Diritti

“Quest’anno io vuole imparare italiano bene”: polemica per la vignetta di un libro per la scuola elementare. “Linguaggio imbarazzante”

Il caso è stato sollevato dall'associazione "Educare alle differenze" che ne ha postato una foto sulla propria pagina Facebook: mentre i bambini bianchi desiderano i disegni con i pennarelli o le ricreazioni all'aperto, l'alunno di colore non sa l'italiano. "Stereotipo, sembra un pessimo film degli anni Trenta"

“Quest’anno vorrei fare tanti disegni coi pennarelli”, “Andare sempre in giardino per la ricreazione”: sono i desideri espressi dagli alunni per l’avvio del nuovo anno scolastico nelle illustrazioni di un libro di testo destinato alle seconde elementari. Ma a suscitare le polemiche è la frase di un terzo bambino: “Quest’anno io vuole imparare italiano bene“. La vignetta sgrammaticata, nel disegno, viene attribuita a un bambino con la pelle scura, stereotipo che le associazioni e molti genitori definiscono razzista: “Sembra preso da un pessimo film degli anni Trenta”.
Il disegno in questione è nel manuale di letture “Le avventure di Leo” per la classe di seconda elementare edito dal Gruppo Editoriale Raffaello. Il caso è stato sollevato dall’associazione “Educare alle differenze” che ne ha postato una foto sulla propria pagina Facebook: la notizia è stata poi ripresa da Repubblica.“Un libro che entra in classi interculturali – spiega la pagina Facebook – in cui bambine e bambini nat* e cresciut* in Italia hanno colori diversi, famiglie miste, adottive, genitori che provengono da altri paesi ma vivono qui da anni”. Dare per scontato, come si fa nel libro, che la pelle scura implichi essere straniero e non conoscere la lingua non solo è fuorviante, ma spesso non corrisponde al vero. “Ma anche bambin* arrivat* da poco – prosegue il post – che portano con sé le loro culture d’origine e che costruiscono in quelle classi nuove identità meticce (…) Bambin* che continuiamo attraverso rappresentazioni come questa ad additare come stranier*, come altro rispetto a una presunta normalità italica e a scimmiottare con un linguaggio imbarazzante che sembra preso da un pessimo film degli anni Trenta“.