Il reddito di cittadinanza è arrivato alla boa dei primi 18 mesi. Così a ottobre scatta, per i beneficiari che lo ricevono fin da aprile 2019, il mese di sospensione previsto dal “decretone” che ha istituito il sussidio e quota 100. Secondo dati elaborati dal Sole 24 Ore, oltre 41omila famiglie vedono scadere già questo mese la prima tranche del sussidio, che oggi spetta a 1,3 milioni di nuclei (sono aumentati del 23% rispetto a gennaio, complici le conseguenze economiche del Covid) per una cifra media di 562 euro. Per altri 100mila nuclei i 18 mesi scadono in ottobre, mentre a novembre e dicembre saranno rispettivamente 83mila e 40mila. Di qui a fine anno, lo stop riguarderà dunque oltre 630mila famiglie per un totale di 1,5 milioni di persone.
Di qui alla fine dell’anno, lo stop riguarderà il 54% dei nuclei beneficiari. Per la maggior parte residenti nel Sud Italia, in cui si concentra il 60% dei percettori: si parla di 114mila famiglie in Sicilia (sulle 214mila che percepiscono il reddito), 125mila in Campania (su 245mila), 59mila in Puglia (su 108mila), 46mila in Calabria (su 78mila), 29mila in Sardegna (su 46mila). La sospensione riguarderà anche 56mila nuclei nel Lazio (dove ci sono 108mila famiglie con il sussidio), 49mila su 94mila in Lombardia, 35mila su 62mila in Piemonte, 16mila su 29mila in Veneto.
Dopo 30 giorni sarà possibile rinnovare la domanda, dimostrando nuovamente di avere i requisiti reddituali e patrimoniali tra cui un Isee sotto i 9.360 euro e rispettare i limiti sul possesso di auto e moto. Una volta ottenuto il rinnovo, non ci sarà più la possibilità di rifiutare fino a due offerte di lavoro se troppo lontane da casa, come era consentito nei primi 18 mesi: bisognerà accettare qualunque proposta arrivi da Anpal e dai navigator, a patto che lo stipendio sia superiore a 858 euro come previsto dalla normativa. In caso contrario si perderà il rdc.
La sospensione non riguarda le pensioni di cittadinanza, che spettano se i componenti della famiglia hanno più di 67 anni.