I fatti risalgono al settembre del 2019 e sono avvenuti nelle campagne in provincia di Firenze. La donna per un mese è stata picchiata, violentata e legata a alla rete di un letto dal fratello del suo ex marito
Condannato a 9 anni e mezzo per avere sequestrato e violentato la ex cognata, moglie di uno dei suoi fratelli, nelle campagna di Rufina, in provincia di Firenze. I fatti per i quali i giudici hanno deciso con rito abbreviato la pena per il 56enne Massimo Ricci risalgono al 2019. L’uomo ha segregato per un mese la donna fino a quando, in sua assenza, ha trovato la forza e il coraggio per scappare e denunciare.
La pm, Beatrice Giunti, aveva chiesto 14 anni. Davanti alla giudice, Antonella Zatini, c’era anche Terzilio, fratello di Ricci nonché ex compagno della vittima, che non ha patteggiato una pena a 4 anni, è stato disposto il rinvio a giudizio. Prosciolta la terza imputata, Annalisa Zocchi, compagna di Terzilio, assistita dall’avvocato Giorgio Ponti: una perizia l’ha giudicata incapace di intendere e di volere.
La vittima, scrive la Nazione, ha raccontato di essere stata portata da Ricci nel podere dove viveva, a Cigliano, località della Rufina (Firenze), tra miseria e sporcizia, con il pretesto di chiarire una vecchia questione tra loro. La donna ha raccontato ai carabinieri di essersi addormentata all’improvviso dopo aver mangiato. Al suo risveglio, si è ritrovata legata a un letto, con uno spago che le ammanettava. Colpita con cazzotti in testa e frustata con un tubo di plastica. E ancora rasata a zero, offesa, derisa. Derubata delle sue poche cose: il cellulare e la carta coi soldi del reddito di cittadinanza. La donna ha inoltre rivelato che nei giorni di prigionia ha dovuto urinarsi addosso perché impossibilitata a fare altro.