Sul podio cinque scuole che da Nord a Sud hanno avviato programmi particolarmente efficaci per gestire didattica a distanza e sostegno a bimbi e ragazzi. Asili nido, scuole dell'infanzia e licei, che hanno trovato il modo di ridurre la lontananza, anche emotiva, tra insegnanti e studenti. Il premio è dedicato alla memoria di Vito Scafidi, morto a scuola nel 2008 per il crollo di un soffitto
C’è chi ha raccontato il Covid ai bambini più piccoli e chi ha cercato di ridurre la distanza con appelli al mattino e saluti della buona notte. E poi c’è chi ha scelto di raccontare il virus attraverso delle storie fantastiche con protagonisti gli ortaggi. Sono solo alcuni dei progetti che Cittadinanzattiva ha riconosciuto nell’ambito dell’annuale premio in memoria di Vito Scafidi, il giovane morto a scuola il 22 novembre 2008 per il crollo del contro soffitto del liceo “Darwin” di Rivoli. L’occasione del concorso ha permesso di conoscere e di portare alla luce alcune delle esperienze più significative del nostro Paese.
All’asilo nido “Gianna Beretta Molla” di Robecchetto con Induno, durante il periodo di quarantena a causa del Covid, la priorità delle educatrici è stata quella di cercare di mantenere il più possibile i rapporti e le relazioni, seppur a distanza, con le famiglie e i bambini. Tutti gli incontri sono stati incentrati sul tema del racconto a partire da una storia presentata ai bambini per spiegare cosa stesse succedendo. Il racconto è stato portato avanti con videochiamate settimanali, sia individuali che a piccoli gruppi, con tutti gli alunni. Durante le videochiamate anche i piccoli hanno avuto modo di raccontare alle educatrici le loro nuove giornate, di mostrare i propri giochi e ciò che amavano di più fare in questo periodo. Ma le maestre non si sono limitate al loro lavoro con i bambini, hanno coinvolto anche i genitori, per raccogliere il loro vissuto e supportarli sia nella fase iniziale che nei momenti successivi, ad esempio per la ripresa del lavoro.
Anche a Venezia al nido “Glicine” hanno pensato di parlare del virus attraverso la narrazione. Le educatrici hanno trovato un modo per esorcizzare le paure e soprattutto dare una spiegazione comprensibile a quello che stava accadendo: la routine di rapporti ed attività che si interrompe da un giorno all’altro e l’impossibilità di comunicare fra bambini e con gli adulti. Il tutto è stato fatto anche con due favolette animate, con i personaggi sostituiti da frutta e ortaggi.
Dal Nord al Sud nessun maestro ha lasciato soli i più piccoli. A Roma il polo 0/6 scuola dell’infanzia comunale “Manzoni” e nido “Arcobaleno”, ha ideato il progetto “La scuola bussa alle porte”. Le maestre hanno fin da subito cercato di ridurre la distanza fisica, fin quasi ad azzerarla. Nuova routine con appelli al mattino e saluti della buona notte, proposte di lavori manuali e logici e, soprattutto, recupero e rinforzo, attraverso una sistematica riproposizione di attività già realizzate in presenza, di competenze già acquisite.
E sempre nella capitale, Cittadinanzattiva ha riconosciuto il lavoro della scuola comunale per l’infanzia “Taggia”. Il progetto è stato realizzato nel periodo di chiusura delle scuola, a partire dal 5 marzo 2020, e ha coinvolto tutti i bambini frequentanti la scuola dell’infanzia e tutte le insegnanti del collegio docenti con la supervisione e l’ affiancamento della coordinatrice pedagogica. E’ stata privilegiata la pedagogia dell’ascolto, l’educazione emotiva e una forte attenzione ai gesti di cura. Sono state mantenute relazioni personalizzate anche con quelle categorie più fragili come i disabili e coloro che avevano difficoltà di connessione. La scelta metodologica è stata quella di non proporre “lavoretti da fare” ma di avere un contatto con le emozioni e i pensieri dei bambini e dei loro cari dando risalto al “prendersi cura” sia dell’ambiente, sia degli animali, costruendo attraverso il fare apprendimenti condivisi.