Il risultato del modello Pomigliano d’Arco a casa di Luigi Di Maio è una medaglia col suo rovescio. I governisti lo esaltano. Ritengono riuscito l’esperimento del laboratorio politico, la città capofila dei primissimi accordi tra Pd e M5s alle elezioni amministrative, benedetti dal voto sulla piattaforma Rousseau in extremis. E sono fiduciosi in vista del ballottaggio. In realtà, se si gratta la scorza del brillante 41,8% del candidato sindaco Gianluca Del Mastro, ci si accorge che la presunta pepita è una mezza patata. Basta confrontare i numeri. Alle comunali i 5 Stelle sono inchiodati a un modesto 10%, mentre nello stesso giorno alle Regionali hanno conquistato il 20% (e la candidata presidente Valeria Ciarambino, pomiglianese anche lei, supera il 21%). Una flessione tra le due schede molto più grave di quella dei dem di Pomigliano, che alle Regionali sfiorano il 12% e alle comunali non toccano il 10%. Dati che sono comunque meno sconfortanti rispetto all’irripetibile boom M5s delle politiche 2018.
L’esperimento, quindi, è riuscito a metà. E poteva andare anche peggio, se avessero sbagliato candidato. Il papirologo Del Mastro, presidente dell’Ente Ville Vesuviane, ottiene infatti 3 punti percentuale in più rispetto alla somma delle sette liste che lo hanno sostenuto e dimostra di essere un valore aggiunto al ‘laboratorio politico’. Mentre la sua rivale, l’azzurra Elvira Romano, vice sindaco della giunta uscente guidata da Raffaele Russo, si ferma al 39,7%, quasi 7 punti percentuali in meno dei voti raccolti dalla sua coalizione di sei liste.
Il trend è chiaro e fa di Del Mastro il grande favorito per il ballottaggio del 4 e 5 ottobre. La sua vittoria seppellirebbe sotto il tappeto la polvere di anni di frizioni nel Movimento di Pomigliano. A lungo spaccato in due tra gli amici di Di Maio del Liceo Imbriani e gli attivisti esclusi dal giro di giostra a Roma e mortificati – lamentavano – sul territorio. Una delle cause dello scontro interno fu il fedelissimo di Di Maio, Dario De Falco. Consigliere comunale e capo della segreteria politica del ministro. Per lui si derogò alla sacra regola pentastellata del no ai doppi incarichi. Tra i mal di pancia. De Falco avrebbe dovuto essere il candidato sindaco dei Cinque Stelle. Si è fatto da parte in extremis per favorire l’accordo last-minute col Pd, possibile solo su un nome ‘terzo’ come quello di Del Mastro. Se l’alleanza giallo-rosa prevarrà al ballottaggio, sarà anche merito del suo passo indietro.
I ‘governisti’ esultano anche per la vittoria al primo turno a Caivano dell’ambientalista Vincenzo Falco e per il ballottaggio a Giugliano (la terza città della Campania) di Nicola Pirozzi. Pure qui, però, bisogna fare dei distinguo. A Caivano l’alleanza giallo-rosa ha ricompreso – caso unico in Italia – i renziani di Italia Viva. E per capire la portata della notizia, bisogna riavvolgere il nastro alle parole con le quali il presidente di Iv Ettore Rosato ha spiegato la decisione di sostenere a Pomigliano il centrodestra. “A Pomigliano Italia Viva sosterrà Elvira Romano con altre liste civiche, sfidando il candidato Pd-M5S Del Mastro. Da parte nostra – argomentò Rosato – è una sfida prima di tutto amministrativa, visto che Elvira Romano rappresenta un’amministrazione che ha lavorato bene, ma è diventata anche una sfida politica considerato che Pd e M5s hanno scelto questo comune, come laboratorio per i loro esperimenti di convivenza stabile. Noi naturalmente non possiamo che essere alternativi a questo scenario”. Alternativi, sì, ma con l’eccezione di Caivano dove, come ha documentato un video di una testata locale, Rosato ha commentato l’accordo con dem e 5 Stelle svelando “che era stato fatto un errore, nulla di drammatico, tanto il programma è lo stesso nostro…”. Peraltro Falco aveva in coalizione Articolo 1, Verdi e persino Noi Campani di Clemente Mastella. Governisti, sì. Ma sul modello dell’ultimo governo Prodi…
A Giugliano invece si fa allo spareggio. Il ‘giallo-rosa’ Pirozzi al primo turno ha raggranellato il 33%, contro il 37% del sindaco uscente Antonio Poziello. C’è poco da sorridere però se si va a guardare il risultato delle singole liste: M5s al 6%, Pd all’8,5%. Per i dem una spiegazione c’è: Poziello è uno di loro, pesca nel loro elettorato, già nel 2015 si candidò con il sostegno di Vincenzo De Luca ma ‘contro’ il Pd che concesse il simbolo a un rivale. La lista ‘Poziello sindaco’ ha doppiato i democrat, raggiungendo il 16%. Mentre alle Regionali il Pd ha raccolto il 13%, come il M5s. Voti che nelle comunali si sono dispersi in diversi rivoli, e non tutti portavano a Pirozzi.