La posizione è “sempre stata quella di essere disponibile alla cessione” di Autostrade per l’Italia e per quanto riguarda la trattativa con Cassa depositi e prestiti resta la volontà di “compiere ogni sforzo per raggiungere un accordo rispettoso delle finalità espresse nella lettera del 14 luglio” ma anche di “tutelare i diritti e gli interessi degli azionisti”. Così il consiglio di amministrazione di Atlantia replica al governo e delibera di “inviare una lettera di risposta alla comunicazione” ricevuta dall’esecutivo il 23 settembre in cui la holding è stata accusata di scarsa disponibilità a definire una volta per tutte i contorni della cessione. Atlantia chiede in sostanza di non subire un ‘giro di vite’, in particolare su alcuni aspetti dirimenti della questione ancora aperta a oltre due anni dal crollo del ponte Morandi nonostante l’accordo dello scorso luglio. Uno stallo, quindi, con l’esecutivo che ha già lasciato intendere di essere pronto alla revoca.
I “principali punti ostativi” dell’intesa – si legge nella nota della holding controllata dalla famiglia Benetton – “sono emersi a inizio settembre con la richiesta di Cdp, tra le altre condizioni, di garanzie e manleve non usuali e dell’accollo da parte di Aspi di prestiti obbligazionari emessi da Atlantia”. Per la società si tratta di “condizioni tutte non presenti nella lettera del 14 luglio e non accettabili in un contesto di mercato”. Atlantia conferma tuttavia “la propria disponibilità a proseguire le trattative con Cdp, nell’ambito di un processo trasparente e a valori di mercato”, conclude la nota.
Nella lettera al governo, secondo Atlantia, “risulta evidente la trasparenza e buona fede con cui il negoziato è stato condotto da Autostrade per l’Italia, nonché come ogni sforzo sia stato fatto per recepire, le richieste e le istanze formulate dal concedente”. In particolare, Atlantia “ha ricordato che Aspi ha già doverosamente sostenuto pur in assenza di qualunque accertamento sulle cause e sulle eventuali responsabilità” del crollo del ponte Morandi, che il 14 agosto 2018 provocò 43 morti, “i danni diretti o, comunque, di aver accantonato in bilancio i relativi importi”.
Inoltre, sostiene ancora la holding, “subordinatamente alla sottoscrizione dell’accordo transattivo complessivo, il nuovo Piano Economico Finanziario, condiviso con il Mit, prevede un intervento finanziario compensativo – non remunerato in tariffa – di 3,4 miliardi di euro e la disponibilità di Aspi ad accettare tutte le altre condizioni volute dall’esecutivo in termini di quadro regolatorio e tariffario, nuovi investimenti e interventi, oltre alla rinuncia a una serie di contenziosi”.
“È di tutta evidenza, tuttavia, che la cessione potrà essere conclusa a reali condizioni di mercato solo a valle della formalizzazione di un accordo transattivo tra Aspi e il Ministero delle Infrastrutture e Trasporti, nonché dal raggiungimento di un’intesa sul quadro regolatorio e tariffario, presupposto indispensabile per la bancabilità degli investimenti oltre che per l’attrattività nel lungo termine di Aspi per gli investitori”, conclude Atlantia.