“Sono felice, dopo tanto tempo giustizia è fatta”. Al fattoquotidiano.it Nicola Cosentino commenta così l’assoluzione in appello nel processo ‘Il Principe e la Ballerina’, inchiesta su un particolare, presunto intreccio tra politica, economia e camorra intorno a un mai realizzato centro commerciale tra Casal di Principe e Villa di Briano (Caserta), che si sarebbe dovuto chiamare, appunto, “Il Principe”. E che rimase solo un progetto sulla carta di un ingegnere con la duplice veste di tecnico comunale e imprenditore, Nicola Di Caterino, condannato in primo grado a 11 anni e deceduto tra il primo e il secondo grado di giudizio.
Assolto dalla Corte d’appello di Napoli “per non aver commesso il fatto”, recita il dispositivo della sentenza che cancella la condanna in primo grado a cinque anni e mezzo di Cosentino, già sottosegretario all’Economia e coordinatore campano di Forza Italia durante i primi anni dell’ultimo governo Berlusconi.
Una sentenza articolata, che assolve alcuni imputati e ne condanna altri e che arriva a valle di un’inchiesta della Dda di Napoli culminata nel 2011 in una cinquantina di misure cautelari – tra le quali quella di Cosentino, all’epoca protetto dallo scudo di parlamentare – e in una ventina di condanne davanti al Tribunale di Santa Maria Capua Vetere. “Siamo soddisfatti” dice l’avvocato Agostino Di Caro, che insieme al collega Stefano Montone difende Cosentino da una dozzina di anni nei numerosi processi in cui il politico berlusconiano è stato coinvolto. La Corte si è presa 90 giorni di tempo per il deposito delle motivazioni.
Cosentino era imputato di tentativo di reimpiego di capitali illeciti con l’aggravante mafiosa. Secondo la prospettazione accusatoria, il reato si era consumato intorno a un incontro tra Cosentino e un politico di Forza Italia di Scafati, cognato del direttore di banca di una filiale Unicredit, durante il quale si sarebbe affrontato il tema dello sblocco del finanziamento bancario di cinque milioni di euro per la costruzione del centro commerciale in odore di clan dei Casalesi.
Cosentino è libero. Ha una pena detentiva definitiva a 4 anni per la corruzione di un agente della polizia penitenziaria durante la detenzione per accuse di un altro processo, quello sui carburanti, per il quale è stato assolto in appello. Ha trascorso 4 anni tra carcere e domiciliari. Nel suo carnet giudiziario ha due assoluzioni in appello, una condanna a 10 mesi in primo grado a Roma per la diffamazione di Caldoro (il dossier della P3) e una condanna a 9 anni in primo grado per concorso esterno in associazione camorristica: l’appello è in corso e la prossima udienza è fissata al 28 ottobre.