denis, nella banlieue della Capitale, e si è subito recato alla cellula di crisi allestita al ministero dell’Interno.
Tra i primi a commentare, c’è stato il presidente del Consiglio europeo Charles Michel: “Non c’è posto per il terrore nel territorio europeo”, ha scritto su Twitter. “Piena solidarietà col popolo francese” di fronte “a questa nuova prova”, ha continuato, dedicando i suoi “pensieri alle vittime del vile atto di violenza”. Anche il premier Giuseppe Conte ha espresso la sua solidarietà al popolo francese “per il vile attacco”: “L’Italia è al fianco di chi combatte ogni forma di violenza”, ha scritto su Twitter.