Eccola, la scena madre dell’inchiesta Palamara. I lettori de ilfattoquotidiano.it possono ascoltare in esclusiva il dialogo tra Luca Palamara, Luca Lotti, Cosimo Ferri e altri consiglieri del Csm, la notte tra l’8 e il maggio 2019. Nella hall dell’hotel, quando è mezzanotte e un quarto, si discute del futuro della procura di Roma. L’ex ministro Lotti, indagato e poi imputato per rivelazione del segreto istruttorio, proprio dalla procura di Roma, nell’inchiesta Consip, non è ancora arrivato. Ferri, Palamara e Morlini conteggiano i voti per comprendere quante possibilità abbia, il procuratore generale di Firenze, Marcello Viola, di ottenere la guida di piazzale Clodio. E a questo punto, facendo il suo ingresso in scena, Lotti dovrebbe pronunciare la frase chiave dell’inchiesta: “Si vira su Viola, sì, ragazzi”. Come già anticipato dal Fatto Quotidiano, in realtà, questa frase Lotti non l’ha mai pronunciata. In realtà dice: “Si arriverà su Viola, sì, ragazzi”. La frase “Si vira su Viola” è frutto quindi di un errore di trascrizione (non l’unico) del Gico della Guardia di Finanza.

A certificarlo è la perizia disposta dal collegio del Csm che sarà depositata oggi. Ma torniamo alla scena più famosa del caso Palamara. Il 9 maggio 2019 mancano pochi giorni all’appuntamento previsto nella Quinta commissione del Csm che dovrà esprimersi sui candidati alla guida della procura capitolina. A contendersi il posto sono in tre: il procuratore capo di Firenze Giuseppe Creazzo, il suo collega a Palermo Francesco Lo Voi, il procuratore generale di Firenze, Marcello Viola. Ed è proprio su Viola che Palamara ha scelto di puntare mentre, per se stesso, pensa al ruolo di procuratore aggiunto a Roma. E per la notte tra l’8 e il 9 maggio ha fissato un appuntamento nell’hotel Champagne di Roma: dalle intercettazioni telefoniche del pomeriggio con Cosimo Ferri emerge con chiarezza che è interessato alla presenza di un “Luca” che, poche ore dopo, potremo identificare proprio con Lotti. Com’è ovvio resta grave il fatto che Palamara abbia discusso del futuro della Procura di Roma con i due parlamentari del Pd Lotti e Ferri (poi passato in Italia Viva). A maggior ragione perché Lotti era indagato proprio dalla procura capitolina. Ed ancor più grave – a nostro avviso è questa il passaggio peggio dell’intera vicenda – che Lotti sostenga la necessità del voto del vice presidente del Csm, David Ermini (per quanto non sia esplicito, s’intende che debba votare per Viola) e che, sempre a Ermini, sia necessario mandare dei messaggi forti.

E’ altrettanto importante, però, prendere atto che, ascoltando l’audio originale, la scena muta in modo sensibile. Lotti arriva quando Palamara, Ferri e il consigliere del Csm Gianluigi Morlini stanno ipotizzando il numero di voti che potrebbe incassare il procuratore generale di Firenze, Marcello Viola, in corsa per la guida di piazzale Clodio. Il suo ingresso quindi avviene mentre già si discute dell’argomento con Morlini che, conteggiando il voto del laico Alessio Lanzi, dice “Lanzi tredici”. “Ma Lanzi ci tiene?”, chiede Ferri. E Palamara: “Ma Lanzi là non ce lo vedo manco se lo ve… Lanzi vota Viola”. Interviene Ferri: “Ma Ermini (David, vice presidente del Csm, ndr) voterà secondo te?”. Ed è a quel punto che interviene Lotti: “Ma si arriverà su Viola, sì, ragazzi. Lo vedo, lo vedo meglio”. Non si tratta quindi di una spinta del parlamentare – non suggerisce di “virare” su Viola come trascrive il Gico della Gdf – quanto, invece, di una constatazione. Resta il fatto che comunque, senza alcun dubbio, Lotti non doveva essere coinvolto nella questione del futuro della procura di Roma. E che peraltro, nei dialoghi successivi, appare piuttosto ben informato sul risiko degli uffici direttivi tra Roma, Torino e Reggio Calabria.

Messo alle strette, durante l’udienza del suo processo disciplinare, ieri Palamara ha ammesso: “Sì, sapevo che Lotti era imputato”. E quando l’Avvocato generale della Suprema Corte, Pietro Gaeta, ha obiettato: “Ritiene lo stesso che Lotti imputato fosse da lei frequentabile e da portare a una riunione con membri del Csm?”, Palamara ha risposto: “Dal punto di vista dell’opportunità oggi farei una valutazione diversa”.

Nell’audio che pubblichiamo in esclusiva si scopre che anche il consigliere Corrado Cartoni era sì presente, ma non partecipava attivamente, perché dormiva, almeno fino a quando non viene citato il nome del vice presidente del Csm David Ermini, sul quale tutti i presenti hanno qualcosa da ridire perché in più di una occasione non è stato disponibile a votare in Plenum. L’ultimo episodio risale proprio alla mattina dell’8 maggio quando non ha votato per la nomina di Lanfranco Vetrone come presidente della Corte di Appello di Lecce. Lotti dice che Ermini non è “un cuor di leone”, che è proprio per questo motivo è stato scelto, e che gli va dato “un messaggio gli va dato forte”. Anche perché, s’intuisce dal discorso, i presenti si lamentano del fatto che Ermini segue fin troppo il leader di Area Giuseppe Cascini.

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