Chi e perché ha accoltellato 60 volte i fidanzati nel loro appartamento di via Montello a Lecce? I carabinieri del Nucleo investigativo, affiancati dagli specialisti del Ris e del Ros crimini violenti, stanno cercando di ricostruire l'identità dell'uomo che si è introdotto nella casa dove l'arbitro e l'impiegata dell'Inps si era trasferiti da pochissimo. Un frame di una telecamera di sorveglianza, i dettagli forniti dai pochi testimoni e la ricerca nei cellulari: così gli investigatori stanno provando a ricostruire il volto del killer
Una settimana di indagine, investigatori al lavoro a tutto campo ma il mistero attorno all’omicidio di Daniele De Santis ed Eleonora Manta resta fitto. Chi e perché ha accoltellato 60 volte i fidanzati nel loro appartamento di via Montello a Lecce? I carabinieri del Nucleo investigativo, affiancati dagli specialisti del Ris e del Ros crimini violenti, stanno cercando di ricostruire l’identità del killer che si è introdotto nella casa dove l’arbitro e l’impiegata dell’Inps si era trasferiti da pochissimo. Tra i pochi punti fermi e i tanti “forse” di questa storia, stanno cercando tracce ovunque, dalla scena del crimine ai cellulari dei due. Alcune le hanno già trovate, anche grazie a quel poco che hanno visto i vicini di casa, la sera di lunedì 21 settembre attorno alle 21.
Cosa è accaduto lunedì sera
È in quei minuti che si consuma il duplice omicidio ed è una delle poche certezze del delitto, insieme alla tipologia di arma usata. Il killer arriva in via Montello attorno all’ora di cena. Probabilmente è una faccia conosciuta da De Santis e Manta, che gli aprono la porta. I vicini hanno riferito di aver sentito rumori, voci confuse. Un litigio, forse. L’omicida avrebbe sostanzialmente teso una trappola alla coppia. A un certo punto ha estratto il coltello, forse da macellaio, e avrebbe messo in azione il suo piano. Prima ha accoltellato Manta, 30 anni, che secondo un testimone avrebbe urlato: “Andrea, no. Andrea, basta”. Forse, il nome del killer: un dettaglio che ha portato la procura di Lecce, guidata da Leonardo Leone De Castris, ad ascoltare diversi conoscenti della coppia con quel nome. Poi si è accanito sull’arbitro 33enne inseguito sul pianerottolo, probabilmente mentre fuggiva. Circa 60 i colpi inferti, secondo quanto ricostruito nel corso dell’autopsia sui corpi dei due fidanzati che hanno riportato ferite alle mani nell’estremo tentativo di difendersi. È mentre il killer si accanisce sul corpo di De Santis che un vicino apre la porta e si affaccia, intravedendo l’uomo.
Lo zaino gallo e i cellulari
Vestito di nero, forse con una tuta da sub, il cappuccio calato sul volto. Un solo particolare: uno zaino di colore chiaro, probabilmente giallo. È un attimo e l’uomo scompare. Esce dal condominio e, protetto dagli arbusti di via Montello che rendono fioca la luce dei lampioni, sembra dissolversi nel nulla. Non ci sono testimoni, almeno finora, che lo abbiano incrociato nel cortile o nelle vie limitrofe in un faccia a faccia risolutivo. Nessuna telecamera di videosorveglianza che lo abbia inquadrato in maniera chiara e nitida. C’è, come riporta il Nuovo Quotidiano di Puglia, un abbozzo di identikit fornito da un passante: troppo poco per dare davvero un nome al killer o per approfondire una pista investigativa che finora ha esplorato ad ampio spettro dal vita di De Santis e Manta. I Ris si stanno focalizzando sui reperti recuperati nell’appartamento, mentre il Ros e i periti informatici della procura stanno cercando ogni dettaglio nei cellulari dei due giovani.
La fuga studiata e quel “frame” catturato
Gli inquirenti ritengono che l’omicidio sia stato studiato fin nei minimi dettagli. Come dimostra la mappa per la fuga che l’uomo avrebbe portato con sé, perdendone un pezzo, intriso di sangue, mentre si allontanava dal condominio del quartiere Rudiae: una serie di vie da percorrere per evitare tutte le telecamere di sorveglianza della zona e quindi rimanere “invisibile”. Un occhio elettronico è però riuscito a catturare un frame del possibile killer, mentre si allontana verso il sottopasso di via Monteroni: pubblicata da La Gazzetta del Mezzogiorno, l’immagine è comunque sfocata. Una traccia per allargare le ricerche, più che un indizio sull’identità. Mentre proseguono ascolti, perquisizioni e acquisizioni, anche con riguardo all’attività lavorativa dei due, sia pregressa che attuale. Ma a sette giorni di distanza dal massacro di via Montello, il killer con lo zainetto giallo resta ancora un uomo senza volto.