Il governatore di Bankitalia interviene mentre il Pd aumenta il pressing su Conte perché l'Italia chieda i 36 miliardi per le spese sanitarie. I soldi "si possono trovare sul mercato, costeranno un po' di più ma si trovano sul mercato". Ma "se uno vuole liberare il nostro impegno sul mercato, questo è un prestito a condizioni migliori, è a lunga scadenza, a condizioni buone e la condizionalità è solamente spendere i soldi nel settore". E "se uno mostra che usa bene i soldi ha maggiore facilità di raccolta"
“Da un punto di vista economico” un prestito della nuova linea di credito pandemica del Mes “ha solamente vantaggi: è un prestito a condizioni migliori di quelle del mercato, è a lunga scadenza, a condizioni buone e la condizionalità è solamente spendere i soldi nel settore per il quale è stato disegnato questo fondo”. Mentre il segretario Pd Nicola Zingaretti, passate le elezioni, aumenta il pressing perché l’Italia faccia richiesta dei 36 miliardi utilizzabili per rafforzare il sistema sanitario e Giuseppe Conte prende tempo, il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco fa il punto sui rischi veri e presunti. “Non vedo gravi problemi a usarlo”, spiega dal Festival dell’Economia di Trento. “L’unico potrebbe essere quello dello stigma, ma quello stigma è legato a un cattivo utilizzo dei fondi o a una cattiva comunicazione. Mi chiedo perché uno ha paura di mostrare che utilizza bene dei fondi: se lo mostra ha maggiore facilità di raccolta sul mercato a condizioni migliori di quelle che ora, pur migliorate, non sono ancora vicine a Spagna e Portogallo“.
“Per fare le operazioni di natura infrastrutturale oppure di assunzione di operatori sanitari e medici necessari e per rafforzare la sanità locale, i tre obiettivi che ci siamo dati in questa fase, è evidente che servono dei soldi. Si possono trovare sul mercato, costeranno un po’ di più ma si trovano sul mercato”, ha premesso Visco. Ma “se uno vuole liberare il nostro impegno sul mercato e utilizzare questi fondi, si può fare, non vedo un grave problema: l’unico potrebbe essere quello dello stigma, ma quello stigma è legato a un cattivo utilizzo dei fondi o a una cattiva comunicazione. Quindi questi sono i due elementi. Certamente c’è un problema se i Paesi che hanno impegni in campo sanitario non trovano un modo di utilizzare questi fondi e poi resta soltanto un paese a utilizzarlo. Per questo abbiamo necessità di discussione nell’ambito del Consiglio europeo, e i capi di Stato e di governo devono mettere in luce i modi migliori di far sì che chi utilizza questi fondi lo faccia senza subirne conseguenze”.
Alla domanda su quali debbano essere le priorità da finanziare con il Recovery Fund, Visco ha avvertito: “Stiamo vivendo un periodo in cui le proposte sono tantissime, sia quelle che il governo ha raccolto sia quelle che vengono fatte da molti gruppi istituzioni e enti. Ogni giorno ricevo uno o due documenti; è bene che proposte specifiche da parte nostra non vengano. Vi sono tuttavia ritardi evidenti per quel che riguarda la banda larga ultraveloce, per la quale abbiamo livelli tra i più bassi d’Europa, e sul capitale umano in tema di formazione e ricerca”.
Inoltre “è opportuno lavorare per il Mezzogiorno, il cui problema riguarda il paese nel suo complesso, su due direttrici fondamentali. La prima richiede il rafforzamento del sistema produttivo, la seconda di puntare sulla legalità e l’efficacia dell’azione pubblica, sia a livello locale che centrale”. Visco ha ricordato che “i tempi degli investimenti pubblici sono più o meno il doppio del centro nord, il 30% degli investimenti pubblici è nel Mezzogiorno e il 70% delle opere incompiute è nel Mezzogiorno”.