È un 21enne, ex coinquilino delle due vittime, il ragazzo fermato in serata perché sospettato di essere colui che la sera del 21 settembre si è introdotto nella casa di Eleonora Manta, 30 anni, e dell’arbitro Daniele De Santis, 33, uccidendoli con 60 coltellate. Antonio De Marco, originario di Casarano, in provincia di Lecce, è stato fermato nel capoluogo salentino, secondo quanto riferito dal procuratore di Lecce, Leonardo Leone De Castris, nel corso di una conferenza stampa. Il giovane, studente di scienze infermieristiche, viveva in una casa in affitto, ma è stato per un periodo “coinquilino” delle vittime fino all’agosto scorso.
“I principali elementi di prova sono i dati tecnici, la visione delle immagini delle telecamere di videosorveglianza, le intercettazioni e la comparazione grafica”, ha spiegato il procuratore che ha ricostruito i passaggi che hanno portato gli investigatori a risalire all’identità di De Marco. Un’altra prova che ha indirizzato gli inquirenti verso De Marco è stata il ritrovamento di un bigliettino sul luogo del delitto:”È stato trovato un bigliettino nell’immediatezza dei fatti – ha spiegato il procuratore – Inizialmente non si sapeva se fosse stato volontariamente messo lì o se fosse caduto. Si è stabilito ben presto che in realtà era stato perso dall’aggressore e questo ha dato la possibilità di comparare questa grafia con quella dei documenti presso la Prefettura e presso il Comune”.
Dalle indagini è inoltre emerso che dietro all’omicidio c’è stata una attenta programmazione: “Sicuramente c’è stata una fortissima premeditazione – continua De Castris – e questo è rinvenibile sia dalle attività di ispezione che il soggetto ha fatto nei giorni precedenti e anche il giorno dell’episodio, sia dall’esame del bigliettino, dei famosi 5 foglietti, dove non soltanto vi è uno studio dell’itinerario da seguire per evitare le telecamere e agire in sicurezza, ma vi è anche la programmazione delle modalità dell’azione omicidiaria che sarebbe dovuta essere preceduta anche da un’attività preliminare prodromica all’omicidio. Ciò che è stato rinvenuto nell’abitazione, le striscette stringitubo e altro materiale, ci indicano questa pista e ci fanno propendere per l’ipotesi che l’omicidio dovesse in realtà essere una rappresentazione anche per la collettività”.
La maggiore difficoltà per chi indaga, ha poi spiegato De Castris, è stata ricostruire il movente, sul quale si è arrivati a conclusioni solo parziali: “La ricostruzione dell’episodio si è resa subito molto complessa perché inizialmente, per un lungo tratto della vicenda durata 6-7 giorni e ancora adesso, l’unica cosa che non è stata possibile ricostruire, secondo l’impostazione accusatoria, è il movente. Il movente è solo parzialmente ricostruito”, ha spiegato ribadendo che ”questo per noi ha rappresentato una grande difficoltà iniziale perché, senza movente, è difficile stabilire quale sia la pista da imboccare”.