Sabato mattina è rimasto chiuso nel suo bilocale, al secondo piano di Casa Santa Marta, e non ha voluto incontrare nessuno. È uscito dalla sua stanza soltanto il pomeriggio per celebrare la messa, all'altare della Cattedra della Basilica di San Pietro, in occasione della festa della Gendarmeria Vaticana, e poi domenica per l'Angelus. Una sorta di barriera difensiva a pochi giorni dalla pubblicazione della sua terza enciclica: Bergoglio è sempre più costretto ad essere un uomo solo al comando, dopo il caso che ha coinvolto il suo fedelissimo cardinale Becciu
Un uomo profondamente turbato e costretto a essere sempre più solo al comando, ma determinato a proseguire la sua opera di riforma, nonostante si senta letteralmente accerchiato. Così viene descritto Papa Francesco dai suoi più stretti collaboratori, in primis dal cardinale Óscar Andrés Rodríguez Maradiaga, coordinatore del consiglio di porporati che da sette anni aiuta Bergoglio nella riforma della Curia romana. Maradiaga non ha esitato a sottolineare quanto di buono si stia facendo per una radicale riforma delle finanze vaticane contrastando riciclaggio, appalti truccati, spesso dati senza nessuna gara, e corruzione. In settimana è atteso Oltretevere anche il cardinale George Pell, ex prefetto della Segreteria per l’economia, che è stato membro del consiglio dei porporati che aiuta Francesco nella riforma prima di essere travolto dall’inchiesta australiana sulla pedofilia dalla quale è stato assolto.
È vero, però, che il Papa sta prendendo da tempo decisioni in assoluta autonomia senza consultare alcun collaboratore. Anche nel caso del licenziamento dell’ex prefetto della Congregazione delle cause dei santi, Angelo Becciu, il cardinale Segretario di Stato, Pietro Parolin, ha appreso della notizia dal telegiornale. Il segnale eloquente che nella Curia romana Bergoglio si sente più che mai isolato e che preferisce gestire tutto in totale autonomia, anche aggirando il Dicastero per la comunicazione nella divulgazione delle notizie ufficiali più delicate e alle quali tiene di più. Una sorta di barriera difensiva a pochi giorni dalla pubblicazione della sua terza enciclica, Fratelli tutti, che in Curia, dopo l’improvvisa defenestrazione di Becciu, è già stata ribattezzata “Fratelli coltelli”. Nei sacri palazzi, infatti, non si nasconde lo stupore per il siluramento così repentino di un uomo che è stato fedelissimo al Papa fin dalla sua elezione al pontificato, nel 2013, e che proprio da Bergoglio ha ricevuto la porpora nel 2018. A Becciu, infatti, il Pontefice non solo ha chiesto di fare un passo indietro lasciando il ruolo di capo dicastero della Curia romana, ma ha anche tolto i diritti connessi al cardinalato.
Francesco è molto scosso dalle ultime vicende. Sabato mattina è rimasto chiuso nel suo bilocale, al secondo piano di Casa Santa Marta, e non ha voluto incontrare nessuno. È uscito dalla sua stanza soltanto il pomeriggio per celebrare la messa, all’altare della Cattedra della Basilica di San Pietro, in occasione della festa della Gendarmeria Vaticana. Domenica all’Angelus ha spiegato che “Gesù vuole superare una religione intesa solo come pratica esteriore e abitudinaria, che non incide sulla vita e sugli atteggiamenti delle persone, una religiosità superficiale, soltanto ‘rituale’, nel brutto senso della parola. Gli esponenti di questa religiosità ‘di facciata’, che Gesù disapprova, erano in quel tempo ‘i capi dei sacerdoti e gli anziani del popolo’ i quali, secondo l’ammonizione del Signore, nel regno di Dio saranno sorpassati dai pubblicani e dalle prostitute. Gesù dice loro: ‘Saranno i pubblicani, cioè i peccatori, e le prostitute a precedervi nel regno dei cieli’. Questa affermazione non deve indurre a pensare che fanno bene quanti non seguono i comandamenti di Dio, quelli che non seguono la morale, e dicono: ‘Tanto, quelli che vanno in Chiesa sono peggio di noi!’. No, non è questo l’insegnamento di Gesù. Gesù non addita i pubblicani e le prostitute come modelli di vita, ma come ‘privilegiati della grazia’”.
Non si ferma, però, il terremoto finanziario che ha sconvolto il Vaticano. Non ci sarebbe, infatti, solo il palazzo di Sloane Avenue, ma la Segreteria di Stato avrebbe investito altri 100 milioni di sterline in appartamenti di lusso a Londra. Lo scrive il Financial Times chiamando in causa il ruolo, in questi investimenti, del cardinale Becciu, all’epoca dei fatti sostituto della Segreteria di Stato. In particolare, si tratterebbe di “un portafoglio di appartamenti di altissimo livello a Cadogan Square e dintorni, a Knightsbridge, uno degli indirizzi residenziali più costosi di Londra. I nuovi documenti, che non configurerebbero alcun illecito, precisa il giornale della City, gettano ulteriore luce sulle attività finanziarie della Segreteria di Stato”. Accuse che si aggiungono a quella di peculato fatta dal Papa a Becciu per aver dirottato più volte i soldi della Cei e dell’Obolo di San Pietro in direzione di suoi familiari per un totale di 700mila euro. Ma alle quali il cardinale ha ribattuto punto su punto in un’inedita conferenza stampa all’indomani del suo licenziamento, bollandole come “falsità assolute”. Il porporato ha smentito di aver dirottato i soldi, precisando che la sua diocesi natale di Ozieri ha fatto regolarmente una richiesta di aiuto alla Cei per la Cooperativa Spes, presieduta da suo fratello Tonino, che dà lavoro a 60 famiglie. Aiuti che si sono concretizzati in 600mila euro. Mentre i 100mila euro provenienti dall’Obolo di San Pietro non sono stati utilizzati dalla Cooperativa per i suoi profitti, ma sono ancora nel fondo cassa della Caritas.
È evidente, però, che l’inchiesta è solo all’inizio. Una vicenda iniziata un anno fa con l’indagine dei magistrati vaticani sull’acquisto del palazzo di Londra nella quale sono stati prima sospesi e poi licenziati cinque funzionari della Santa Sede, tra i quali monsignor Mauro Carlino, che è stato segretario di Becciu quando era sostituto della Segretaria di Stato. Al cardinale non è arrivato ancora nessun avviso di garanzia da parte dei magistrati vaticani che stanno indagando, ma nei sacri palazzi non si nasconde che presto l’indagine potrebbe chiamare in causa i diretti protagonisti. Indicativa in questo senso è la nomina, fatta da Bergoglio, di un terzo pm, l’avvocato Gianluca Perone, professore di diritto commerciale presso l’Università degli Studi di Roma Tor Vergata, scelto dal Papa come promotore di giustizia applicato del Tribunale dello Stato della Città del Vaticano. Il segnale che Francesco è ben determinato ad andare fino in fondo e a fare finalmente luce su tutta questa vicenda.
Twitter: @FrancescoGrana