I carabinieri hanno perquisito uffici e casa di Paolo Montagna alla ricerca di alcuni documenti, tra cui un registro su cui doveva appuntare le ore di lavori socialmente utili da svolgere per evitare un processo. Ma pare che sulla messa in prova ci siano state irregolarità
La sua è stata una vittoria di peso: ha ottenuto il 65 per cento dei voti. Paolo Montagna è stato confermato sindaco di Moncalieri, città alle porte di Torino e quinto centro più abitato del Piemonte, ma tre giorni dopo i risultati l’esponente del Partito democratico ha saputo di essere indagato per falso ideologico in atto pubblico: venerdì i carabinieri coordinati dalla procura torinese hanno perquisito i suoi uffici e casa sua alla ricerca di alcuni documenti, tra cui un registro su cui doveva appuntare le ore di lavori socialmente utili da svolgere per evitare un processo.
Montagna, 52enne eletto sindaco di Moncalieri nel 2015, nel 2018 era stato indagato per concorso in accesso abusivo ai sistemi informatici perché, insieme ad altre due persone, aveva ottenuto informazioni riservate prese dai database delle forze dell’ordine. “Non conosco ancora né il capo di imputazione né i dettagli della vicenda. Sono sereno e a disposizione della magistratura per conoscerli e avere la possibilità di chiarirli”, aveva annunciato subito su Facebook il 2 febbraio 2018. Tuttavia sulla vicenda Montagna non ha mai fatto chiarezza: non ha risposto alle domande degli investigatori e non ha dovuto farlo neanche di fronte a un giudice perché ha evitato il processo grazie al sistema della “messa alla prova”, cioè un programma di lavori di pubblica utilità al termine del quale si valuta se il reato può essere estinto.
Il sindaco di Moncalieri, che aveva le deleghe alla Protezione civile, avrebbe dovuto svolgere la messa alla prova proprio in quell’ente. Il problema, secondo la procura di Torino, è che sarebbero state commesse delle irregolarità: Montagna avrebbe continuato a lavorare come sindaco e avrebbe portato avanti la campagna elettorale anche quando doveva risultare impegnato nella “messa alla prova”. Su Montagna avevano espresso dei dubbi i “Moderati”, una formazione centrista molto forte in Piemonte. Tra la fine del 2019 e l’inizio del 2020, in vista delle elezioni amministrative, il fondatore Giacomo Portas (deputato iscritto al gruppo Italia Viva) aveva dichiarato: “Io un candidato che in piena campagna elettorale deve svolgere i servizi sociali non lo sostengo – riporta la Stampa del 16 gennaio –. Sono un garantista, ma la messa alla prova non è una medaglia”.
Venerdì i carabinieri hanno effettuato delle perquisizioni alla ricerca di documenti utili. “Ieri, proprio a tre giorni dal largo successo elettorale, ho ricevuto un avviso di garanzia dalla Procura di Torino – ha scritto Montagna questa mattina su Facebook –. L’ipotesi che mi si addebita è di aver compiuto un ‘falso ideologico’. In sostanza, secondo l’accusa, avrei certificato di avere svolto prestazioni di volontariato presso una associazione di Protezione Civile senza, in realtà, averle eseguite davvero. In questa fase, ovviamente, capirete che non posso dirvi di più nel merito”.
A gestire la questione doveva essere la responsabile della Protezione civile di Moncalieri, Anna De Luca, anche lei indagata. Lei doveva conservare il documento su cui registrare le ore di attività svolte da Montagna, ma nel corso di una perquisizione non è stato trovato. Lo avrebbe affidato lei stessa al sindaco. Contattata da ilfattoquotidiano.it, Anna De Luca non ha voluto fornire spiegazioni. “Montagna ha vinto le elezioni a Moncalieri – ha dichiarato oggi Portas –, speriamo che almeno questa volta chiarisca con la città e il consiglio comunale i reati che gli attribuiscono”.
L’indagine pone un problema nell’ambito delle messe alla prova: non ci sono maniere di verificare a fondo se i compiti siano stati portati a termine e i giudici basano le loro decisioni sulle valutazioni espresse dalle associazioni e dagli enti che prendono in carico la persona indagata.