Senza certificato medico non si entra a scuola. A mettere un punto ai dubbi di presidi, genitori e pediatri ci pensa il ministero della Salute. Con una circolare firmata dal direttore generale della prevenzione Giovanni Rezza e inviata a medici, Regioni, categorie economiche e sindacati, arriva il chiarimento tanto atteso e sollecitato nei giorni scorsi dal ministero dell’Istruzione. Sia in caso di positività al Covid 19 sia in caso di malattia diversa dal Coronavirus, l’alunno ma anche l’operatore scolastico che restano a casa possono rientrare in classe solo presentando un attestato del medico o del pediatra di libera scelta.
La circolare indica i comportamenti da tenere ipotizzando alcuni scenari possibili. Nel caso in cui un alunno o un insegnate dovessero essere dei casi sospetti, manifestando febbre oltre i 37,5 o sintomatologia “compatibile con il Covid 19”, sia a casa sia a scuola, il pediatra o il medico di medicina generale devono richiedere tempestivamente il tampone.
Se il test risulta positivo, si notifica il caso al Dipartimento di prevenzione che avvia la ricerca dei contatti e indica le azioni di sanificazione straordinaria della struttura scolastica nella sua parte interessata. “Per il rientro in comunità – cita la circolare – bisognerà attendere la guarigione secondo i criteri vigenti. Attualmente le indicazioni scientifiche prevedono l’effettuazione di due tamponi (test di biologia molecolare) a distanza di 24 ore l’uno dall’altro con un contestuale doppio negativo, cui potrà conseguire la conclusione dell’isolamento e l’inserimento in comunità. L’alunno/operatore scolastico rientrerà a scuola con attestazione di avvenuta guarigione e nulla osta all’ingresso o rientro in comunità”.
Altra situazione: nel caso in cui il test diagnostico fosse negativo, secondo sua precisa valutazione medica, il pediatra o il medico curante, valutano il percorso clinico/diagnostico più appropriato (eventuale ripetizione del test) e comunque l’opportunità dell’ingresso a scuola. Infine in caso di diagnosi di patologia diversa dal coronavirus, la persona deve restare a casa fino a guarigione clinica.
Sulla questione del certificato Rezza è molto chiaro: il paziente risultato positivo dovrà presentarsi a scuola, dopo la conferma di avvenuta guarigione, con “Attestazione di nulla osta all’ingresso o al rientro in comunità”. Così nel caso di tampone negativo e malattia diversa dal Covid il medico di famiglia o il pediatra di libera scelta dovrà “redigere una attestazione che l’alunno/operatore scolastico può rientrare a scuola poiché è stato seguito il percorso diagnostico- terapeutico e di prevenzione, come disposto da documenti nazionali e regionali”.
L’atto firmato dal direttore generale della prevenzione pone l’attenzione anche su un ulteriore scenario ovvero quello di uno studente o di un operatore scolastico che convivono con una persona positiva: “Su valutazione del Dipartimento di prevenzione – recita la circolare del ministero – sarà considerato contatto stretto e posto in quarantena. Eventuali suoi contatti stretti (esempio compagni di classe dell’alunno in quarantena), non necessitano di quarantena, a meno di successive valutazioni del Dipartimento di Prevenzione in seguito a positività di eventuali test diagnostici sul contatto stretto convivente di un caso”.
Un ultimo aspetto importante è quello dei tempi nell’effettuare i tamponi. Rezza specifica che “gli operatori scolastici e gli alunni hanno una priorità nell’esecuzione dei test diagnostici”. Una corsia preferenziale auspicata soprattutto dai pediatri e dai dirigenti scolastici. Ora le Regioni dovrebbero uniformarsi a questa direttiva ministeriale e metter fine alla babele di norme che differenziavano un territorio dall’altro creando confusione soprattutto nelle famiglie.