La Germania, che ha la presidenza di turno, prova a dare un'accelerata al negoziato: la condizionalità è infatti un punto fermo per il Parlamento Ue ma non è entrata nell’intesa tra i leader per evitare il veto di Visegrad. Il meccanismo prevede la sospensione degli aiuti - su proposta della Commissione e approvata dal Consiglio - se le violazioni "colpiscono in modo sufficientemente diretto la sana gestione finanziaria del budget Ue"
La Germania prova a dare un’accelerata alla trattativa tra il Consiglio e il Parlamento europeo per l’approvazione del bilancio comunitario per il 2021-2027, legato a doppio filo al Next Generation Eu, il cosiddetto Recovery Fund. La presidenza di turno tedesca dell’Ue presenta la sua proposta sul meccanismo che legherà l’ottenimento dei fondi europei al rispetto dello Stato di diritto. La condizionalità sullo Stato di diritto è una delle questioni che tiene in ostaggio le trattative: non è entrata nell’intesa tra i leader del 21 luglio scorso per evitare che le posizioni di Paesi dell’est come Polonia e Ungheria si irrigidissero impedendo di trovare la quadra. Il Parlamento però non vuole arretrare su questo punto: “Senza progressi su Stato di diritto niente via libera al prossimo bilancio e al Recovery fund”, hanno chiarito i capigruppo alla ripresa dei negoziati dopo la pausa estiva.
La bozza messa a punto dalla presidenza di turno tedesca martedì sarà analizzata dai gruppi di esperti, prima di passare alla riunione degli ambasciatori (Coreper) di mercoledì. L’obiettivo è appunto agevolare il negoziato. “La proposta attua in modo preciso le conclusioni del Consiglio europeo di luglio”, spiegano all’Ansa fonti vicine al dossier. “È basata – aggiungono – sulla bozza della Commissione Ue del 2018, che è stata adattata alla luce del compromesso raggiunto con difficoltà” al summit di luglio tra i leader europei. “Per la prima volta nella storia dell’Ue ci sarà un meccanismo che lega i fondi del budget europeo allo Stato di diritto. Si tratta di un importante passo avanti”, dicono sempre dalla presidenza tedesca.
Il meccanismo proposto – Su quale sia nello specifico il meccanismo studiato dalla Germania non ci sono ancora dettagli. “Misure appropriate” – ovvero la sospensione degli aiuti dal budget europeo – sono previste quando si stabilirà che “le violazioni dello stato di diritto nello Stato membro colpiscono in modo sufficientemente diretto la sana gestione finanziaria del budget Ue, o la protezione degli interessi finanziari dell’Unione, si legge nella proposta che l’Ansa ha potuto visionare. In pratica, laddove ne ricorre il caso, il meccanismo prevede che la Commissione, sentiti i vari pareri, e dato allo Stato membro un mese per presentare le sue osservazioni (è possibile estendere di un altro mese), presenti la sua proposta al Consiglio, “che la adotterà in un mese“. In caso di circostanze eccezionali la decisione per l’adozione potrà essere estesa fino ad un massimo di tre mesi. Inoltre “il Consiglio, a maggioranza qualificata, potrà emendare la proposta e adottare il testo emendato come decisione del Consiglio”.
Lo scontro sulle ‘risorse proprie’ – Se da un lato lo scontro tra il Consiglio ed il Parlamento europeo sullo Stato di diritto (e non solo) rallenta le trattative, dall’altra almeno sette Paesi in seno al Consiglio frenano il via libera ad un pezzo importante del Recovery fund, rimandando l’ok al momento in cui ci sarà un accordo con l’Eurocamera sul pacchetto globale, Bilancio 2021-2027 compreso. All’ultima riunione dei 27 ambasciatori dell’Ue (Coreper), i Paesi frugali (Olanda, Austria, Danimarca e Svezia), appoggiati da Finlandia, Polonia e Ungheria, non hanno sostenuto la proposta di una procedura scritta per l’adozione del capitolo ‘risorse proprie‘, che avrebbe aperto la strada alle ratifiche dei parlamenti nazionali per il Recovery Fund, con la motivazione di voler appunto prima vedere l’insieme del pacchetto. I frugali temono di vedere ridotti o cancellati i ‘rebates‘ (gli sconti sul Bilancio), nella trattativa col Parlamento, mentre la Polonia e l’Ungheria, che da anni hanno in corso procedure per l’erosione della democrazia dei loro sistemi, vogliono prima vedere quale sarà il meccanismo che lega lo stanziamento delle risorse allo Stato di diritto nei loro Paesi. Il Fondo da 750 miliardi per il rilancio economico dell’Unione (209 andrebbero all’Italia) traballa, ancor prima di dover passare dalle ratifiche nei Parlamenti nazionali.