Queste analisi su nuove movimentazioni finanziarie sospette, ma anche su conti di personaggi centrali dell’inchiesta, tra cui altri imprenditori, sono state richieste dalla Procura di Milano agli ispettori dell’Uif di Bankitalia, mentre accertamenti sono in corso anche da parte della Guardia di finanza
Prosegue l’inchiesta milanese sui commercialisti della Lega finiti ai domiciliari per l’affare di un capannone, rifilato secondo la procura di Milano alla Lombardia Film Commission, a prezzo doppio rispetto al suo valore. Servono nuove analisi su alcuni conti di Francesco Barachetti, l’elettricista ed ex consigliere del Comune di Casnigo (Bergamo) indagato per peculato. La caccia ai presunti ‘fondi neri’ del Carroccio, grazie ai contabili, quindi va avanti.
Queste analisi su nuove movimentazioni finanziarie sospette, ma anche su conti di personaggi centrali dell’inchiesta, tra cui altri imprenditori, sono state richieste dalla Procura di Milano agli ispettori dell’Uif di Bankitalia, mentre accertamenti sono in corso anche da parte del Nucleo di polizia economico finanziaria della Guardia di finanza che conduce le indagini, coordinate dal procuratore aggiunto Eugenio Fusco e dal pm Stefano Civardi. Gli inquirenti ipotizzano possibili “retrocessioni” di denaro al partito da parte di imprese e società che hanno fatturato lavori e incassato dal Carroccio. Un meccanismo che potrebbe essere stato utilizzato anche dai contabili e dalla ‘galassia’ di società a loro riconducibili. Per ora, da segnalazioni di Bankitalia risulta che solo Barachetti (negli atti si parla anche della moglie russa, socia e non indagata, Tatiana Andreeva) avrebbe ottenuto dalla Lega o da entità collegate, come la Pontida Fin, oltre 2 milioni di euro negli ultimi anni.
E nelle carte depositate, più in generale, viene più volte messa in rilievo la “operatività non coerente rilevata tra diverse società, coinvolte nei più disparati settori economici e spesso con lo stesso indirizzo, ed il partito politico Lega Nord”. Flussi di denaro sospetti, insomma. Tanto che la prossima settimana gli inquirenti milanesi dovrebbero incontrare a Genova i loro colleghi che indagano sull’ipotizzato riciclaggio dei famosi 49 milioni di euro. Da un’annotazione delle Fiamme gialle, inoltre, era già emerso che parte degli 800mila euro della presunta vendita gonfiata del capannone per la LFC, ossia 390mila euro, sono passati proprio per la Barachetti service (arrivati da Andromeda srl e attraverso Eco srl). Barachetti avrebbe impiegato, poi, 45mila euro per acquistare “rubli russi”, che sarebbero serviti per un’operazione immobiliare a San Pietroburgo. E analisi approfondite sono in corso anche sui conti di altri imprenditori i cui nomi compaiono sempre negli atti delle indagini, tra cui Marzio Carrara (non indagato).
Intanto, dal primo interrogatorio nei giorni scorsi davanti ai pm di Scillieri, il commercialista nel cui studio venne domiciliata la ‘Lega per Salvini premier’, sono arrivati elementi che vengono ritenuti utili per il quadro probatorio e le indagini. Venerdì prossimo, nel frattempo, Luca Sostegni, presunto prestanome di Scillieri e “sodali”, fermato a luglio mentre stava per scappare in Brasile, sarà interrogato per la quinta volta a San Vittore, assistito dal legale Giuseppe Alessandro Pennisi. Sta collaborando e ha già parlato di quel conto in Svizzera, collegato alla fiduciaria Fidirev, su cui sono finiti “400mila euro”, parte della “provvista” illecita. E sempre su Fidirev dovrebbe concentrarsi il prossimo faccia a faccia coi magistrati. Andrà in udienza martedì, infine, il pm Civardi per chiedere al Riesame che Manzoni e Di Rubba, revisori per la Lega in Parlamento, restino ai domiciliari. A chiedere la revoca della misura, dopo aver negato le accuse davanti al gip (“nessun soldo illecito incassato”, hanno detto) sono stati i due professionisti, assistiti dall’avvocato Piermaria Corso.