A Londra, Madrid e in Israele migliaia di cittadini scendono in piazza per protestare contro le misure anti-Covid, mentre nel mondo sono quasi un milione le vittime della pandemia e i contagi non si fermano. Gran parte d’Europa resta alle prese con nuovi picchi di casi: dopo le conseguenze dei viaggi estivi, con le relative polemiche sulla gestione della movida, ora l’attenzione è tutta puntata sugli effetti della riapertura delle scuole e l’arrivo dei primi freddi.

Tra i Paesi che preoccupano di più c’è la Francia – che da giorni viaggia intorno ai 15mila nuovi casi quotidiani -, dove per il presidente dell’ordine dei medici francese Patrick Bouetla seconda ondata sta arrivando più in fretta di quando temevamo“. Per Bouet, se non dovessero esserci cambiamenti “in tre-quattro settimane”, il Paese dovrà “affrontare un’epidemia generalizzata” per lunghi mesi in autunno e inverno, con un sistema sanitario “incapace di rispondere a tutte le sollecitazioni”, ha avvertito l’esperto in un’intervista al Journal du Dimanche mentre i numeri del contagio del coronavirus continuano a crescere in tutto il paese. “Ci aspetta una prova. Ma i professionisti della Sanità, all’origine del miracolo della primavera, non potranno nuovamente rimediare alle carenze strutturali, molti sono traumatizzati ed esausti”, ha sottolineato Bouet. In Francia, dove ora c’è anche chi propone un “lockdown d’Avvento”, un terzo dei cluster riguarda proprio gli istituti dei vari gradi e le università, dove si contano 285 focolai, il 32% degli 899 registrati. Secondo l’ultimo bollettino settimanale della sanità pubblica francese, per la prima volta il mondo della scuola precede quello delle aziende, dove sono 195 i focolai attivi, seguito dalle strutture sanitarie, con 97 cluster tenuti sotto osservazione.

Quasi un milione di morti nel mondo – Intanto, nel mondo, le vittime sono quasi un milione. Una cifra che avvicina l’epidemia in corso alle dimensioni dell’influenza asiatica, che nel 1957-58 fece 1,1 milioni di morti, anche se resta per fortuna ancora molto lontana dai 50 milioni di decessi provocati dalla spagnola nel 1918-19. Si parla sempre di vittime ufficiali, perché il numero in realtà potrebbe essere più alto per la difficoltà, soprattutto in alcune aree del mondo, di identificare con esattezza tutte le morti per il Covid-19. Di sicuro, sono almeno 998mila le persone uccise dal virus da quando l’epidemia è emersa in Cina alla fine dell’anno scorso. Quasi 33 milioni i casi di infezione. Gli Stati Uniti restano il Paese più colpito sia in termini di decessi che di casi, con quasi 205.000 morti. Seguono il Brasile e l’India, che continua a macinare numeri elevati, con oltre 88mila nuovi casi in 24 ore, e più di 1.100 decessi in un giorno.

Le proteste a Londra e Madrid – Ma la prospettiva di essere costretti a un’altra quarantena, più o meno rigida, o comunque di assistere a una nuova serie di limitazioni alle libertà delle persone, sembra incontrare tuttavia una crescente opposizione tra molti cittadini in diversi Paesi, dove si moltiplicano le manifestazioni di piazza contro le autorità. Dopo il sit-in di sabato a Londra, con migliaia di persone a Trafalgar Square, sono stati i madrileni a scendere nuovamente nelle strade per protestare contro il blocco parziale imposto in diversi quartieri della capitale spagnola e della sua regione per frenare i contagi. Dal 21 settembre circa 850mila persone sono state confinate nelle loro zone e non possono allontanarsene se non per motivi di lavoro, scolastici o medici, anche se possono circolare liberamente all’interno.

Le buone notizie arrivano invece dall’Australia, dove nello Stato di Victoria è stato revocato il coprifuoco notturno che era stato imposto quasi due mesi fa per contrastare la seconda impennata del virus. Anche qui nei giorni scorsi c’erano state manifestazioni contro le restrizioni, sfociate in disordini e scontri con la polizia. Un copione di stop-and-go che sembra destinato a ripetersi ancora nei prossimi mesi in giro per il mondo, in attesa dell’agognato vaccino.

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