L'ambasciatore tedesco presso la Ue chiede di aumentare il rischio dei negoziati. Il portavoce del Parlamento Ue replica: "Non stiamo ritardando il Recovery, potrà essere avviato quando la decisione sulle risorse proprie sarà ratificata dagli Stati membri". David Sassoli: "Non vogliamo un bilancio che tagli ricerca, programma Erasmus ed altre opportunità"
E’ scontro a distanza tra Stati membri e Parlamento europeo sui tempi di approvazione del bilancio comunitario per il 2021-2027, legato a doppio filo al Next Generation Eu. “Abbiamo urgente bisogno di un accordo globale sul pacchetto” sul quadro finanziario pluriennale Ue e il Recovery Fund, ma le trattative procedono “troppo lentamente” e “corriamo il rischio di ritardare anche il Recovery”, ha avvertito venerdì mattina l’ambasciatore tedesco presso la Ue, Michael Clauss, chiedendo di “aumentare notevolmente il ritmo dei negoziati” in corso tra il Consiglio Ue e il Parlamento. Ma David Sassoli, presidente del Parlamento europeo, ha ricordato: “Il bilancio pluriennale è una battaglia importante. Da lì passano tanti dei programmi che riguardano i giovani e le donne. Non vogliamo un bilancio che tagli ricerca, programma Erasmus ed altre opportunità”.
Bilancio pluriennale e Recovery “sono politicamente e tecnicamente inseparabili” e “il tempo stringe”, ha ricordato Clauss. “L’Europa deve mantenere la sua parola”. La spaccatura più importante è sulla condizionalità legata al rispetto dello stato di diritto, clausola per l’accesso ai fondi europei che non è entrata nell’intesa tra i leader per evitare che le posizioni di Paesi dell’est come Polonia e Ungheria si irrigidissero impedendo di trovare la quadra. Ma il Parlamento chiede che sia introdotta. Sull‘introduzione di nuove risorse proprie dell’Ue invece le parti sono “già vicine”.
La Germania, che detiene la presidenza semestrale dell’Ue, “presenterà presto una proposta” sul meccanismo per lo stato di diritto che “seguirà da vicino la decisione del Consiglio europeo” lo scorso luglio, anticipa Clauss. “L’obiettivo è proteggere il bilancio dell’Ue e, per la prima volta, sanzionare le violazioni dello Stato di diritto nell’uso dei fondi di bilancio”.
Nel pomeriggio è intervenuto anche Jaume Duch, direttore generale della comunicazione e portavoce del Parlamento europeo, postando un articolo di PoliticoEurope dove si legge che il “Consiglio sta facendo pressioni sul Parlamento europeo perché si affretti nei negoziati sul bilancio a lungo termine dell’Ue e sul Recovery”. “Facciamo chiarezza”, scrive Duch. “Il Parlamento europeo non sta ritardando il Recovery fund dell’Ue perché il Qfp e il Recovery plan non sono legalmente un solo pacchetto. Il Recovery fund potrà essere avviato quando la decisione sulle risorse proprie sarà ratificata dagli Stati membri”. Un portavoce della Commissione, dal canto suo, ha precisato che sono in programma delle “riunioni a livello trilaterale fra le istituzioni europee” e “queste riunioni sono iniziate il 27 agosto e a seguire il 7, l’11 e il 18 settembre e la prossima riunione sarà il 28 settembre”.
“Vogliamo un bilancio che consenta, tra sette anni, ai giovani non solo di sopportare i debiti che noi andremo a fare anche con il Recovery Fund, ma anche di consentire loro di avere opportunità in più”, ha aggiunto Sassoli in collegamento video con la giornata inaugurale della seconda edizione del Festival dell’Economia civile in corso a Palazzo Vecchio a Firenze. “Abbiamo strumenti che consentiranno ai nostri paesi di sfruttare molte risorse, ma attenzione: stiamo facendo debito. Non possiamo permetterci di lasciare in eredità solo debiti alle generazioni future. Questi soldi vanno spesi bene”.