di Carblogger

E’ più di una impressione per ciò che ho visto e sentito recentemente nella sede storica del Tridente in viale Ciro Menotti a Modena: Maserati vale per Fiat Chrysler come un asso nella manica nella trattativa in corso per la fusione con Psa. Nella nuova entità chiamata Stellantis è già stabilito che i francesi avranno il volante, ma c’è un messaggio per loro: “ne touche pas” l’unico marchio esclusivo di casa. Tanto più che Maserati ha ora la missione di superare il suo confine una volta per sempre, una linea d’ombra come quella di Conrad: e semmai in un futuro altro ci può essere solo l’indipendenza.

Sono stato nel quartier generale del costruttore (invitato per la mia testata l’Automobile) in occasione del lancio della nuova MC20, bel pretesto in forma di supercar per raccontare il nuovo corso del Tridente che ha chiuso il 2019 tra grosse difficoltà di bilancio e di vendite, allungatesi sul 2020.

In breve (e per restare su Conrad), Maserati ci è stata rappresentata come in partenza per un viaggio della crescita in cui è vietato sbagliare direzione: nuova gamma di modelli, spinta irreversibile sull’elettrico, nuova personalizzazione delle auto perché diventino veramente di lusso. Dal gruppo, tanti soldi sopra: 2,5 miliardi entro il 2024 parte dei quali stanno nei 5 destinati a tutte le attività italiane di Fca. Un segno importante, apprezzato anche dai sindacati (peccato che lo abbiano fatto sapere il giorno successivo all’evento quando i giornalisti erano partiti, come ho fatto notare a uno di loro).

A viale Ciro Menotti (in una fabbrica tirata a lucido per la linea di MC20), c’era il nuovo ceo Davide Grasso, manager interessante perché di discontinuità, non un esperto di auto ma proveniente da Nike e dal suo marchio Converse (storico come Maserati, nasce appena sei anni prima), e c’era il ceo di Fiat Chrysler, Mike Manley. Che ha parlato dritto per dritto: Maserati viene spinta oltre quella linea d’ombra perché non torni più indietro, come è avvenuto nella sua storia ultracentenaria fatta troppo spesso di polvere e altare. A Grasso ha dato un biglietto di sola andata: non deve vendere macchine, deve vendere sogni. E far diventare il marchio un lusso necessario.

Insomma, fine di un’epoca come primo obiettivo. Che poi a Modena ci riescano è un’altra storia, da seguire senza indulgenza per una asset di questo valore.

Nel frattempo si può affidare Maserati alle parole di Conrad e confidare nell’eternità della buona letteratura: “Andiamo avanti. E anche il tempo va avanti – fino a quando distinguiamo di fronte a noi una linea d’ombra che ci avvisa che bisogna lasciarsi alle spalle anche la regione della prima giovinezza”.

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